Cosa significa “città 30” e quali sono le (aspiranti) città 30 in Italia ed Europa
La sicurezza stradale è un grandissimo problema in città: molti comuni, in Italia e in Europa, stanno modificando i loro assetti per poter diventare città 30.
La sicurezza stradale è un grandissimo problema in città: molti comuni, in Italia e in Europa, stanno modificando i loro assetti per poter diventare città 30.
Già, la velocità: per tutelare i cosiddetti utenti deboli della strada, esistono nelle città le zone 30, spesso in corrispondenza di scuole o luoghi di cura. Ma le zone 30 a volte non bastano, e quindi gli agglomerati urbani stanno diventando sempre più città 30.
Se nelle zone 30 viene fatto obbligo di procedere in auto o moto a una velocità massima di 30 chilometri all’ora, nelle città 30 l’obbligo è esteso a tutta l’area urbana. Si tratta solo di un piccolo abbassamento del limite di velocità – precedentemente era 50 chilometri all’ora – che consente di andare più lentamente senza perdere troppo tempo e soprattutto senza incorrere in sinistri che possono rappresentare un pericolo per persone e animali in primis, ma anche per il patrimonio (dato che le autovetture quasi mai restano indenni da un incidente).
L’obbligo viene segnalato sempre con un’opportuna segnaletica orizzontale e verticale. Ma i veri cambiamenti sono altri. Come riporta il sito del Comune di Bologna, diventato città 30 a giugno 2023, questo cambiamento porta a ripensare gli spazi urbani, ritagliando un ulteriore spazio, ad esempio, per le piste ciclabili o pedonali, oppure realizzare le cosiddette aree di sosta “kiss & ride”, in cui chi guida si separa in tutta calma dalla persona che sta accompagnando in un determinato luogo, come per esempio i genitori che accompagnano i propri figli a scuola.
Naturalmente questo tipo di assetto urbano richiede anche molta vigilanza. Se la cronaca ci ha insegnato qualcosa è che anche il precedente limite di 50 chilometri orari viene talvolta disatteso: c’è sempre qualche persona che scambia il quartiere o il paese per una pista di Formula 1.
Alla soluzione di questo problema si può arrivare, sul lungo termine, con la sensibilizzazione, ma su alcuni e alcune anche le multe possono funzionare. Certo, la sanzione non è mai una soluzione a lungo termine e in ogni caso non è da preferire: la sicurezza stradale è un concetto cui si arriva con l’empatia e la comprensione per le conseguenze delle proprie azioni. Per questo nel titolo parliamo di aspiranti città 30, perché sono tali sulla carta, ma c’è sempre qualcuno che non rispetta il limite.
Sempre il Comune di Bologna, per sensibilizzare i propri cittadini, enumera i vantaggi e i benefici delle città 30, che sono:
Come detto, in Italia Bologna è una città 30: è in buona compagnia, insieme a Caserta, Vicenza, Arezzo e Treviso. In Europa ce ne sono diverse, alcune molto grandi, come Londra, Parigi, Berlino e Amburgo, altre più piccole, come Graz e Grenoble.
Il sito della Fiab riporta l’esperienza di Chambery, in Francia, comune con poco meno di 60mila abitanti. Chambery è stata molto lungimirante, perché è stata la prima a diventare città 30: fin dal 1979 furono infatti qui istituite le primissime zone 30, che piano piano si sono allargate all’intero tessuto urbano.
Con una ricaduta sorprendente in termini di sicurezza stradale e i dati parlano chiaro: nel 2006 si sono verificati solo 32 incidenti stradali in città, mentre nel 1979 erano stati 453. Un bel progresso, vero?
Vorrei vivere in un incubo di David Lynch. #betweentwoworlds
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