I processi relativi all’attenzione sono spesso degni di grande interesse. Come funziona il cervello umano? Come si fa a concentrarsi? Quali sono i metodi più efficaci per l’apprendimento? Sono tutte domande di ampio respiro, le cui risposte non sono sempre univoche – perché ognuno di noi è differente – tuttavia ci sono ambiti che vale la pena approfondire. Per esempio il tema dell’attenzione selettiva.

Il mondo di oggi è rumoroso, colorato, pieno di stimoli. A noi spetta il compito di selezionare gli stimoli per utilizzare quelli che ci occorrono, per l’apprendimento, per la socialità e in alcuni casi anche per l’autoconservazione della vita (per esempio quando stiamo facendo qualcosa per cui una disattenzione potrebbe attivare un pericolo). È difficile concentrarsi, ma si può fare.

Cosa si intende per attenzione selettiva?

Attenzione selettiva
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Come spiega VeryWellMind, “l’attenzione selettiva è il processo di concentrazione su un particolare oggetto nell’ambiente per un certo periodo di tempo”.

Si tratta di un fenomeno interessante, perché ci consente di eliminare tutti i dettagli che contano poco o che rappresentano potenziali distrazioni. Per esempio come chi riesce a leggere un libro in pubblico in un luogo molto rumoroso o trafficato, o chi riesce a vedere un film nonostante qualcuno parli intorno a lui o lei.

Le principali tipologie di attenzione

Sono due i principali tipi di attenzione selettiva:

  • visiva, che può funzionare in due modi differenti. Il primo è il “modello spotlight” che si basa sull’attenzione di un punto focale, che rappresenta il grosso della propria concentrazione. C’è poi il secondo, ovvero il “modello zoom”, che permette di mettere a fuoco zone che possono essere diversamente ampie secondo le proprie necessità;
  • uditiva, che cattura una voce in mezzo a due o più contemporanee.

Come funziona l’attenzione selettiva?

L’attenzione selettiva è come un occhio di bue a teatro. La ribalta si illumina solo per una porzione di palcoscenico, tutto il resto resta al buio. Che la vostra attenzione selettiva funzioni in maniera visiva il processo è più o meno lo stesso: mettiamo in evidenza i dettagli su cui abbiamo bisogno di concentrarci, lasciando fuori l’irrilevante, che viene percepito al massimo come un’eco lontana.

In alcuni casi l’attenzione selettiva ricorre a un filtro – che, come accennato, può essere differente da persona a persona, ma molto spesso ha a che fare con la memoria per cui il filtro individua determinate parole, come il proprio nome pronunciato da qualcuno anche non vicinissimo – in altri casi attenua alcune forme di informazione, un po’ come se, sfogliando una rivista, non escludessimo ma abbassassimo solo il volume dell’ambiente circostante.

Inoltre anche la vicinanza di una fonte, soprattutto uditiva, può giocare un ruolo importante.

Quando utilizzarla a nostro vantaggio

Attenzione selettiva
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Utilizziamo l’attenzione selettiva a nostro vantaggio quando appunto siamo direzionati verso ciò che per noi è più rilevante. Qualche esempio:

  • escludere i rumori della strada o dell’ambiente circostante in generale (per esempio al ristorante o a una conferenza all’aperto) quando si sta ascoltando qualcuno;
  • togliere l’audio a un televisore acceso mentre si sta leggendo un libro;
  • concentrarsi sulla guida anche se ci sono persone che parlano o l’autoradio accesa.

Attenzione selettiva e manipolazione

L’attenzione selettiva può essere utilizzata anche in maniera negativa. Se da un lato è importante che la usiamo per l’apprendimento e la socialità, dall’altro qualcuno potrebbe usarla contro di noi.

Esistono infatti alcune forme di manipolazione che vengono basate sull’attenzione selettiva, che viene sfruttata per escludere, filtrare o attenuare emozioni come rabbia, rancore o astio verso il manipolatore, e trasformarle in qualcos’altro, ovvero in emozioni positive.

Purtroppo non è molto facile riconoscere questa, come altre tecniche manipolatorie, e quindi è possibile caderci. E analogamente, in questi come in altri casi, è fondamentale chiedere aiuto nel momento in cui ci si rende conto di essere stati manipolati.

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