Cosa significa vivere a -70°?
Cosa significa vivere a una temperatura di -70°? Gli abitanti di Ojmjakon, in Siberia, lo sanno molto bene.
Cosa significa vivere a una temperatura di -70°? Gli abitanti di Ojmjakon, in Siberia, lo sanno molto bene.
I cambiamenti climatici sono sotto gli occhi di tutti, è innegabile: da qualche tempo a questa parte assistiamo a estati sempre più torride, con giornate in cui si scatenano veri e propri tifoni come quelli che devastano spesso, purtroppo, le coste caraibiche, e inverni miti o comunque caratterizzati da un freddo non troppo intenso. Ma non dappertutto.
Ci sono infatti alcune regioni dove il gelo, durante i mesi invernali, la fa letteralmente da padrone. Un esempio? Ojmjakon, un piccolo villaggio nell’est della Siberia, in Russia, dove il clima arriva a essere davvero “polare”. Il clima particolarmente rigido caratterizza questo paesino, il cui nome, tradotto, significa, molto appropriatamente, “acqua non congelata”, probabilmente per via della sua localizzazione presso il fiume Indigirka, nel nord-est della Repubblica di Sacha-Jacuzia, e vicino a una sorgente di acqua calda. Con circa 800 abitanti, è la città abitata con la temperatura più bassa mai registrata, pari a -71°, anche se occorre fare una precisazione in merito.
Insieme a Verchojansk e Tomtor Ojmjakon concorre effettivamente per guadagnarsi l’appellativo di Polo Nord del freddo, visto che la temperatura più bassa ufficialmente registrata nel paese è stata, il 6 febbraio 1933, di −67,7 °C. Esiste però un monumento intorno alla piazza principale che parla del valore sopracitato di −71.2 °C che sarebbe stato raggiunto nel gennaio 1924, anche se è difficile verificare la veridicità di questo dato visto che è stato dedotto attraverso l’analisi delle normali variazioni termiche tra le diverse zone in quelle particolari condizioni.
Si tratta comunque di numeri che possono sfidare soltanto quelli del Polo Sud dove le temperature scendono a -88° ma dove, va detto, non abita nessuno. Gli abitanti di Ojmjakon, invece, sono per la maggior parte indigeni del posto (i cosiddetti Turkic Yacut) la cui economia è basata principalmente sull’allevamento e commercio di renne. In fondo, con temperature del genere – anche durante la stagione estiva, infatti, la temperatura media oscilla sui 13,5° – è davvero difficile riuscire a coltivare. La soluzione? Carne di cavallo, renna, pesce e una buona dose di vodka per riscaldarsi.
Giornalista, rockettara, animalista, book addicted, vivo il "qui e ora" come il Wing Chun mi insegna, scrivo da quando ho memoria, amo Barcellona e la Union Jack.
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