Nel 2027 anche la California renderà possibile la terramazione, un metodo profondamente innovativo per la gestione dei corpi dei nostri cari dopo la morte.

Si tratta di un metodo che si pone come alternativa all’inumazione, alla cremazione o a un processo che si sta facendo altrettanto strada, l’acquamazione (ovvero la riduzione di un cadavere in acqua).

Ma perché lo si fa? Da un lato la terramazione rappresenta una soluzione amica dell’ambiente, ma d’altro canto è possibile che una persona scelga liberamente di disporre così dei propri resti quando è ancora in vita, decidendo di diventare il compost per un orto o un giardino.

Cosa significa terramazione?

Terramazione
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Come riporta Repubblica, la terramazione è appunto un processo ecologico, che consiste nella trasformazione organica di un corpo morto all’interno di un terreno. Per questa ragione prende anche il nome di “compost umano”: è come se da un cadavere, previa autorizzazione da parte della persona un tempo viva (o da chi per lui o per lei), si ricavasse del concime naturale, senza l’utilizzo dei forni che invece occorrono nella cremazione e che ingrandiscono di volta in volta la nostra impronta di CO2.

Come funziona la terramazione

Oltre a chiamarsi gergalmente compost umano – che in realtà non è una dicitura esattamente rispettosa, anche se tuttavia rende bene l’idea del processo – la terramazione viene detta anche riduzione naturale organica.

Il Post spiega che il corpo viene sistemato in un contenitore d’acciaio, e poi ricoperto con segatura, erba medica, fiori paglia ed eventualmente altri materiali organici. Il contenitore viene sigillato e riscaldato, portando il corpo a diventare terriccio nel giro di un mese. Dopo di che si fa essiccare ciò che resta fino a 6 settimane, dopo aver polverizzato le ossa rimaste integre e rimossi eventuali dispositivi medici: quindi ciò che rimane viene consegnato alla famiglia, affinché ne disponga come vuole o come la persona defunta aveva chiesto quando era ancora in vita.

Solitamente, i resti da terramazione vengono utilizzati per gli orti o per i giardini, ma qualcuno richiede di essere posto anche in riserve naturali.

Dove è consentita

Terramazione
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Oltre alla California, che partirà con la terramazione nel 2027, questa pratica può essere effettuata in alcuni stati degli Stati Uniti (Oregon, Colorado, Washington e Vermont), mentre in Europa è possibile ricorrervi nella sola Svezia. È probabile però che, soprattutto negli Stati Uniti, altri stati si accodino.

I pro e i contro

Possiamo dire che in realtà c’è un grosso pro e un opinabile contro nella terramazione. La ragione a favore è difatti di natura scientifica e quindi non si presta all’opinione: fondamentalmente si tratta di un’alternativa ecosostenibile ad altri tipi di sepoltura.

Facciamo il confronto con la cremazione, che avviene a temperature tra 750 e 980°C con emissioni di gas serra. Oppure con la più classica inumazione, che comporta un consumo di suolo, anche qualora le tombe vengano sviluppate in altezza (com’è uso in molti cimiteri nelle nostre città). Non solo: in questo modo, è come se il corpo umano restituisse alla terra ciò che in vita l’ha nutrito, e che veniva proprio dalla terra.

Non sono in pochi tuttavia a sollevare il sopracciglio. Sia la Conferenza cattolica della California sia la Conferenza cattolica di New York – stato in cui si sta vagliando la pratica della terramazione – sono contrari: la terramazione sarebbe lesiva della dignità dell’essere umano, sebbene questo sia senza vita, e inoltre è come se il corpo umano rappresentasse un prodotto “usa e getta”.

È possibile, proprio perché queste posizioni sono opinabili, che anche nel mondo cattolico, altrove nel mondo, ci si orienti verso pensieri differenti. In fondo, nella Bibbia, l’uomo viene creato dall’argilla, e l’argilla è un materiale naturale: non è detto che una persona defunta non possa ridiventare materiale naturale nel giro di poco tempo e nel rispetto del pianeta. Dovremo stare a vedere per capire quale filosofia alla fine prevarrà.

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