Prendersi un anno sabbatico è un diritto? Cosa dicono le leggi
Cosa dice la legge, quando prenderlo, quali sono i benefici e come organizzarlo: ecco tutto quello che c'è da sapere sull'anno sabbatico.
Cosa dice la legge, quando prenderlo, quali sono i benefici e come organizzarlo: ecco tutto quello che c'è da sapere sull'anno sabbatico.
Ma come funziona a livello legale? E quali sono i benefici?
Il termine «sabbatico» viene dal latino «sabbaticus», che a sua volta è un calco dal greco «σαββατικός» e significa “riposo”. Questo termine indicava un concetto ebraico: il sabato – parola archetipica della lingua, in tal senso – è, infatti, il settimo giorno per gli ebrei e l’anno sabbatico è il settimo anno di un ciclo e durante esso la legge prevedeva che cessasse il lavoro nei campi ma anche che si liberassero gli schiavi e che i debiti venissero condonati. Nei Paesi anglosassoni prende il nome di «gap year», cioè, letteralmente, «anno di intervallo».
L’anno sabbatico è un periodo in cui ci si dedica a un’attività differente rispetto al proprio lavoro. Per un ricercatore, ad esempio, può essere anche quello in cui si sperimenta una ricerca differente, sia nel contenuto sia nell’approccio metodologico. In generale, è un periodo di congedo durante il quale ci si assenta dall’attività professionale, in accordo con il datore di lavoro, per motivi diversi.
L’anno sabbatico, però, può essere anche quello a cui si dedicano gli studenti tra la fine delle superiori e l’università: in molti Paesi, ad esempio l’Australia, è comune prendersi qualche mese, ad esempio per fare un lungo viaggio attorno al mondo, prima di iscriversi.
Quando parliamo di “anno sabbatico” dobbiamo innanzi tutto distinguere tra due tipologie di “pausa”. Il termine, infatti, viene usato per indicare sia i periodi di pausa che le persone possono prendere tra un corso di studi e l’altro o nel passaggio tra un lavoro e l’altro sia i periodi di congedo che sono garantiti per legge ai lavoratori dipendenti secondo i contratti collettivi.
Nel primo caso, ovviamente, è l’individuo che può scegliere per sé se e come intraprendere una pausa. Come funziona, invece, a livello legale se ci si vuole prendere un anno sabbatico dal lavoro? La questione è regolata dalla cosiddetta “legge Turco”, introdotta nel 2000 (Legge 8 marzo 2000, n. 53) e proposta dall’allora ministra.
La legge ha introdotto dei concetti specifici: si può andare in congedo – presentando tutta la documentazione del caso, che può essere richiesta a discrezione del datore di lavoro che può rifiutare la richiesta – per ragioni specifiche, senza percepire lo stipendio, ma certi che il posto di lavoro attenderà al proprio ritorno per un periodo di 11 mesi. Inoltre, l’anno può essere riscattato, versando i contributi pensionistici volontari.
Non c’è un unico momento per scegliere di prendere un anno sabbatico. Come abbiamo visto, ragazze e ragazzi più giovani possono scegliere di farlo alle fine delle scuole superiori, prima di iniziare l’università o entrare nel mondo del lavoro.
Questo non significa però che non si possa prendere un gap year anche in seguito, quando già si sta studiando e lavorando, sia all’interno del proprio corso di studi o del proprio posto di lavoro – come abbiamo visto chi ha un contratto ha diritto all’aspettativa – o in un momento di passaggio, ad esempio se si desidera cambiare percorso di studi, azienda o tipologia di lavoro.
Il congedo può essere richiesto per formazione, studio o lavoro, ma anche per maternità, grave malattia o ragioni famigliari. Naturalmente, se ci si assenta dal lavoro non è possibile svolgere attività retribuite.
Talvolta è il datore di lavoro che chiede al lavoratore di prendere forzatamente un anno sabbatico, per risparmiare: anche se le leggi vigenti lo permettono, si tratta di una forzatura.
Pianificare un anno sabbatico richiede attenzione per massimizzare l’esperienza e approfittare pienamente del tempo che abbiamo a disposizione. È essenziale prima di tutto definire gli obiettivi personali, che potrebbero includere il miglioramento delle competenze, l’esplorazione culturale o la ricerca di un equilibrio tra vita professionale e personale.
Una volta individuati si può passare alla pianificazione logistica, considerando la durata (non è detto che corrisponda per forza a 12 mesi), il budget disponibile per coprire le spese nel periodo in cui non si lavora e, a seconda dei motivi per cui si intraprende, le attività da fare.
Queste possono essere varie: viaggiare per esplorare nuove culture, volontariato per contribuire a cause significative, dedicarsi a corsi o workshop per acquisire nuove competenze, a progetti personali o a esplorare rami diversi della nostra attività professionale.
La pianificazione è fondamentale, ma è altrettanto importante mantenere anche un certo gradi di flessibilità per adattarsi a imprevisti o nuove opportunità che possono presentarsi durante questo periodo.
Prendersi un anno sabbatico ha dei benefici che vanno oltre il semplice periodo di pausa. In primo luogo, fornisce l’opportunità di esplorare nuove prospettive e interessi, consentendo un arricchimento personale e una crescita individuale. Durante questo periodo, inoltre, si ha il tempo di riflettere sulle proprie priorità, valori e obiettivi, contribuendo a una maggiore consapevolezza di sé.
L’anno sabbatico può anche favorire lo sviluppo delle competenze trasversali, come la gestione del tempo, la resilienza e la flessibilità, che sono essenziali nella vita quotidiana e professionale. L’esperienza di viaggiare o impegnarsi in attività significative può ampliare la prospettiva culturale e migliorare la comprensione del mondo.
Dal punto di vista della carriera, inoltre, un anno sabbatico può tradursi in maggiore creatività e motivazione quando si ritorna al lavoro, riducendo il rischio di burnout. Inoltre, permettendo di acquisire nuove competenze o approfondire quelle esistenti, può rendere più competitivi nel mercato del lavoro.
Curiosa, polemica, femminista. Leggo sempre, scrivo tanto, parlo troppo. Amo la storia, il potere delle parole, i Gender Studies, gli aerei e la pizza.
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