Dupe culture, ovvero il trend in crescita di comprare abiti e oggetti falsi

Proviene dagli Stati Uniti e coinvolge la Generazione Z che ama esibire oggetti di lusso, sempre tuttavia “rigorosamente” contraffatti: ecco tutti i rischi e i problemi della Dupe Culture che domina Tik Tok.

Sono ormai lontani i tempi in cui acquistare la copia falsificata di un accessorio, di una borsa o di un paio di scarpe griffato, “inarrivabile” se originale , rappresentava non solo un escamotage per risparmiare, ma un tentativo forse un pò spicciolo per autocompiacersi.

Pur non essendo questo un comportamento lodevole né tantomeno qualcosa di cui andare fieri, regalava il brivido e l’ebbrezza di possedere un oggetto che, per quanto di qualità e valore assolutamente discutibili, agli occhi degli amici generava quel pizzico d’invidia, facendo invece sorridere chi aveva ben chiara la differenza con l’originale. 

Questo contesto appare ben chiaro a chi appartiene alla generazione dei Boomer, quella che non aveva ancora avuto modo di sperimentare “gioie e dolori” della Rete e che, forse con un pizzico di ingenuità, ignorava cosa comportasse la contraffazione, attribuendo a quanto acquistato la rilevanza tipica di un semplice gadget.

Considerato un reato, poiché rappresenta una vera e propria truffa ai danni del consumatore ma al contempo una pratica particolarmente dannosa anche per i brand, la contraffazione vedeva dunque, e vede tutt’ora, prodotti falsificati e spacciati per autentici, accompagnati addirittura da loghi di marchi registrati e dettagli in grado di raggirare anche chi del lusso ne ha fatto uno stile di vita. Una pratica da condannare insomma, poiché in grado di minare seriamente l’autorevolezza di un marchio con relative conseguenze, specie se si parla di un settore luxury o di nicchia.

Discorso differente per quanto concerne invece la Dupe Culture, fenomeno culturale che ha preso rapidamente piede negli Stati Uniti per poi diffondersi rapidamente in ogni parte del mondo complici piattaforme social quali Tik Tok: ecco che la vendita di oggetti letteralmente duplicati, per quanto legale, rappresenta comunque un inganno, purtroppo fortemente alimentato dalla generazione Z, che ama esibire oggetti di lusso pur non disponendo del potere d’acquisto necessario e sufficiente.

Cos’è la dupe culture?

Nata in tempi relativamente recenti negli Stati Uniti, la Dupe Culture è rapidamente diventata un autentico fenomeno culturale ed è facile intuirne il significato. La traduzione del termine “dupe” è “inganno” ma è al contempo sinonimo di “credulone”: tale pratica consiste dunque nella vendita di borse, scarpe, accessori e capi di abbigliamento, senza trascurare prodotti cosmetici e profumi, duplicati o repliche degli originali, pubblicizzati come omaggi o addirittura tributi ai prodotti autentici. 

Non si tratta dunque di contraffazione, ma di una pratica che di per sé non presenta nulla di illegale: quanto proposto, viene infatti generalmente distribuito all’interno di confezioni spesso anonime o comunque che nulla hanno a che vedere con i packaging originali, presenta nomi dalle assonanze simili ma di fatto diverse, così come dettagli che ne differenziano in qualche modo la forma e i materiali, in modo tale che ogni oggetto o accessorio non mostri in alcun modo caratteristiche comuni al modello originario. Riconoscere una borsa firmata originale da un falso risulterebbe infatti piuttosto semplice.

E se tutto questo vale per accessori, borse, scarpe e capi di abbigliamento luxury, il discorso è decisamente differente se si parla di cosmetici e profumi, dove la pratica della Dupe Culture, per quanto legale, può celare notevoli rischi, anche per quanto concerne la salute: la vendita di cosmetici dupe appare infatti particolarmente pericolosa, poiché spesso i prodotti proposti presentano formule discutibili destinate ad entrare in contatto con la pelle e che non vengono riportate sulla confezione, non permettendo in tal modo di scongiurare manifestazioni allergiche o fenomeni di sensibilizzazione provocate dagli ingredienti che le caratterizzano.

