Gamofobia: chi ha paura di dire il fatidico "Sì, lo voglio"?
Se avete paura del matrimonio e il solo pensiero dell'abito bianco vi fa sudare freddo, potreste soffrire di gamofobia.
Se avete paura del matrimonio e il solo pensiero dell'abito bianco vi fa sudare freddo, potreste soffrire di gamofobia.
Si chiama gamofobia, ed è appunto la paura di sposarsi.
Parliamo proprio della paura irrazionale e incontrollabile del matrimonio, che ovviamente ha radici psicologiche che possono ricondurre a diverse cause, complice anche una certa idea stereotipata del matrimonio, sintetizzata dal famoso (e deleterio) modo di dire secondo cui questo è “la tomba dell’amore”.
Parlando di una paura, è chiaro che la componente irrazionale sia fortissima, tuttavia si può cercare di risalire alle cause della gamofobia: prima di tutto il terrore per il matrimonio può essere legato proprio a quel falso mito secondo cui esso implichi l’accettazione di una vita di sacrifici, che porta la coppia a essere sempre più lontana e, molte volte, a separarsi.
In secondo luogo, la gamofobia può essere anche lo specchio di disagi più profondi, come la paura del cambiamento, visto che spesso sposarsi è visto come ufficializzare il passaggio all’età adulta. Ma ci possono essere anche difficoltà nell’entrare in intimità con un’altra persona, o nell’impegnarsi in una relazione seria, soprattutto se in passato si sono vissuti episodi o storie che hanno portato la persona a sviluppare delle profonde insicurezze nei rapporti interpersonali, facendo fatica a lasciarsi andare o a dare la propria fiducia a un/a partner.
La gamofobia può infine riflettere delle problematiche vere e proprie che sussistono all’interno della coppia e che spesso si ignorano o sottovalutano, sperando che il matrimonio risolva i dubbi e le perplessità: spesso si ha la sensazione di non stare con la persona giusta; in questo caso, posticipare costantemente l’evento non aiuterà certo a far sparire queste difficoltà, che devono soltanto essere affrontate con l’altra persona, discutendone insieme per capire se le strade insieme possono proseguire oppure no.
Ovviamente non ci sono terapie o medicine che possano “guarire” dalla gamofobia; è importante però rendersi conto di alcune cose: in primis, il matrimonio non è che l’ufficializzazione di un legame che dura, spesso da molto tempo. Il fatto di celebrarlo con una cerimonia e un ricevimento è diventato più che altro un’esigenza “culturale”, per rendere pubblica la propria unione di fronte a parenti e amici, ma questo non significa affatto che la relazione diventerà più soffocante o rigida.
Del resto, ogni rapporto duraturo e che voglia essere stabile comporta impegno e dedizione, oltre che responsabilità; davvero pensiamo che essere sposati/e sia diverso dall’essere fidanzati/e ma avere, ad esempio, un mutuo condiviso, delle spese da sostenere insieme, una casa, o dei figli?
Il matrimonio non è quindi che la formalizzazione di un impegno in realtà già esistente, che si può scegliere se fare o no, senza alcuna costrizione o obbligo. Chi non si sposa non significa certo che si ami di meno o abbia intenzione di essere meno serio e rispettoso nei confronti dell’altra persona, e allo stesso tempo non significa che chi si sposi arrivi a un punto in cui dovrà per forza separarsi.
Vero è che l’alta percentuale di divorzi mette un po’ di paura, ma il fallimento altrui non deve spaventare, perché ogni coppia è unica ed è assurdo pensare che ogni matrimonio finisca solo perché alcuni sono finiti.
Rispetto alle domande e ai dubbi riguardanti la propria coppia, però, uno specialista può senz’altro aiutare: rivolgersi a un terapista di coppia o a un consulente, se si hanno problemi che spesso non si ha il coraggio di confessare neppure al/la partner è molto importante, in primis per se stessi/e, e di conseguenza per capire se il rapporto che si sta vivendo è davvero quello che vogliamo o no. E questo, ancora una volta, indipendentemente dal matrimonio.
Infine, è importante ricordarsi che nessuna vita di coppia, da sposati o meno, è la fiaba che qualcuno a lungo ha cercato di farci credere: l’armonia perfetta e costante non esiste, e anche in questo non è certo il matrimonio ad accentuare liti, discussioni e difetti.
Giornalista, rockettara, animalista, book addicted, vivo il "qui e ora" come il Wing Chun mi insegna, scrivo da quando ho memoria, amo Barcellona e la Union Jack.
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