Quante volte durante una conversazione avete avuto la sensazione che l’interlocutore stesse manipolando la discussione impedendo al dialogo di proseguire? Quante volte, guardando un talk show televisivo o persino una discussione in Parlamento vi è sembrato che le risposte a un’argomentazioni non fossero altro che frasi buttate lì per distogliere l’attenzione dal punto focale della discussione? Spesso, vero?

Quello a cui avete assistito sono le cosiddette fallacie logiche, che tutti noi usiamo, consapevolmente o meno, quando parliamo con qualcuno.

Cosa sono le fallacie logiche?

Con fallacie logiche ci si riferisce a quei ragionamenti fallati in partenza, perché basati su premesse false, che fanno leva su trucchi o meccanismi psicologici per manipolare la conversazione e impediscono un confronto corretto. In assenza di reali evidenze a supporto di una tesi, infatti, o per smentire una tesi altrui senza poter poterlo fare con argomenti concreti, si ricorre quindi ad artifici retorici o a si fa leva sulle emozioni

Per capire meglio di cosa parliamo, possiamo fare riferimento a un classico esempio di questo meccanismo che conosciamo tutti benissimo, perché lo vediamo messo in atto praticamente ogni giorno: è quello della falsa pista (o “deflecting”) anche se noi preferiamo chiamarlo benaltrismo.

Di fronte alla mancanza di argomentazioni per ribattere a un’affermazione, il benaltrista si limiterà a spostare la conversazione su un altro argomento – spesso irrilevante – per fuorviare l’attenzione dal problema di partenza. L’intenzione è chiara: sminuire e screditare l’argomentazione non entrandovi nel merito ma facendo riferimento a ben altri problemi, più urgenti e meritevoli di attenzione.

Questo è solo un esempio, ma le fallacie logiche sono numerose e, seppure spesso sottovalutate, molto pericolose, non solo perché impediscono al dialogo di proseguire in maniera proficua, ma anche perché spesso vengono deliberatamente utilizzate come strumenti di retorica e propaganda, avvelenando anche il discorso pubblico.

Esempi delle fallacie logiche più comuni

Si potrebbero fare moltissimi esempi di fallacie logiche: tre creativi australiani, Jesse Richardson, Andy Smith e Som Meaden, hanno realizzato un poster e una mappa interattiva che ne raccolgono 24 tra le più comuni e anche la sezione italiana del Mensa ha raccolto le principali in un video a cura di Immanuel Casto, che all’argomento ha dedicato anche una lunga diretta sul suo canale Twitch.

L’elenco potrebbe essere davvero molto lungo, noi abbiamo selezionato le 10 più diffuse – oltre alla falsa pista, che abbiamo già visto – e che più probabile incontrare e che è importantissimo saper riconoscere per poterle disinnescare.

Argomento fantoccio o Strawmen argument

Per confutare un’argomentazione, ne viene data una rappresentazione distorta, travisandone il significato in tutto o in parte.

Come funziona in pratica? Facciamo un esempio: quando A dice «credo che dovremmo investire di più in salute e istruzione», B risponde «non credevo che tu odiassi così tanto il nostro Paese da volerlo lasciare senza protezione tagliando la spesa militare».

Una sottocategoria di questa fallacia logica è il Weak Men Argument: in questo caso, l’argomentazione di A non viene stravolta, ma ne viene estrapolato l’elemento più debole (weak) e, quindi, più facile da attaccare.

Falsa causalità

In questa fallacia logica, si suppone che una relazione reale o percepita tra le cose significhi che l’una è la causa dell’altra. Molte persone confondono la correlazione (cose che accadono insieme o in sequenza) per causalità (una cosa fa effettivamente accadere l’altra). Detto in altre parole «A è successo dopo B, quindi B è la causa di A».

Possiamo vederla in pratica in moltissimi casi – ad esempio nella lettura fantasiosa di alcuni dati – e può generare gravissimi fraintendimenti, quando non veri e proprie false credenze che si radicano però nell’immaginario collettivo. È il caso del presunto – e smentito – rapporto causale tra vaccini e autismo, evidenziato in uno studio pubblicato su The Lancet nel 1998 e poi ritirato nel 2011, ma nonostante questo ancora citato a sproposito dai no vax.

Il piano inclinato

Rimanendo in tema di cause e conseguenze, la fallacia del piano inclinato (o slippery slope) si basa sulla – falsa – convinzione che se permettiamo che A accada, allora alla fine accadrà anche Z, quindi A non dovrebbe accadere. Tutto questo nonostante non vi sia alcuna prova certa che a una determinata azione ne seguirà un’altra. Non farete fatica a immaginarvela in pratica, ma ecco alcuni esempi che conosciamo bene: «se legalizziamo il matrimonio omosessuale poi saranno legalizzate anche le unioni tra familiari o con gli animali» o il sempreverde «se legalizziamo la cannabis poi diventerà legale anche l’eroina».

