Ghosting, zombieing e orbiting: le differenze e le conseguenze per chi è vittima
Cosa è il ghosting – e perché fa male? Soprattutto, in cosa è diverso dagli altri casi in cui qualcuno scompare nel nulla senza dire una parola?
Cosa è il ghosting – e perché fa male? Soprattutto, in cosa è diverso dagli altri casi in cui qualcuno scompare nel nulla senza dire una parola?
Facciamo chiarezza una volta per tutte: quali sono le differenze? Quali le conseguenze? E, soprattutto, come comportarsi con chi li pratica?
“Ghosting” è un termine che deriva da «ghost», cioè «fantasma». Le persone che lo praticano, infatti, spariscono come se fossero morte o non fossero mai esistite. Detto in maniera più tecnica, chi fa ghosting interrompe bruscamente le comunicazioni con qualcuno, senza dare spiegazioni.
Il concetto si riferisce più spesso alle relazioni romantiche, ma può anche descrivere persone che spariscono da un giorno all’altro dalle amicizie e dal posto di lavoro.
È un fenomeno molto più diffuso di quanto si potrebbe pensare: secondo uno studio del 2018 riportato da Psychology Today, circa il 25% degli uomini e delle donne ha riferito di essere stato vittima di ghosting in una relazione romantica e il 22% ha ammesso di averlo fatto a qualcun altro.
La Federal Reserve ha persino riconosciuto il fenomeno in un rapporto del 2018, in cui i datori di lavoro hanno riferito di essere stati ghostati dai dipendenti.
Ma quali sono le differenze tra tutti i vari -ing che descrivono diversi modi di sfuggire (e, talvolta, tornare) da un rapporto, di qualsiasi natura esso sia?
Dopo i fantasmi, gli zombie: dai “morti viventi” deriva infatti il termine zombieing, nato per descrivere chi, dopo aver fatto ghosting a qualcuno, decide di tornare sui suoi passi come se nulla fosse, o almeno ci prova, riallacciando i contatti proprio come se fosse tornato dall’aldilà.
In alcuni casi, chi abbandona una relazione non scompare del tutto, ma continua a ruotare attorno all’altra persona a distanza: in questi casi, si perla di orbiting, quando una persona interrompe tutte le comunicazioni dirette e significative ma continua a interagire sui social media.
Il ghosting è spesso descritto come una forma di codardia – non si vogliono infatti accettare le conseguenze delle proprie azioni, né assumersene le responsabilità – su cui anche la dissonanza cognitiva può giocare un ruolo. Il nostro cervello si concentra naturalmente su informazioni che confermano una convinzione preesistente su qualcosa, anche quando altre prove indicano che potremmo sbagliarci: chi fa ghosting, quindi, si convince che quello che fa va assolutamente bene.
Inoltre, può anche essere il risultato di una particolare serie di credenze sulle relazioni e, soprattutto, sul “destino”: uno studio ha scoperto che le persone che credono che tutti abbiano un’anima gemella predestinata erano molto più propense a credere che scomparire senza una parola fosse accettabile.
Anche la tecnologia può contribuire: una ricerca suggerisce che l’alto volume di potenziali prospettive sulle app di incontri può far apparire ogni singola persona come usa e getta. Del resto, basta fare swipe verso destra.
Essere vittime di ghosting, zombieing o orbiting può far sentire profondamente confusi: non si sa se la relazione è davvero finita o se c’è una ragione diversa per la scomparsa dell’altro o dell’altra. Si può arrivare a preoccuparsi che sia successo qualcosa di terribile.
Anche quando è ormai chiaro che la relazione è finita, la mancanza di una spiegazione rende difficile capire cosa sia successo, per questo le conseguenze emotive del ghosting possono essere anche molto pesanti.
C’è una profonda mancanza di chiusura della relazione, un’ambiguità che rende impossibile metabolizzare la fine della relazione. Venendo a mancare i segnali sociali di una rottura tradizionale – riduzione del tempo trascorso insieme, mancanza di contatto visivo, cambiamenti nei toni dell’interazione – il ghosting priva chi lo subisce di ogni possibilità di lavorare su ciò che è andato storto nella relazione.
Soprattuto, porta a mettere in discussione noi stessi, il che può essere devastante per l’autostima. Per questo, alcune persone lo vedono – come il trattamento del silenzio – come una forma di crudeltà emotiva.
Non c’è un modo giusto o sbagliato per comportarsi nei confronti di qualcuno che ci sta facendo ghosting. Anche il dubbio principale – chiedere spiegazioni o no? – dipende in gran parte dal tipo di relazione e dalla sua durata: se una persona ha interrotto le comunicazioni dopo il secondo o terzo appuntamento, probabilmente è inutile contattarla, e probabilmente meglio interrompere subito il rapporto, se queste sono le premesse.
Se il rapporto è invece più lungo, la richiesta di giustificazioni può essere comprensibile e utile per avere una chiusura; l’importante è essere diretti e onesti.
La cosa importante da ricordare è che, se è normale sentirsi feriti, non c’è niente per cui sentirsi in colpa, né è giusto permettere all’altra persona di impattare sulla nostra autostima.
Curiosa, polemica, femminista. Leggo sempre, scrivo tanto, parlo troppo. Amo la storia, il potere delle parole, i Gender Studies, gli aerei e la pizza.
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