"A Very British Scandal" e la paura che ci fa la libertà sessuale quando è donna
Il desiderio è ancora appannaggio maschile? Perché è ancora tacciato di perversione e diventa sinonimo di promiscuità quando a provarlo e a dargli seguito è una donna?
Il desiderio è ancora appannaggio maschile? Perché è ancora tacciato di perversione e diventa sinonimo di promiscuità quando a provarlo e a dargli seguito è una donna?
L’appetito, ovvero sia “la tendenza a soddisfare le proprie necessità o i propri bisogni” come recita la Treccani, è mal visto quando accostato a una donna, nei confronti del cibo ma ancor più nei confronti del sesso.
Lo dimostrano i fiumi di inchiostro versati per commentare la clausola prematrimoniale – definita “hot” da molte testate – voluta da Jennifer Lopez (che pretenderebbe almeno 4 rapporti sessuali a settimana da Ben Affleck), ma lo dimostra anche una vecchia storia, caduta da tempo nel dimenticatoio e da poco tornata agli onori della cronaca per la miniserie della BBC A Very British Scandal (disponibile in esclusiva su Timvision).
Al centro delle tre puntate, con Claire Foy e Paul Bettany, il tormentato matrimonio e il divorzio devastante dei duchi di Argyll che nel 1963 tenne a lungo banco su molti dei tabloid inglesi. A intrigare, la possibilità di rimestare nel torbido, gettando un’ occhiata nella camera da letto di Ian Campbell e soprattutto della di lui consorte, Margaret Campbell, divenuta duchessa con le terze nozze: socialite nota nell’alta società per la bellezza e l’ingente patrimonio paterno.
«Era la donna più fotografata del suo tempo, della sua generazione – ha spiegato dice Sarah Phelps, a cui si deve la sceneggiatura di A Very British Scandal – Era come la principessa Diana o Kim Kardashian: una bellezza famosa in tutto il mondo».
Che tenesse in gran conto l’attività sessuale era di dominio pubblico, che fosse “ossessionata dal sesso”, tanto da “indulgere in attività disgustose per gratificare un appetito sessuale svilente” – come si legge nella sentenza al termine dell’udienza – sarebbe stato necessario un profilo psichiatrico e non gli 11 giorni sufficienti al giudice per giungere al verdetto (55mila parole lette in 3 ore e 10 minuti dal giudice, Lord Wheatley).
Il giorno successivo, tutti i dettagli più intimi discussi durante il procedimento giudiziario erano sui giornali di mezzo mondo, dal diario in cui la duchessa annotava i vari appuntamenti con diversi uomini (più di 80 secondo gli atti) alla polaroid rubata da un suo armadietto in cui, vestita solo delle sue perle, pratica una fellatio a un uomo di cui non è fotografata la testa. Dopo misurazioni ed esami piliferi, la corte era arrivata alla conclusione che non si potesse trattare del duca. Solo vent’anni dopo la sua morte, avvenuta nel 1993, Lady Colin Campbell, la moglie del figlio di Ian Campbell, nonché – ironia della sorte – autrice di libri sui reali inglesi, da Diana a Meghan Markle, indicò in Bill Lyons, l’allora direttore delle vendite della Pan American, il misterioso uomo della polaroid.
Tutto il resto, però, era di dominio pubblico, compresi i soprannomi infamanti con cui era chiamata sulla stampa, da “Hot Mess” a “the Blowjob Duchess”, un richiamo, neanche troppo peregrino, a quella A appuntata sul petto della adultera Hester, che Nathaniel Hawtorne descrive così bene ne La lettera scarlatta. A come appetito, quella tendenza che nella donna va punita con il ludibrio dell’intera comunità.
Due grandi attori, una scenografia e dei costumi accurati, una storia avvincente non bastano a fare di A Very British Scandal un prodotto completamente riuscito: peccato, perché gli ingredienti ci sarebbero stati davvero tutti, compresa la felice intuizione di non trasformare Margaret Campbell né in un’eroina né in un’icona femminista.
Il personaggio interpretato da Claire Foy, infatti, è un viziata manipolatrice, vittima però di una delle più ignobili ritorsioni maschili (che oggi chiameremmo revenge porn).
Assente l’ironia che caratterizzava l’antecedente A Very English Scandal, questa nuova miniserie della BBC sembra trascinare la storia per tre ore senza seguire davvero nessuna delle pur tante suggestioni che potevano essere approfondite, dalla prigionia di Ian Campbell durante la seconda guerra mondiale, alla caduta nella tromba dell’ascensore da parte di Margaret Campbell, preferendo invece allungarsi in maniera decisamente prolissa sul costoso restauro della proprietà scozzese dei duchi di Argyll. Comunque da vedere, per la – purtroppo sempre attuale – problematicità legata al sesso quando viene descritto come necessità al femminile. Preferibilmente in lingua originale, per godere appieno dell’interpretazione del cast, tutto ottimo.
La miniserie BBC in tre episodi A Very British Scandal, scritta da Sara Phelps, racconta uno dei più noti e burrascosi divorzi nella storia del Regno Unito, quello tra i duchi di Argyll, Margaret Campbell e Ian Campbell, interpretati da Claire Foy (la regina Elisabetta di The Crown) e Paul Bettany (il celebre Visione dei film Marvel e della serie tv Disney+ WandaVision).
La serie copre i 16 anni della loro relazione, culminati nel loro divorzio vizioso e altamente pubblico nel 1963.
La loro separazione le pagine dei tabloid e infiammò l’opinione pubblica negli anni Sessanta, con false accuse, registrazioni segrete, corruzione e foto esplicite. La Duchessa Margaret Campbell si ritrovò, suo malgrado, al centro di uno scandalo di portata nazionale, in seguito alla scoperta del marito di alcune polaroid che la ritraevano in atteggiamenti intimi con un uomo di cui non si vedeva il viso. Il Duca, accecato dalla rabbia e con l’intento di dare un nome a quel volto, fece pubblicare sui giornali foto, lettere e diari della moglie. Umiliata dalla stampa, dalla magistratura e dall’opinione pubblica che la bollarono come Dirty Duchess. Margareth rifiutò di stare in silenzio e coraggiosamente si difese da questi attacchi misogini e altamente diffamatori mentre veniva tradita dai suoi stessi amici e pubblicamente svergognata da una società che godeva del suo crollo.
A Very British Scandal, disponibile in esclusiva su Timvision, è il seguito antologico di A Very English Scandal (già disponibile su TimVision) diretta da Stephen Frears con Hugh Grant, che racconta la vicenda del leader politico Jeremy Thorpe e della sua relazione con Norman Josiffe.
Antropologa sedotta dal giornalismo e dal cinema ha da tempo fatto sua una frase di Proust: “Sentivo che le cose stavano per mettersi male e ripresi precipitosamente a parlare di vestiti”.
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