Cyberbullismo, il bullismo H24 da cui le generazioni connesse non hanno scampo

Sempre più presente tra i giovanissimi, il cyberbullismo si manifesta in forme diverse, e può diventare davvero pericoloso, perché le tecnologie e il web permettono una diffusione molto ampia, quasi impossibile da arginare.

Su Internet i ragazzi combattono ogni giorno battaglie subdole e nascoste, alle quali è difficile sfuggire. Il cyberbullismo è un problema sempre più grave, che coinvolge, secondo un’indagine Istat quasi il 6% dei ragazzini tra gli 11 e i 17 anni in Italia. Nel mondo le percentuali non sono molto diverse, poiché il cyberbullismo in pochi anni sta crescendo in maniera esponenziale. La legge è dalla parte delle vittime, ma per aiutare chi subisce questo genere di bullismo è necessario comunicare e sapere come difendersi.

Che cos’è il cyberbullismo?

Con il termine “cyberbullismo” si intende una forma di bullismo, ovvero di prevaricazione e aggressione da parte di una o più persone contro una vittima, percepita come più debole, attuata online.

Questa parola è stata usata per la prima volta nel 2000, su un sito web canadese rivolto alla prevenzione dal bullismo. Da allora, con l’avvento delle tecnologie digitali e l’inarrestabile ascesa di internet, il cyberbullismo è diventato un problema importante, di cui i bambini e i ragazzi hanno sempre più paura.

È considerata cyberbullismo qualsiasi forma di comportamento e azione perpetrata nel tempo con la volontà di ferire, danneggiare o creare sconforto alla vittima. Dal momento che avviene su Internet, il cyberbullismo è molto difficile da scovare e soprattutto fermare. Si tratta di una pratica ormai diffusissima, che necessita di grande attenzione da parte degli adulti e delle autorità.

Il cyberbullismo è ben caratterizzato, e viene definito da alcuni attributi sempre presenti:

  • innanzitutto, la pervasività, ovvero la capacità di diffondersi attraverso strumenti e piattaforme online;
  • in secondo luogo l’anonimato, molto più facile da mantenere rispetto al bullismo effettuato in presenza della vittima. Per questa caratteristica, risulta ancora più cattivo e subdolo, perché permette di dire e fare più cose senza dover metterci la faccia;
  • infine, l’ampiezza della diffusione, che può espandersi in maniera anche globale attraverso la rete di Internet.

Bullismo e cyberbullismo

Il cyberbullismo è una forma specifica di bullismo, il termine più generale con cui si intende qualsiasi aggressione o violenza, fisica o verbale, reiterata nei confronti di una vittima. Il bullismo è intenzionale e soprattutto non provocato, poiché avviene tra due persone alla pari, soprattutto bambini o ragazzi molto giovani. Dettato da rabbia, frustrazione, volontà di mostrarsi migliori o più forti. Durante la crescita, si possono facilmente instaurare nei ragazzini un forte bisogno di ammirazione e contemporaneamente la paura di essere esclusi dal gruppo.

Il cyberbullismo è nato quando si sono sviluppate le piattaforme digitali. A differenza del bullismo, il cyberbullismo viene perpetrato 24 ore su 24, in maniera ancora meno controllata. Le possibilità di ferire una persona con gli strumenti online sono infinite, tanto che, come vedremo nel paragrafo successivo, esistono diverse tipologie di cyberbullismo.

Una caratteristica tipica del bullismo è lo squilibrio di potere effettivo o presunto tra il bullo e la vittima. Quest’ultima si sente infatti più debole, inferiore, vulnerabile. Mentre il bullo vuole dimostrare di essere superiore, dal punto di vista economico, sociale o personale. Nel cyberbullismo questa differenza di importanza si manifesta attraverso il numero di follower e contatti virtuali.

Tipologie di cyberbullismo

cyberbullismo
Fonte: Web

Diffusosi agli inizi degli anni 2000, il cyberbullismo ha avuto modo di espandersi, trasformarsi, trovare sempre più vie per insinuarsi nella vita dei più piccoli. Anche per comprendere meglio i diversi casi, oggi il cyberbullismo è stato diviso in diverse tipologie, che riguardano il tipo di danno e le modalità con cui è stato perpetrato.

Harassment

L’harassment, parola inglese che significa “molestie”, come forma di cyberbullismo, consiste in offese, insulti, minacce e violenze verbali attraverso uno strumento tecnologico e online. Si usano quindi messaggi, mail, telefonate, chat, social network. È probabilmente la forma di cyberbullismo che le persone conoscono maggiormente, perpetrata nel tempo, dove si evince chiaramente la differenza di “status” tra la vittima e il carnefice. Chi subisce bullismo lo fa in maniera passiva, il più delle volte non risponde, e quando tenta di farlo, riesce solamente a far aumentare i comportamenti aggressivi del bullo.

