Valeria Golino: "Quando capisci di non essere più attraente, desiderabile"
Una carriera luminosa con tanti film indimenticabili: è Valeria Golino, un'attrice eclettica e piena di talento, consapevole del tempo che passa.
Una carriera luminosa con tanti film indimenticabili: è Valeria Golino, un'attrice eclettica e piena di talento, consapevole del tempo che passa.
Valeria Golino è probabilmente oggi una delle più grandi interpreti del cinema internazionale, non solo di quello italiano. Tutto merito di un certo eclettismo e di un talento che travalica i generi in cui è suddivisa la settima arte.
Ma i suoi ruoli nel tempo si sono evoluti anche per assecondare il tempo trascorso per l’attrice. È la dura legge dello schermo, anche se fortunatamente la tripartizione sessista «bambola – procuratore distrettuale – a spasso con Daisy» è ormai solo un retaggio del passato.
Mi limito a essere sincera – ha raccontato in un’intervista a Io Donna – A 50 non puoi consentirti le parti che avevi a 25, su questo sono abbastanza lucida. Però uffa, toccarmi la mamma perché sono più vecchietta. […] A volte sento i miei colleghi: ‘Mi hanno aggiunto rughe, calcato i segni d’espressione…’. Io non posso neppure giustificarmi così! Sembro la me stessa che sarò fra qualche anno.
Il rimpianto di aver cercato un figlio e non averlo avuto, il disincanto per la rottura di una lunga relazione con Riccardo Scamarcio, la malattia e poi la morte del padre sono alcuni degli avvenimenti che hanno segnato il percorso umano di Valeria Golino in questi anni. L’attrice tuttavia avverte lo scorrere del tempo anche sulla sua immagine (anche se forse noi non siamo esattamente d’accordo).
Sto capendo – ha detto ancora nella stessa intervista – cosa significhi non essere una donna attraente, desiderabile. […] Ma non lo affermo con rammarico! Non lo sto soffrendo: sto solo percependo che sta cambiando qualcosa. E va bene così, la seduttività è un’arma a doppio taglio. […] Mi sento una larva, un bruco: non sono quello che sono stata, non sono ancora quello che sarò.
Valeria Golino è una di quelle donne in cui il talento è innegabile e ci incanta. Regista e attrice – ma ha anche una bellissima voce, tanto che in alcune pellicole si è anche provata nel canto – Golino riesce a catturare l’universo femminile, a sviscerarlo. Per lei non c’è bisogno di dichiarazioni politiche o sociali: i suoi stessi personaggi sono dichiarazioni di intenti e ogni volta che vediamo un film in cui è protagonista, ci sembra che ci sia ancora posto per la bellezza – quella vera, universale, che resiste al tempo – nel mondo.
Nel 2021 l’abbiamo vista nella serie The Morning Show, con Jennifer Aniston, Reese Whiterspoon e Steve Carrell, che ruota attorno al movimento #MeToo: lì Golino interpreta la regista di documentari Paola Lambruschini, che stringe amicizia con il giornalista (Steve Carrell, appunto), licenziato dallo show per comportamenti sessuali scorretti. Sul perché del successo della serie negli USA l’attrice partenopea ha le idee piuttosto chiare, come spiegato in un’intervista per Grazia nel 2021:
The Morning Show ha avuto successo per come tratta il tema, non in modo demagogico o retorico, ma mostrandone tutte le sfumature. Negli Stati Uniti si sta affermando la ‘cancel culture’: hanno stabilito regole su ciò che si può dire o non dire, su ciò che è giusto o sbagliato. E alcune persone sono considerate colpevoli ancora prima che la legge le condanni o le assolva. Tutto questo servirà a portare cambiamenti, ma c’è stato un eccesso di zelo ed è allarmante: i diritti delle persone vanno salvaguardati.
Nel 2023, invece, si è messa dietro la macchina da presa per portare sul piccolo schermo – quello di Sky, per l’esattezza – L’arte della gioia, romanzo di Goliarda Sapienza rimasto a lungo sepolto e riscoperto solo dopo la morte della sua autrice. Golino lo ha trasformato in una serie, e in un’intervista, parlando della scelta di dare vita al romanzo di Sapienza e al suo personaggio principale, Modesta, ha anche spiegato l’importanza di dare luce alla complessità dei personaggi femminili, senza relegarli al solo ruolo di “vittime” della dominanza maschile.
Le personalità femminili possono essere complesse quanto quelle maschili. Raccontare solo donne ragionevoli, responsabili, magari vittime del maschio, è limitante. Significa costringerle in un altro ghetto.
Giornalista, rockettara, animalista, book addicted, vivo il "qui e ora" come il Wing Chun mi insegna, scrivo da quando ho memoria, amo Barcellona e la Union Jack.
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