Le caratteristiche del maschio alfa e del maschio beta. Ma anche gamma, delta e omega
Chi è il maschio alfa? Quali sono le sue caratteristiche e quelle del "beta", il suo opposto? E, soprattutto, perché dovremmo superare questo binomio?
Chi è il maschio alfa? Quali sono le sue caratteristiche e quelle del "beta", il suo opposto? E, soprattutto, perché dovremmo superare questo binomio?
Ma cosa significa davvero? Cosa significa “beta”, il suo opposto? E, soprattutto, che implicazioni ha sul concetto di mascolinità e sul modo in cui gli uomini possono vedere se stessi?
Secondo la definizione tradizionale, i maschi “alfa” sono quelli in cima alla gerarchia sociale. Sono gli uomini che hanno un maggiore accesso al potere, al denaro e alle donne, che ottengono attraverso l’abilità fisica, l’intimidazione e il dominio. Gli alfa sono generalmente descritti come i “veri uomini“. Il loro opposto sono i maschi “beta”: i ragazzi deboli, sottomessi e subordinati.
Prima degli anni ’90, i termini erano usati quasi esclusivamente nell’etologia animale, soprattutto in relazione ai privilegi che ne deriverebbero relative all’accoppiamento, alla capacità di mantenere il territorio e la gerarchia e in termini di consumo di cibo all’interno della loro mandria o gregge. Nell’etologia animale, infatti, “beta” si riferisce a un animale che è subordinato a membri di rango superiore nella gerarchia sociale, e che deve quindi aspettare per mangiare e avere opportunità di copulazione, che possono essere quindi trascurabili o nulle.
Nel libro del 1982 di Chimpanzee Politics: Power and Sex Among Apes, il primatologo ed etologo Frans de Waal suggerì che le sue osservazioni di una colonia di scimpanzé potessero essere applicate alle interazioni umane. All’inizio degli anni ’90, alcuni media iniziarono a usare il termine alfa per riferirsi agli esseri umani e, in particolare, agli uomini “virili”.
Secondo il giornalista Jesse Singal, la conoscenza popolare dei termini “alfa” e “beta” è legata a un articolo pubblicato dalla rivista Time nel 1999, che descriveva un’opinione sostenuta da Naomi Wolf, all’epoca consigliere del candidato alla presidenza Al Gore: «Wolf ha sostenuto internamente che Gore è un ‘maschio Beta’ che ha bisogno di affrontare il ‘maschio Alpha’ nello Studio Ovale prima che il pubblico lo veda come il “top dog”».
Non solo: Singal attribuisce il merito di aver reso popolare il maschio alfa come un ideale ambizioso al libro bestseller di Neil Strauss del 2005 sulla pick up art, intitolato The Game.
Dominante, violento, egocentrico, sicuro di sé e delle sue azioni. In una parola “virile”, secondo le caratteristiche che sono tradizionalmente associate alla virilità vista attraverso la lente del patriarcato e delle gerarchie di genere.
Caratteristiche che vengono introiettate dai bambini fin dalla più tenera età, andando a plasmare il modo in cui percepiranno se stessi, gli altri uomini e le relazioni sociali e sentimentali.
In un articolo della Harvard Business Review, dal significativo titolo Coaching the Alpha Male, le caratteristiche associate al maschio alfa in campo lavorativo – ma facilmente applicabili a qualsiasi ambito – sono:
Soffermiamoci un attimo sull’ultima caratteristica: non emotivo. La mancanza di emotività è uno dei tratti associati al maschio alfa e al modo giusto di vivere la mascolinità. “I veri uomini non piangono”, quante volte lo abbiamo sentito dire?
Grazie soprattutto a (o meglio, per colpa di) l’influenza della pick-up culture, della cultura incel e, più in generale, della manosphere, il termine “alpha man” è diventato sinonimo di “uomo vero”, dominante e capace di conquistare donne, successo e potere, e contribuendo ad alimentare quella mascolinità tossica imbevuta di sopraffazione e violenza che propone un unico modello di uomo, a cui è necessario aderire pena lo stigma sociale.
La distinzione tra maschi alfa e beta (ma anche omega e sigma), basata su osservazioni tra altri animali sociali come scimpanzé e lupi, infatti, dipinge un quadro in bianco e nero della mascolinità, semplificando la multidimensionalità della mascolinità e sottovalutando ciò che un uomo può essere.
Al tradizionale binomio alfa/beta nel tempo si sono aggiunte altre tipologie di “maschio”, definite secondo altre lettere dell’alfabeto greco e una precisa gerarchia:
“Beta” è la seconda lettera dell’alfabeto: per questo, i “beta man” sono quelli destinati ad essere secondari, subordinati agli alfa che sono in testa alle gerarchie sociali. Il termine, per questo, viene utilizzato anche come insulto gergale per offendere un uomo che è visto come passivo, sottomesso, debole o effeminato, tutte caratteristiche opposte a quelle dell’alfa. I beta sono anche quelli che vengono definiti (o si definiscono) “bravi ragazzi”: un termine che, come dimostra il loro linguaggio spesso misogino e violento, non è che un’altra emanazione della mascolinità tossica.
Non è un beta, ma nemmeno un alfa. Il maschio gamma non è un leader nato né un seguace innato, ma può assumere questi ruoli a seconda della situazione. I maschi gamma amano divertirsi ma allo stesso tempo non si scrollano di dosso le proprie responsabilità, un tratto che è invece spesso associato ai maschi omega.
Nella gerarchia sociale delle personalità, il maschio delta viene dietro al leader alfa e al seguace beta. È, più semplicemente, l’uomo qualunque. Non ottiene l’attenzione dell’alfa o è ignorato come i beta. Si colloca nel mezzo della gerarchia sociale e spesso passa inosservato, ma è anche considerato come la spina dorsale delle famiglie, delle relazioni e dei luoghi di lavoro.
Come omega è l’ultima lettera dell’alfabeto greco, i maschi omega sono all’opposto rispetto agli alfa. Anche se in alcuni casi questo ha un’accezione negativa, in generale i maschi omega sfidano invece tutti gli stereotipi maschili, non avendo il desiderio di essere i primi, i dominanti o di prendere l’iniziativa in una situazione particolare
Curiosa, polemica, femminista. Leggo sempre, scrivo tanto, parlo troppo. Amo la storia, il potere delle parole, i Gender Studies, gli aerei e la pizza.
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