Non conformi, grassi, magri: i corpi delle persone trans e gli stereotipi di bellezza
Gli stereotipi di bellezza rischiano di minare la salute di chiunque, soprattutto di chi, come le persone trans, ha una relazione complessa con il proprio corpo.
Gli stereotipi di bellezza rischiano di minare la salute di chiunque, soprattutto di chi, come le persone trans, ha una relazione complessa con il proprio corpo.
TRIGGER WARNING: in questo articolo si parla di disturbi alimentari.
Negli ultimi anni si sta parlando molto, finalmente, di stereotipi legati alle forme del corpo, degli standard di bellezza, della body-positivity e dei corpi non conformi con il tentativo di liberare le menti dei e delle più giovani (e non solo!) da un modello convenzionale di comportamento dannoso che spesso ha conseguenze gravissime come ansia, depressione o disturbi alimentari.
Come spesso accade, però, le persone appartenenti alla comunità LGBTQIA+ e in particolare modo gli uomini trans*, anche per quanto riguarda i DCA, vengono spesso messe in secondo piano o completamente dimenticate.
Questo può essere notato soprattutto facendo riferimento alle varie ricerche fatte sui disturbi alimentari, le quali si basano su un campione di popolazione cisgender che esclude totalmente le persone trans*.
I dati di queste ricerche quindi sono parziali e non consentono di poter comprendere quanto sia grave la situazione dei disturbi alimentari nelle persone transgender e inoltre non consentono a chi di dovere di poter agire e arginare il problema.
Secondo studi recenti le persone transgender hanno un rischio più elevato, rispetto alla popolazione cisgender, di sviluppare depressione e disturbi alimentari.
I ragazzi e le ragazze, oggigiorno, vengono bombardat* da social, pubblicità e televisione con immagini standardizzate di una bellezza ideale a cui finiscono, in un modo o nell’altro, per aspirare.
Questi stereotipi sono, nella quasi totalità dei casi, fortemente binari, rigidi e intrisi di quella mascolinità tossica di cui la nostra società fatica a liberarsene.
Ti sei mai chiest*, però, come influiscono sulla vita, sull’autopercezione e sull’autostima dei ragazzi transgender questi stereotipi fortemente binari e quindi fortemente trans-escludenti?
Per una persona trans* che deve fare i conti ogni giorno della sua vita con la disforia di genere (sensazione di forte disagio derivante dalla incongruenza tra il sesso assegnato alla nascita e la propria identità di genere) è fortissimo l’impatto che questi fantomatici standard di bellezza possono causare.
Purtroppo, ancora oggi, i ragazzi trans* (ma anche le ragazze trans*) non riescono a trovare sul web o in tv una rappresentanza giusta, genuina e veritiera. Questi sono sottoposti ogni giorno a film, serie tv, programmi televisivi o video sui vari social in cui appaiono ragazzi T alti, muscolosi, magrissimi e nella maggior parte dei casi bellissimi. Come se non bastasse viene fatto passare un messaggio orribile: gli uomini trans* per essere riconosciuti socialmente ed essere inclusi in un gruppo di pari debbono assimilare tutte le caratteristiche di un uomo cisgender, sia fisicamente che per quanto riguarda il comportamento.
Questo pensiero, attualmente diffusissimo, è quanto di più transfobico possa esserci: gli uomini trans* non hanno alcun bisogno di somigliare, diventare o fingere di essere uomini cisgender per meritare rispetto ed essere inclusi nella nostra società.
Oltretutto questi stereotipi, dannosi per chiunque, gravano ancora di più sui corpi degli uomini trans* (ma in realtà su tutte le persone trans*) e non fanno che aggravare il forte senso di disagio, di dolore e repulsione che questi provano nei confronti del proprio corpo.
Questi modelli convenzionali e binari di bellezza costringono gli uomini trans* a desiderare di essere più alti, più muscolosi, più magri o più belli con conseguenze sulla loro vita e sulla loro salute mentale drammatiche. Sono tantissimi i casi in cui ragazzi trans* a causa dei continui standard di bellezza a cui sono sottoposti, invece di imparare ad amare il proprio corpo e ad avere un rapporto sano e sereno con esso, iniziano ad avere comportamenti autolesionisti o a soffrire di disturbi alimentari.
La verità è che esistono tanti modi diversi di essere uomo e ognuno di questi dovrebbe essere assolutamente valido e rispettato.
Quello che ci viene mostrato sul web non è la realtà: in tutto il mondo gli uomini (che siano trans* o cis) hanno corpi diversi, altezze diverse, muscolature diverse e bellezze diverse.
Mostrare sempre e solo lo stesso modello standardizzato di bellezza e mascolinità e farlo passare come l’unico modo giusto di stare al mondo e l’unica carta valida per poter essere accettati e inclusi dalla società è quanto di più disumano conosca, significa uccidere i ragazzi (e anche le ragazze), sopprimere le loro unicità al caro prezzo di una omologazione svilente.
Spesso quando una persona trans* decide di iniziare un percorso ormonale medicalizzato deve sentirsi dire in continuazione: “ma stavi meglio prima, perché hai deciso di cambiare?” , come se l’unica cosa importante di un percorso gender affirming sia il raggiungimento di un cambiamento estetico.
Questo accade innanzitutto perché viviamo in una società fortemente materialista, in cui la bellezza esteriore conta come una sorta di punteggio che ti permette di avere più o meno riconoscimento sociale, ma sopratutto accade perché c’è troppa disinformazione sulle questione transgender.
Ancora oggi troppe persone ignorano completamente che le motivazioni le quali spingono una persona T a iniziare un percorso ormonale medicalizzato sono ben più serie e profonde di un mero fattore estetico. Le persone trans* non vogliono diventare più belle o più socialmente apprezzabili ma vogliono semplicemente preservare la propria salute mentale, essere libere di esprimersi e trovare un loro posto nella società.
Dobbiamo quindi debellare dalla nostra mente l’idea che gli uomini trans* inizino un percorso di transizione per “trasformarsi” esteticamente in uomini cisgender. Desiderare una fisicità particolare (che può essere anche fatta di muscoli, addominali e barba) rientra nella libertà di qualsiasi persona, cis o trans*, ma è importante capire che alla base della disforia e del percorso gender affirming non c’è un desiderio puramente estetico, e soprattutto dobbiamo smetterla di considerare meno uomini o meno validi coloro che non rispettano le caratteristiche di genere e gli stereotipi imposti dalla nostra società.
Gli uomini transgender, che siano alti, magri, grassi, muscolosi o meno, debbono essere considerati uomini a tutti gli effetti, rispettati e inclusi nella nostra società e quotidianità.
Autore, attivista lgbT+ e creatore del progetto “AMORE IN MOVIMENTO” contro omofobia e transfobia.
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