Difficile, se non impossibile, appare arginare il fenomeno della Dupe Culture: le immagini e i contenuti proposti da blogger e influencer non permettono di distinguere un dupe dall’originale a colpo d’occhio, specie se chi ne promuove la vendita non fa altro che sottolinearne l’impressionante somiglianza, facendo leva sul prezzo irrisorio e assolutamente accessibile a chiunque. E se fino a qualche anno fa acquistare un dupe avrebbe semplicemente permesso di fingere di possedere l’originale per darsi giocosamente un tono, oggi la “generazione dei giovanissimi” alimenta il mercato dei dupe, con la piena consapevolezza di acquistare una replica e il desiderio di mostrarla come tale, senza filtri.

Dupe culture, generazione Z e tik tok

Secondo quanto dichiarato dalla compagnia inglese Money, sarebbero i giovanissimi appartenenti alla Generazione Z a rappresentare il “prototipo” della clientela dei “real fake”, evidenziando come su Tik Tok, palcoscenico principale della Dupe Culture, ad andare per la maggiore sono marchi luxury e inarrivabili. Tra questi, sul podio troviamo Gucci, seguito da Rolex e da Louis Vuitton, come testimoniano gli innumerevoli hashtag quali #fakeRolex o #VuittonDupe inseriti per aggirare il meccanismo che consentirebbe alle piattaforme social di rimuovere in tempo reale il contenuto pubblicitario in cui si promuovono le repliche acquistabili direttamente in app. 

Tutto questo appare però di scarsa rilevanza agli occhi dei ragazzi giovani che, pur desiderosi di esibire l’ultima novità o l’oggetto trend del momento, non possono permettersi di acquistare gli originali: basti pensare che, solo nell’ultimo trimestre, in tutto il mondo sono stati spesi oltre 32 miliardi di dollari per acquisti in app su Tik Tok rivolti al mercato dupe, fatturato destinato a crescere esponenzialmente nell’arco di pochi mesi.

Desiderio di apparire e particolare attenzione all’immagine di sé percepita dagli occhi della community, senza spendere cifre da capogiro dunque, perché alla fine poco importa della reale qualità dell’acquisto: ciò che conta è poter esibire il proprio “oggetto del desiderio”, facendo credere che sia originale, in maniera sempre rigorosamente velata e mai esplicita.

Rischi e problemi legati alla dupe culture

Per quanto la Dupe Culture non abbia nulla a che vedere con la contraffazione, e non costituisca pertanto una pratica illegale, la popolarità dei contenuti proposti sulle piattaforme social, in particolare su Tik Tok, rappresenta un problema decisamente significativo per i grandi marchi di moda e di settori merceologici legati alla cosmesi, così come alla profumeria luxury. L’influencer marketing è un’arma a doppio taglio, poiché la promozione di dupe o repliche rischia di veicolarne la percezione errata e fuorviante come qualcosa di necessario e “da possedere”, con conseguente “vittoria” dei produttori che ne alimentano la diffusione. 

Ulteriore rischio è di fatto rappresentato dalla scarsa qualità dei prodotti dupe, a cominciare dai materiali low cost generalmente utilizzati e dalla relativa durata (il più delle volte esigua), senza trascurare poi la pericolosità per la salute se si fa riferimento invece a prodotti destinati alla skincare o legati all’alta profumeria.

In uno scenario dove la Dupe Culture rappresenta una seria minaccia per una notevole fetta di mercato, occorre pertanto riflettere su cosa si celi dietro un prodotto luxury dal prezzo particolarmente elevato: durata, qualità, cura per i dettagli e unicità sono tutte caratteristiche senza tempo su cui far leva al fine di educare i giovani, rendendoli più consapevoli di quanto può essere effimero e vano il “mercato dei falsi”.

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