Alcune paure possono apparirci insolite o strane. Ma bisogna sempre guardarle con rispetto, perché si tratta di fenomeni che riguardano gli esseri umani. Una di quelle paure che in alcuni potrebbero destare sorpresa è l’eptacaidecafobia. Che ha un’origine, una storia e delle cause.

Eptacaidecafobia: cosa significa?

È una parola composta che viene dal greco e significa “paura del numero 17”. Come si legge su DoveMed, si tratta appunto della paura intensa e irrazionale di questo numero, tanto da generare panico, evitamento e compromissione delle attività quotidiane.

Non c’è una causa conosciuta ma si ritiene, come per altre fobie, che possano avere un ruolo ansia e altre fobie preesistenti, eventi traumatici e fattori ambientali (come per esempio aver ricevuto un’educazione particolarmente scaramantica). Questa specifica paura può essere anche associata a tratti ossessivo-compulsivi.

Come per tutti i fenomeni psicologici, esistono delle terapie, che possono essere farmacologiche nei casi più gravi, ma più spesso coinvolgono tecniche di rilassamento e soprattutto terapia cognitivo-comportamentale.

I significati del numero 17

Il 17 è un numero primo: vuol dire che non è divisibile (senza resto) con altri numeri naturali, ovvero interi e positivi. Questa è matematica, quindi scienza. Ma ci sono numerosi contesti culturali in cui i numeri assumono un significato diverso, spesso di tipo spirituale e mistico.

Come spiega Astrology, in numerologia il 17 è l’unione tra 1 (che indica individualità e nuovi inizi) e 7 (che simboleggia il risveglio spirituale e la saggezza interiore): il numero 17 quindi è un invito a far emergere il proprio io e seguire la propria guida interiore per raggiungere il successo, sia negli affari che nelle relazioni. Però c’è anche il risvolto della medaglia, perché benché abbia un significato generalmente positivo, può essere considerato in relazione ad alcuni eventi e momenti negativi e quindi scatenare, a lungo termine, una fobia.

Anche nelle religioni il 17 assume un significato particolare. Per esempio nella Bibbia, come scrive BibleStudy, indica il superamento di una situazione, d’altra parte Noè partì con l’arca il giorno 17 del mese Tishri. E anche nel Vangelo: Gesù Cristo risorge il 17 del mese Nisan.

E il 17 è ricorrente in molti modi: solo per citarne alcuni le bestie di Daniele hanno 7 teste e 10 corna; c’è un re, Roboamo, che regna per 17 anni; Giuseppe, figlio di Giacobbe, ha 17 anni quando la famiglia si ricongiunge con l’antenato Isacco. Ma non c’è nessun libro della Bibbia che abbia 17 capitoli.

Le origini dell’eptacaidecafobia

Come accennato, ci possono essere fattori culturali e ambientali che possono influenzare l’insorgere dell’eptacaidecafobia. Si tratta di fattori che si trovano nella storia degli esseri umani, un po’ come quanto già detto per la Bibbia che, anche se non si è credenti o si praticano altre religioni, resta uno dei fondamenti di tre vaste religioni monoteiste.

La paura del numero 17 viene collegata alla storia romana. Scritto in numeri romani risulta infatti XVII, che, anagrammato diventa “VIXI”: a propria volta, tradotto dal latino significa “vissi, sono vissuto”, quindi “non vivo più, sono morto”.

Ma d’altra parte anche gli antichi greci non amavano il 17, che era un numero disprezzato dai pitagorici perché, pur non rappresentando un quadrilatero, si trovava tra due di essi, ovvero il quadrato 4×4=16 e il rettangolo 3×6=18 (il che per chi, come detto, possiede tratti ossessivo-compulsivi può rappresentare un problema).

Accennavamo anche a possibile educazione scaramantica. In questo ha un peso il fatto che nella smorfia napoletana – in cui ogni numero della tombola o del lotto viene associato a un concetto – il 17 è rappresentato da “‘a disgrazziə”, ovvero la sfortuna.

Paura e scaramanzia: il venerdì 17

Come detto, fobia e scaramanzia possono essere collegate e in Italia il venerdì 17 è considerato un giorno sfortunato. Viene generato dall’unione del 17 – e sappiamo cosa significa nella smorfia – con il venerdì, che, in un Paese a maggioranza cattolica, rappresenta il giorno della morte di Gesù Cristo.

Senza contare un detto che recita: “Né di venere né di marte non si sposa e non si parte, né si dà mai inizio all’arte”. È il corrispettivo italiano, in altre parole del venerdì 13 anglosassone e del martedì 13 in Grecia e nei Paesi Latini.

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