Denigration

Un’altra tipologia di cyberbullismo purtroppo molto diffusa è la denigration, ovvero denigrazione. Come accade spesso nel bullismo generale, la volontà del cyberbullo è di danneggiare la reputazione della vittima. L’obiettivo primario è minare le amicizie e la vita sociale della persona che subisce bullismo. Per farlo, il bullo diffonde informazioni o materiale offensivo e pettegolezzi online, tramite social, chat di gruppo, siti web, canali di video.

La maggior parte delle volte il materiale condiviso è finto, editato in modo da mostrare la vittima in situazioni ridicole o compromettenti. Una delle conseguenze più gravi della denigration è la diffusione di immagini o video con contenuti sessuali. Questo tipo di cyberbullismo viene oggi rivolto non solo ai compagni, ma anche ai docenti.

Cyberstalking

Legato alla denigration troviamo il cyberstalking, una delle forme che forse spaventano di più, non solo i ragazzi, ma anche genitori e tutori. Molto simile alla denigrazione, il cyberstalking si manifesta solitamente al termine di relazioni conflittuali e intense di tipo sentimentale. Lo stalking può diventare molto insistente, tanto da far temere la vittima per la propria incolumità, attraverso una vera e propria cyber-persecuzione.

In questi casi, il carnefice utilizza la diffusione di immagini e video personali, realizzati insieme ma non per essere condivisi. Il più delle volte si tratta di contenuti intimi e di tipo sessuale, che vengono messi in rete, con l’intento di rovinare per sempre la reputazione e la vita della vittima.

Exclusion

L’exclusion è l’esclusione intenzionale di un compagno o coetaneo da un gruppo di amici online, che si tratti di una lista sui social, di una chat di gruppo, di un game interattivo o altro. Come detto in precedenza, la gerarchia di potere tra i giovani oggi è data principalmente dal numero di contatti online. Pertanto, l’esclusione da una cerchia di amici, anche se virtuali, causa lo squilibrio tra bullo e vittima.

Impersonation

Molto pericolosa è anche l’impersonation, meglio conosciuta come furto di identità. Perché di questo si tratta fondamentalmente, ovvero quando un cyberbullo si impossessa in qualche modo dei dati per accedere a un account di un’altra persona. E così facendo, pubblica contenuti, informazioni e immagini a nome di quella persona, volti come sempre a rovinarne la reputazione.

Outing e trickering

Viene definita outing l’esposizione e diffusione di informazioni dette in confidenza, o di immagini e contenuti inviati dalla vittima in maniera confidenziale. Il trickering è una forma ancora più subdola, perché premeditata: si tratta infatti di convincere con l’inganno l’amico a farsi inviare una foto o farsi scrivere determinate confessioni, per poi pubblicarle e condividerle a sua insaputa.

Cyberslapping o Cyberbashing

Il cyberbullismo è anche violenza fisica, nonostante questa sia il mezzo e non il fine. Il cyberslapping è la pratica di riprendere il bullo, o i bulli, mentre picchiano e schiaffeggiano un compagno vittima. Il video e le immagini risultano così materiale ghiotto da condividere e diffondere, anche al di fuori della cerchia di amici, per suscitare risate e divertimento.

Flaming

Il flaming si può considerare una tipologia di cyberbullismo a sé, che può diventare harassment o violenza nella vita reale. Il termine deriva dal verbo inglese “to flame”, cioè infiammare, o da “flame” che significa fiamma. La parola dà l’idea del comportamento dei cyberbulli in questione: accendono una miccia, all’interno di una chat condivisa, insultando un altro del gruppo. In questo modo si infiammano gli animi e inizia una vera e propria guerra fatta di offese, minacce e insulti.

Cyberbullismo: come difendersi e come intervenire

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Fonte: CourrierMail.com

Difendersi dal cyberbullismo è molto difficile, poiché i mezzi utilizzati sono troppo ampi e i contenuti si diffondono in maniera reticolare e istantaneamente. Di conseguenza, fermare la catena di eventi non è possibile, e pure prevenire che accada è complicato.

Ciò che un ragazzo, con l’aiuto di genitori, educatori, insegnanti e amici può fare è imparare a difendersi, ad accrescere la propria sicurezza e autostima in modo che gli altri non possano usare la loro rabbia e cattiveria contro di lui. E attuare alcuni comportamenti che vediamo di seguito.

1. Prevenire

Sicuramente, come per qualsiasi situazione negativa, è sempre consigliabile prevenire, rendere la vita dei bulli il più difficile possibile. È vero che le capacità e le possibilità del mondo tecnologico e informatico permettono di aggirare quasi tutti i sistemi di protezione. Ma è anche vero che, maggiore è il muro che si crea, minore è la probabilità di cadere vittime di cyberbullismo.

