Chi sono le gyaru e le origini dell'estetica "too much is more"
Popolarissime negli anni '90 e 2000, le gyaru stanno tornando di moda. Ma chi sono? E cosa si nasconde sotto trucco e capelli?
Popolarissime negli anni '90 e 2000, le gyaru stanno tornando di moda. Ma chi sono? E cosa si nasconde sotto trucco e capelli?
Ma chi sono veramente? In cosa consiste la loro estetica?
Le gyaru (ギャル) sono un sottogruppo della cultura giovanile giapponese che si è sviluppato a partire dagli anni ’70 (ma diventato popolare negli anni ’90 e 2000) e indica uno stile di moda e un modo di vivere molto particolare, che enfatizza l’individualità e l’allontanamento dalle convenzioni tradizionali giapponesi.
Si distingue per abbigliamento e stile eccessivi e “ribelli”, in opposizione agli standard di bellezza giapponesi, come la pelle abbronzata e i capelli voluminosi.
Modelli, icone e idoli gyaru includono Tsubasa Masuwaka, Kumiko Funayama (Kumicky), Rie Matsuoka (Okarie), Hikari Shiina (Pikarin), Satomi Yakuwa (Satomin), Sayoko Ozaki e Rina Sakurai.
Il termine gyaru (ギャル) è una traslitterazione giapponese della parola gergale inglese “gal”, introdotto dall’azienda americana di jeans Lee per il marchio Wrangler. Il significato iniziale, durante l’era Showa, era simile al quello inglese e si riferiva a una giovane donna intorno ai vent’anni. All’inizio del periodo Showa, il termine gyaru era usato anche in modo beffardo nei confronti delle giovani donne con uno stile di vita “frivolo”.
Il suo utilizzo ha raggiunto il picco negli anni 2000 ed è gradualmente diminuito. Il termine gradualmente si è spostato per applicarsi a un fascia d’età più alta, dando una connotazione di infantilità. Ora è usato quasi in modo intercambiabile con un altro termine molto popolare, kogal (コギャル).
La sottocultura gyaru ha molti sottostili e molte varianti, che hanno però alcune caratteristiche di base che aiutano a definirla.
Tipicamente è caratterizzata da capelli fortemente schiariti o tinti (per lo più sfumature dal marrone scuro al biondo), cotonati, arricciati o con extension, abbronzatura e trucco molto carico, che consiste generalmente in eyeliner scuro e ciglia finte utilizzate in modo da far sembrare gli occhi più grandi, oltre al contouring del viso per un effetto snellente.
Per quanto riguarda l’abbigliamento, ci sono molti sottostili diversi – sportivo, carino, romantico, gotico – che hanno generalmente caratteristiche comuni, come abiti che valorizzano i corpi magri, gonne corte e tagli sexy. Tacchi e scarpe con zeppa di tutti i tipi sono più popolari in tutti i tipi di gyaru. Alcuni sottostili presentano ballerine o stivali, ma molto raramente.
Gli accessori popolari includono unghie lunghe e finte riccamente decorate con colori vivaci e ciondoli. Anche scaldabraccia, braccialetti, collane e cappelli alla moda o fermagli per capelli sono stati popolari in diverse fasi della storia di questa sottocultura.
Nella cultura gyaru l’attenzione all’aspetto ricopre un ruolo preponderante, ma non è fine a se stessa. La società giapponese degli anni ’90, quando ha raggiunto la sua massima popolarità, aveva un ideale di donna ben definito: silenziosa e sottomessa, di pelle chiara, con un trucco naturale, una buona dose di preoccupazione per la sua posizione sociale. Quella era la figlia e la donna di casa “giusta”.
Abiti appariscenti e trucco drammatico, quindi, sono stati un modo per sovvertire la norma giapponese dell’epoca, in opposizione allo standard della “brava ragazza” che le donne giapponesi avrebbero dovuto seguire. Le giovani donne nella tarda adolescenza e sui vent’anni iniziarono a vestirsi con abiti attillati, a tingersi i capelli e a truccarsi pesantemente e in generale a comportarsi in modo selvaggio e ribelle per rifiutare questo modello.
Ancora oggi, le gyaru sono conosciute per frequentare luoghi alla moda come Shibuya e Harajuku a Tokyo, dove fanno shopping, si incontrano con altre gyaru e partecipano a eventi di moda e possono essere viste come più aperte rispetto alla cultura tradizionale giapponese, abbracciando uno stile di vita più occidentale.
Curiosa, polemica, femminista. Leggo sempre, scrivo tanto, parlo troppo. Amo la storia, il potere delle parole, i Gender Studies, gli aerei e la pizza.
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