Cyber flashing: non è normale, è molestia. Come difendersi
Chi riceve immagini sessuali senza consenso non è vittima di uno scherzo innocuo ma di una vera e propria molestia: cosa è il Cyber Flashing e come difendersi.
Chi riceve immagini sessuali senza consenso non è vittima di uno scherzo innocuo ma di una vera e propria molestia: cosa è il Cyber Flashing e come difendersi.
Con le nuove tecnologie, infatti, nascono nuove forme di molestia, ancora più difficili da combattere. È il caso del cyber flashing, che sfrutta le funzionalità di Apple per poter molestare donne e ragazze in forma totalmente anonima.
Con il termine Cyber Flashing si indica un nuovo tipo di molestia online, messa in atto attraverso Airdrop, che consiste nell’invio sul web (cyber) di immagini oscene a contenuto sessuale non richieste, tipicamente delle dick pic, che come veri e propri “flash” appaiono sul dispositivo di persone che si trovano in prossimità del molestatore.
Se utilizziamo il termine «molestie» è perché è proprio di questo che stiamo parlando, non di semplici episodi di esibizionismo. La legge italiana, all’articolo 660 del Codice Penale, definisce così il reato di molestia:
Chiunque, in un luogo pubblico o aperto al pubblico, ovvero col mezzo del telefono, per petulanza o per altro biasimevole motivo, reca a taluno molestie o disturbo è punito con l’arresto fino a sei mesi o con l’ammenda fino a euro 516.
Stando a questa definizione, quindi, il cyber flashing non è un’innocuo scherzo, ma un vero e proprio reato e, come tale, deve essere trattato.
Nel nostro paese non è presente una legislazione specifica, ma alcuni Stati hanno invece introdotto una fattispecie di reato legata alle molestie online e in particolare hanno introdotto delle norme ad hoc per sanzionare chi «costringe un altro soggetto a guardare una immagine di carattere sessuale». La Scozia lo ha fatto già del 2010 e Singapore e alcuni Stati Americani, come il South Carolina e il Texas, hanno seguito l’esempio scandinavo.
Questo tipo di molestia colpisce in particolare chi possiede uno smartphone Apple: le foto non richieste, infatti, vengono inviate sfruttando una funzionalità nativa degli iPhone e del sistema operativo Macintosh chiamata Airdrop.
Questa applicazione, attraverso le sue impostazioni di base, permette condividere contenuti istantaneamente e anonimamente con chiunque abbia un dispositivo dello stesso brand e, quindi, di inviare a chiunque in qualunque momento immagini in forma totalmente anonima. Ma non finisce qui: chi le riceve, prima di decidere se accettare o meno il download, è costretto a visualizzare le immagini in anteprima.
Il totale anonimato di questa pratica ha generato una serie di abusi in strada, sui mezzi pubblici e in luoghi aperti al pubblico. L’aspetto più inquietante – e preoccupante – è che il molestatore non è solo anonimo, ma anche vicino alla vittima: questa tecnologia, infatti, non funziona se i dispositivi sono lontani più di 9 metri. Chi riceve la foto, quindi, sa che chi l’ha inviata può essere chiunque si trovi a meno di quella distanza intorno a lei.
Nemmeno gli altri dispositivi, però, sono totalmente al sicuro: l’invio di contenuti non richiesti, infatti, può avvenire tramite Bluetooth, sebbene l’utilizzo di questa tecnologia si sia ridimensionato nel tempo e, parallelamente, anche il suo utilizzo ai fini di molestie.
Il primo passo per proteggersi dal cyber flashing è modificare le impostazioni del proprio smartphone, impedendo totalmente la ricezione di contenuti tramite Airdrop o limitando la possibilità di ricevere immagini ai soli contatti presenti in rubrica. In questo modo, sarà impossibile per i molestatori sfruttare la semplice prossimità per inviare contenuti non richiesti a perfette sconosciute. Come farlo? È molto semplice:
Per ottenere il massimo della sicurezza dal tuo smartphone, è bene mantenerlo sempre aggiornato, impostando l’opzione che permette l’aggiornamento automatico o ricordandosi di verificare periodicamente.
Questo, però, non è che un altro aspetto della lotta al cyber flashing. È altrettanto fondamentale non minimizzare questi episodi, perché classificandoli come semplice “goliardia” si perde di vista quello che invece è il punto fondamentale: si tratta di vere e proprie molestie e, come tali, sono pericolose e vanno segnalate.
Ricordiamo sempre che chi invia questo tipo di contenuti espliciti non sa chi c’è dall’altra parte dello smartphone: se alcune persone riescono a cancellare semplicemente la foto ricevuta, reagendo con una risata o con una scrollata di spalle, questa non è e non deve essere la normalità.
Non solo dall’altra parte dello schermo potrebbe esserci, ad esempio, una survivor o dei minori, ma nessuna e nessuno di noi dovrebbe essere costretto a vedere immagini di nudo senza aver prima fornito il proprio esplicito consenso.
Non è difficile immaginare il senso di vulnerabilità, e di paura, di chi riceve una foto esplicita non richiesta mentre è da sola in metro o alla fermata dell’autobus, ma anche il profondo disagio di chi, in pieno giorno, si ritrova a dover guardare forzatamente un’immagine a carattere sessuale.
Ricordiamoci che non è normale che sia normale, e diciamolo ad alta voce.
Curiosa, polemica, femminista. Leggo sempre, scrivo tanto, parlo troppo. Amo la storia, il potere delle parole, i Gender Studies, gli aerei e la pizza.
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