L’onere della prova

Siamo tutti d’accordo che l’onere della prova spetti a chi fa un’affermazione, non è così? No, apparentemente. Nel caso di questa fallacia logica, infatti, l’interlocutore fa un’affermazione e poi sfida l’altro a smentirla, affermando implicitamente che questa sia vera finché l’altro non riesce a dimostrarne la fallacia. Riconoscerla non è difficile: basta che a un’affermazione segua un «non sei d’accordo? Smentiscimi» e saprete che la discussione è stata manipolata.

Ad hominem

Questa è una delle fallacie logiche più comuni, perché semplicissima da attuare: invece di rispondere nel merito dell’argomentazione, si attacca l’interlocutore, direttamente o mettendo subdolamente in dubbio alcune sue caratteristiche personali. Quante volte abbiamo sentito dire «Parli proprio tu che…?»?

Appello alla maggioranza (Bandwagon)

Anche questo tipo di ragionamento fallace è comunissimo e può essere sinteticamente riassunto in: lo dicono tutti, quindi è vero. In questo caso, si fa appello alla popolarità di un’argomentazione o al fatto che molte persone fanno qualcosa come un tentativo di convalida. Il difetto di questo argomento è che la popolarità di un’idea non ha assolutamente alcuna relazione con la sua validità. Fare o pensare qualcosa solo perché tutti lo fanno, è anzi proprio di chi è soggetto alla cosiddetta “Sindrome del Lemming”.

Appello alla natura

Una delle fallacie logiche più dure a morire, l’appello alla natura spesso non è nemmeno riconosciuto come tale, proprio perché profondamente diffuso e radicato. In questo caso, si sostiene che, poiché qualcosa è “naturale”, questo sia quindi valido, giustificato, inevitabile, buono o ideale.

La naturalezza in sé, però, non è qualcosa di buono o cattivo e, sopratutto, spesso si fa riferimento a una presunta naturalità dei fenomeni – anche quando questa non è provata – per giustificarli. Eppure, quanti ancora affermano che i ruoli di uomini e donne siano diversi “per natura” e quindi inevitabili e impossibili da rompere?

Bianco o nero (False dichotomy)

Chi risponde utilizzando questa fallacia, conosciuta anche come “falso dilemma”, presenta due opzioni come le uniche possibilità, quando in realtà ne esistono molte di più. Questa tattica insidiosa ha l’apparenza di un argomento logico, ma a un esame più attento diventa evidente che ci sono più possibilità rispetto all’unica scelta tra due opzioni che viene presentata invece come inevitabile.

Ridicolizzazione

Non si contano i dibattiti pubblici e i talk show in cui, invece che rispondere nel merito di un’argomentazione, ci si limita a deriderla, sottintendendo in questo modo che, essendo ridicola, sia anche falsa. La ridicolizzazione è una fallacia logica molto semplice, ma molto potente, perché è sufficiente una battuta sprezzante o un sorriso allusivo per tentare di minare la credibilità di un argomento.

Aneddotica

Anche questa fallacia è davvero un grande classico: un’esperienza personale o un esempio isolato vengono utilizzate per controbattere un’argomentazione, invece di utilizzare fatti o di prove convincenti. È un fenomeno che possiamo riscontrare frequentissimamente, in particolare da parte di persone che promuovono teorie del complotto e che, messi di fronte ai dati, proveranno a confutarli attraverso l’esperienza di un cugino o un conoscente «che invece».

La realtà è che l’aneddotica non basta per smentire i fatti, altrimenti «mio zio che fumava due pacchetti al giorno ed è vissuto fino a 90 anni» sarebbe un’obiezione accettabile di fronte agli studi che provano la causalità tra fumo e insorgenza di tumori.

Come combattere le fallacie logiche?

La prima arma per poter combattere le fallacie logiche – e smettere di utilizzarle inconsapevolmente – è conoscerle, così da poterle riconoscere e disinnescarle.

Ognuna di quelle che abbiamo analizzato (e le molte altre che vengono messe in atto durante le conversazioni che viviamo ogni giorno) può essere neutralizzata in modo diverso andandone alla radice.

Per poterlo fare, però, è fondamentale mantenere sempre un pensiero critico e la capacità di mettere e mettersi sempre in discussione, coltivando l’onestà intellettuale e rapportandosi con i propri interlocutori in modo trasparente, tenendo a mente «I dieci comandamenti della logica per una sana e costruttiva conversazione» stilati da Valigia Blu, che ribaltano le fallacie logiche in regole da evitare.

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