Cos'è il testamento solidale, come redigerlo e quali i benefici?
Non bisogna essere ricchi per redigere un testamento solidale. È una nostra scelta ed è legata al concetto di altruismo e solidarietà sociale.
Non bisogna essere ricchi per redigere un testamento solidale. È una nostra scelta ed è legata al concetto di altruismo e solidarietà sociale.
Ma c’è una cosa in cui qualunque persona potenzialmente può essere brava: la solidarietà. Essa può essere espressa in molti modi e in differenti tempi della propria vita, perfino in punto di morte. Ma come si fa? Con il testamento solidale.
Esiste in Italia un sito ufficiale che spiega in cosa consista il testamento solidale, ma questo tipo di informazione è reperibile anche sui siti delle associazioni che si occupano degli altri, da Emergency all’Unicef, per esempio.
Sostanzialmente, il testamento solidale prevede che alla propria dipartita si possano lasciare beni di qualche tipo a una causa sociale (oppure alla ricerca scientifica, in modo da aiutare i posteri nella maniera più ampia possibile): può trattarsi semplicemente di una piccola somma di denaro da destinare alla cura dei poveri (per esempio una mensa o un rifugio per senzatetto), può trattarsi di un immobile, di qualcosa di valore (come opere d’arte o gioielli) che possano finanziare la realizzazione di un ospedale o una scuola.
In altre parole è un normale testamento in cui si decide di devolvere qualcosa di proprio a una destinazione solidale. Che si tratti di un singolo fidato, di un’associazione, di un ente o di una fondazione, che si occuperà di amministrare il lascito, poco importa.
Le cose da ricordare quando si parla di testamento solidale sono:
La redazione di un testamento solidale è esattamente identica a quella di un qualunque testamento. Si può presentare in tre forme:
Rispetto al testamento tradizionale, il testamento solidale è come se fosse un suo sottoinsieme. In pratica: nel testamento solidale si indica un beneficiario sociale per una parte dei propri averi, in quello tradizionale, vengono indicati anche altri soggetti, tra cui i cosiddetti “legittimari”, ossia i parenti stretti.
La legge vigente in Italia tutela infatti le persone genealogicamente più vicine al defunto o alla defunta, ovvero la persona con cui si era sposati o uniti civilmente, eventuali figli o genitori ancora in vita.
Donare è bello, fa sentire bene l’idea di essere stati d’aiuto. Naturalmente solo se si possiede questo tipo di sensibilità, perché chiaramente questo non è un postulato e ogni persona è diversa. L’altruismo però, per chi ci è “portato” è appagante in sé per sé e ci sono sicuramente dei benefici per chi riceve, solitamente organizzazione capaci di portare il proprio aiuto agli altri su ampia scala.
Qualcuno potrà dire che è anche bello essere ricordati. Certo, a qualche persona può risultare di conforto in vita, ma il fatto che si sia redatto un testamento indica che purtroppo non si sarà lì per vedere come va a finire.
Ma la verità è che non si aiuta il prossimo per ricevere un beneficio: nessuno può portare il proprio patrimonio con sé oltre la morte, e quindi tanto vale rendersi utili.
Vorrei vivere in un incubo di David Lynch. #betweentwoworlds
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