L'antica tradizione della Barca di San Pietro: come si fa e come si interpreta
La tradizione popolare della Barca di San Pietro ha origini antiche ed è tutt'oggi molto affascinante. Ecco come si mette in pratica e come si interpreta.
La tradizione popolare della Barca di San Pietro ha origini antiche ed è tutt'oggi molto affascinante. Ecco come si mette in pratica e come si interpreta.
La tradizione popolare della Barca di San Pietro (o veliero di San Pietro), è diffusa nelle zone rurali del Nord Italia. La possiamo trovare in Lombardia, Piemonte, Friuli Venezia Giulia, Veneto, Trentino, Liguria, Emilia e in alcune zone della Toscana nordoccidentale.
Questa tradizione risale al culto di San Pietro apostolo, particolarmente diffuso nell’Italia del nord intorno al XVIII secolo. A diffondere questa tradizione centenaria sembra siano stati i monaci cristiani benedettini.
Secondo quanto tramandato di generazione in generazione, la tradizione della Barca di San Pietro richiede di porre, nella notte fra il 28 e il 29 giugno (le giornate in cui si festeggiano i santi Pietro e Paolo), una caraffa o un bicchiere di vetro pieno d’acqua in giardino o sul davanzale esterno di una finestra. All’interno del contenitore bisogna versare un albume d’uovo.
Solitamente, questo contenitore in vetro veniva lasciato all’aria aperta fino al giorno successivo, così che potesse formarsi la rugiada. Il mattino seguente si dovrebbero essere formate all’interno dell’acqua delle ramificazioni create dall’albume dell’uovo, simili alle vele di una barca. Il folclore popolare afferma che queste striature sono create da san Pietro stesso il quale, nottetempo, soffia dentro il contenitore facendo assumere all’albume dell’uovo la forma che lui desidera.
A seconda della forma di queste vele era possibile dedurre se quell’anno sarebbe stato fortunato o meno e se i raccolti sarebbero stati grami. Le vele potevano inoltre dare informazioni sul destino di una persona. Molto tempo fa, in Garfagnana e nella valle del Serchio, questa usanza veniva messa a punto per indovinare il destino di coloro che dovevano partire per le Americhe.
Benché questa tradizione sia senz’altro molto affascinante, in realtà il verificarsi di questo fenomeno ha una chiara ragione scientifica. La formazione di queste “vele” sono dovute alle variazioni termiche che avvengono tra il giorno e la notte.
Il freddo della notte, contrapposto al caldo delle giornate estive, contribuisce a far aumentare la densità dell’albume che quindi, pian piano, si deposita sul fondo del contenitore. Il fondo, però, essendo a diretto contatto con il suolo caldo dell’estate, induce le molecole d’acqua a risalire verso l’alto. La stessa cosa avviene per l’albume che, alle prime ore del giorno, torna a riscaldarsi e quindi inizia a risalire all’interno del contenitore. Ed è così che si crea l’effetto delle “vele” della barca.
Giornalista sulle nuvole, i miei grandi amori sono i libri, il cinema d'autore e gli animali. Sepulveda e Tarantino: le mie ossessioni.
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