Cos'è il Reddito di Libertà e quali sono i requisiti per accedervi

Il Reddito di libertà è un'iniziativa di sostegno economico istituita dal governo italiano e rivolta a tutte le donne vittime di violenza. Lo scopo precipuo è, infatti, quello di fornire a queste ultime un supporto finanziario al fine di vedere garantite le spese fondamentali, come la spesa, l'affitto e le rette scolastiche di eventuali figli. Vediamo di che cosa si tratta nel dettaglio.

Molto spesso, le donne che subiscono violenza di genere in ambito domestico sono anche vittime di violenza economica: sono, cioè, costrette a soggiogare al proprio partner da un punto di vista finanziario, non potendo godere, così, della propria indipendenza e, di conseguenza, della propria libertà economica.

Per tentare di ovviare almeno in parte a questa grave condizione è stato istituito il Reddito di Libertà, rivolto alle donne vittime di violenza. Di che cosa si tratta nello specifico? E come funziona? Scopriamolo insieme.

Che cos’è il Reddito di Libertà?

Il Reddito di Libertà è un’iniziativa di sostegno economico istituita dal governo italiano e rivolta a tutte le donne vittime di violenza. Lo scopo precipuo è, infatti, quello di fornire a queste ultime un supporto finanziario al fine di vedere garantite le spese fondamentali, come la spesa, l’affitto e le rette scolastiche di eventuali figli.

La misura è stata presentata nel DPCM del 17 dicembre 2020, per poi venire introdotta mediante la circolare 166 dell’8 novembre 2021 emanata dall’INPS – Istituto Nazionale della Previdenza Sociale. Nello specifico, il Reddito di libertà prevede l’erogazione di una cifra pari a 400 euro, erogati mensilmente e per un massimo di dodici mesi, a tutte le donne seguite dai centri antiviolenza che versano in condizioni di difficoltà e che necessitano di recuperare una propria autonomia finanziaria.

In questo modo, appunto, le donne vittime di violenza di genere potranno essere agevolate nell’uscita da situazioni abusanti e nell’intraprendere un percorso di reinserimento nel tessuto lavorativo, sociale e comunitario nel complesso.

Quali sono i requisiti?

Per accedere al Reddito di libertà, è necessario che siano soddisfatte alcune condizioni, ossia:

  • la donna deve essere riconosciuta come vittima di violenza di genere, mediante i servizi sociali del Comune di residenza o un centro antiviolenza;
  • la donna deve essere inserita in un percorso personalizzato, che le consenta la fuoriuscita dalla condizione di violenza;
  • il reddito ISEE – Indicatore della Situazione Economica Equivalente non deve superare il limite imposto dall’INPS;
  • la persona che beneficia del Reddito di libertà deve essere residente in Italia.

La misura di sostegno non è incompatibile con altri supporti economici, dal momento che l’obiettivo precipuo di questi ultimi è proprio quello di fornire aiuto e contributi finanziari a tutti coloro che versano in condizioni di indigenza, difficoltà e disagio sociale.

Inoltre, come si legge su Lavoro e diritti, per poter usufruire del Reddito di libertà

non vi sono specifici vincoli o regole da seguire. Nelle norme in materia, infatti, si trova scritto genericamente che detta misura è mirata “a sostenere prioritariamente le spese per assicurare l‘autonomia abitativa e la riacquisizione dell’autonomia personale nonché il percorso scolastico e formativo dei figli minori”. In buona sostanza, la donna beneficiaria potrà usare questo contributo, ad esempio, per pagare l’affitto della propria abitazione, oppure le spese dei libri scolastici dei figli. Sarà, dunque, la destinataria a scegliere come suddividere le spese che il reddito consente, in base alle proprie necessità e a quelle della (eventuale) prole.

La procedura per accedere al Reddito

Ma quali sono i passaggi per poter accedere al Reddito? I passi fondamentali sono i seguenti:

  • raccolta della documentazione necessaria, ossia la certificazione che attesti lo stato di vittima di violenza (rilasciata dai servizi sociali o da un centro antiviolenza accreditato) e la Dichiarazione Sostitutiva Unica (DSU) per il calcolo dell’ISEE;
  • presentazione della domanda, da consegnare al proprio Comune di residenza o ai servizi sociali;
  • valutazione della domanda, la quale sarà attentamente vagliata sia dal Comune, sia – successivamente – dall’INPS;
  • erogazione del contributo e monitoraggio continuo della situazione in cui si trova la persona beneficiaria, anche al fine di prendere in considerazione ulteriori contributi aggiuntivi.

Problemi e controversie

Il Reddito di Libertà, nonostante le nobili intenzioni, non è esente, tuttavia, da alcune problematiche e controversie. Nello specifico, in molti hanno sottolineato la complessità delle procedure – che richiede numerosi passaggi burocratici, ostici per molte richiedenti – e la necessità di presentare una documentazione articolata, aspetto complicato per coloro che versano in condizioni di estrema emergenza.

Ancora, si pone in evidenza la scarsità di informazioni dettagliate e, in generale, la poca diffusione a livello comunicativo dell’iniziativa, dal momento che molte donne potrebbero non essere a conoscenza della misura di sostegno. A ciò si affiancano anche i requisiti considerati troppo restrittivi, i quali potrebbero escludere donne che necessitano del Reddito di libertà, ma non rientrano nei criteri previsti dal decreto.

In ultimo, si criticano la lentezza nella valutazione e i ritardi burocratici, che possono compromettere l’efficacia del sostegno – in particolar modo in situazioni di una certa gravità -, e la distribuzione disomogenea dei fondi, che può variare tra le diverse Regioni e creare, così, disuguaglianza nell’accesso agli stessi.

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