È importante infatti insegnare fin da piccoli a utilizzare gli strumenti digitali e le piattaforme in maniera consapevole. Questo non significa non caricare contenuti e non avere interazioni sociali online per paura delle conseguenze. Ma vuol dire ad esempio utilizzare una password sicura, proteggere la propria sfera privata, inviando contenuti e informazioni sensibili solamente alle persone che si considerano realmente amiche, accettare l’amicizia sui social solamente di chi si conosce.

Tutto ciò ovviamente è solo una prevenzione in più: molto spesso purtroppo i cyberbulli erano considerati “amici” dalla vittima. Non è quindi per nulla facile riuscire a prevenire del tutto il cyberbullismo. Un’educazione in favore di relazioni sane e contro i comportamenti tossici fin dalle scuole può aiutare.

2. Parlarne

Se si rimane vittima di cyberbullismo è importantissimo parlarne e rivolgersi a un adulto. Purtroppo, così come per gli adulti non è semplice chiedere aiuto, per i bambini e adolescenti questo risulta ancora più complicato. La vergogna e l’imbarazzo provati dalla vittima fungono da barriera, che non permette loro di aprirsi con i genitori e i docenti. E pensano così di dover risolvere da soli il problema.

È necessario quindi che i minori sappiano di potersi fidare ciecamente delle figure adulte, che siano i genitori, i tutori, educatori o insegnanti. E se questo non bastasse, è compito degli adulti capire quando qualcosa non va. I genitori ad esempio possono fare attenzione ad alcuni atteggiamenti chiave dei figli:

  • ansia e nervosismo di fronte a notifiche del pc e del cellulare;
  • chiusura e mancanza di socializzazione;
  • aggressività, e così via.

3. Salvare le prove e cancellare i contenuti

Per quanto riguarda invece le azioni pratiche, che devono essere il più tempestive in assoluto, dove possibile, è bene non aspettare che sia il gestore della piattaforma a cancellare i contenuti ma farlo da soli. Prima di farlo però è importante salvare le prove, fare screenshot dei post diffamatori, salvare conversazioni o messaggi intimidatori. Tutto ciò è fondamentale per dimostrare di aver subito episodi di cyberbullismo.

4. Bloccare e segnalare

La maggior parte dei social network e dei siti consente la possibilità di segnalare post e contenuti che ledono la reputazione e la privacy di una persona. Inoltre, specialmente in caso di harassment e cyberstalking, è possibile sempre bloccare il bullo in questione. Sia per quanto riguarda telefonate e messaggi, che l’interazione sui social. Se questo non cancella del tutto il problema, aiuta a fermarlo momentaneamente per agire ulteriormente.

5. Agire legalmente

Ultima nell’elenco ma non di importanza, l’azione legale. Esiste infatti una legge concepita per proteggere da bullismo e cyberbullismo. Dai 14 anni in su, il minore può agire anche autonomamente, altrimenti necessità del genitore o tutore legale.

Per denunciare di essere vittima di cyberbullismo bisogna inoltrare al titolare del trattamento o al gestore del sito internet in questione, o del social media, un’istanza per l’oscuramento, la rimozione o il blocco dei contenuti diffusi in rete.

Il gestore ha 24 ore per provvedere, altrimenti si invia la stessa richiesta al Garante per la protezione dei dati personali. Entro 48 quest’ultimo provvederà a rimuovere i contenuto. Nel sito del Garante è presente il modello per la segnalazione in materia di cyberbullismo, e la mail a cui inviarla: cyberbullismo@gpdp.it.

Leggi e norme sul cyberbullismo

La misura più efficace per difendersi dal cyberbullismo è dunque la via legale. In Italia infatti è entrata in vigore a giugno dello stesso anno la L. 29 maggio 2017Disposizioni per la prevenzione e il contrasto dei fenomeni del bullismo e del cyberbullismo“. Questa norma sancisce il comportamento della legge di fronte a situazioni di bullismo e di cyberbullismo. Presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri è stato istituito il tavolo tecnico per la prevenzione e il contrasto del cyberbullismo. Inoltre, il Ministro dell’Istruzione ha adottato delle linee guida per tutti gli istituti, enti e personale scolastici.

La prevenzione è il primo importante passo per evitare che si verifichino episodi di cyberbullismo e violenza all’interno delle scuole e tra i compagni anche all’esterno. Ad esempio, viene richiesto dalla legge che ogni istituto scolastico abbia un piano di prevenzione ed educazione per contrastare il cyberbullismo e un docente referente a cui segnalare qualsiasi episodio. Il dirigente scolastico ha il diritto e dovere di informare i genitori tempestivamente, inoltre, si organizzano incontri volti ad aumentare l’uso consapevole della rete internet.

Per i minori che hanno superato i 14 anni di età è previsto l’ammonimento da parte del Garante, se non c’è stata denuncia o querela. Le pene in caso di denuncia sono invece di ampia natura, a seconda dei reati commessi, e possono essere di natura economica o di tutela penale, dai 6 mesi ai 5 anni per i maggiorenni, meno per i minorenni.

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