Il bullismo relazionale che isola chi lo subisce e ne influenza le relazioni

Il bullismo relazionale è una forma di vessazione che si verifica all'interno di una relazione - di amicizia, d'amore o di qualsiasi altra natura - e che mira a umiliare, danneggiare la reputazione e incrinare i rapporti sociali di chi ne è vittima. Vediamo di che cosa si tratta nello specifico.

Le forme del bullismo sono molteplici, insidiose e, spesso, anche molto subdole e difficili da riconoscere. Talvolta, infatti, esso assume delle connotazioni complesse da etichettare in maniera chiara e definita, e rischia di provocare dolore e insicurezza nelle vittime per molto tempo, prima di essere delineato come tale.

È il caso del bullismo relazionale, diffuso tanto quanto quello fisico e variante dell’abuso psicologico. Di che cosa si tratta, nello specifico? E come possiamo riconoscerlo e contrastarlo? Vediamone i dettagli.

Che cos’è il bullismo relazionale?

Il bullismo relazionale è una forma di vessazione che si verifica all’interno di una relazione – di amicizia, d’amore o di qualsiasi altra natura – e che mira a umiliare, danneggiare la reputazione e incrinare i rapporti sociali di chi ne è vittima.

A differenza di quello fisico, che utilizza percosse, minacce e aggressioni palesi, il bullismo relazionale fa ricorso a metodologie di abuso più sottili, basate perlopiù sulla manipolazione psicologica e sull’isolamento progressivo della persona che lo subisce.

Alcune strategie e tattiche più diffuse possono includere:

  • esclusione sociale, ossia l’escludere o ignorare in modo deliberato la vittima dalle attività e dalle iniziative di un gruppo;
  • diffusione di voci, pettegolezzi e illazioni, volti a rovinare la reputazione sociale dell’individuo soggiogato dal bullismo;
  • cyberbullismo, il quale, come sappiamo, fruisce dei social per infamare, ridicolizzare o diffamare una determinata persona, spesso in modalità anonima o non riconoscibile;
  • manipolazione delle relazioni, quindi tentativi di alienare o allontanare l’individuo bullizzato dalla sua cerchia di amici, parenti e conoscenti.

Le cause che scatenano il bullismo

Ma quali sono le cause alla base del bullismo relazionale? Spesso, tra le motivazioni più radicate, troviamo:

  • fattori individuali, quali: 1) bisogno di avere il potere e di controllare tutto ciò che circonda gli abuser, compresi i rapporti umani; 2) sentimenti di invidia e di gelosia, che spingono a voler danneggiare la persona oggetto di tali sentimenti; 3) insicurezza e bassa autostima, al punto da giustificare la necessità di intimidire gli altri al fine di sentirsi superiori; 4) predisposizione naturale all’aggressività; 5) desiderio di appartenenza, che spesso si tramuta in azioni violente pur di sentirsi accettati;
  • fattori familiari, come: 1) modelli comportamentali aggressivi e arroganti, già osservati in famiglia; 2) mancanza di attenzione, affetto e atteggiamenti amorevoli; 3) disfunzioni all’interno del nucleo familiare e abuso di sostanze, violenza domestica e/o verbale; 4) scarsa disciplina (o disciplina particolarmente severa) e assenza di confini chiari;
  • fattori scolastici, tra cui: 1) poca supervisione e mancanza di regole ferree; 2) ambiente competitivo e tossico; 3) clima di tolleranza nei confronti di forme di violenza e aggressività, derivante da un’insufficiente presa di posizione da parte degli insegnanti e del personale scolastico;
  • fattori sociali, quali: 1) incitamento alla violenza, come forma di forza e potere; 2) esposizione smodata a contenuti aggressivi sui social e online; 3) pressione del gruppo e influenza dei pari, che può spingere a utilizzare la violenza al fine di essere riconosciuti come parte del collettivo;
  • fattori psicologici, come: 1) disturbi del comportamento; 2) elusione di emozioni forti e complesse, tra cui la rabbia, l’insicurezza, la frustrazione o la tristezza, le quali possono essere canalizzate in atti di arroganza.

Le caratteristiche del bullismo relazionale

Come accennato, il bullismo relazionale può declinarsi in diverse forme, spesso difficili da riconoscere, insidiose e prolungate nel tempo. Tra le più comuni, si annoverano senza dubbio:

  • esclusione sociale e isolamento, dalle cerchie di amici, parenti e conoscenti e dalle attività e conversazioni di un gruppo;
  • diffusione di voci, dicerie, pettegolezzi e informazioni dannose (o private), mirate a creare un’immagine negativa della vittima;
  • manipolazione emotiva, con minacce relative al tipo di relazione (che includono la sua conclusione o un suo significativo cambiamento) e ritorsioni;
  • gaslighting, ossia il far dubitare la persona vittima di bullismo delle cose che dice ed esperisce, della propria percezione della realtà e della propria salute mentale;
  • intimidazione, la quale si trasforma spesso in pressione sociale, obbligo di conformazione al gruppo e controllo delle sue azioni, degli spostamenti e delle interazioni sociali;
  • umiliazione pubblica, mediante ridicolizzazione spietata, battute in apparenza innocenti ma subdole e derisione focalizzata sullo sminuire l’individuo e farlo sentire inferiore.

Le conseguenze sulle vittime

Come qualsiasi forma di bullismo, anche quello relazionale ha un impatto notevole sulle persone che lo subiscono, provocando una serie di effetti negativi e invalidanti sul loro equilibrio psicofisico, sul breve e sul lungo periodo. Tra di essi, si citano:

  • ansia e depressione;
  • auto-gaslighting;
  • stress;
  • insonnia e disturbi del sonno;
  • bassa autostima;
  • sintomi psicosomatici più o meno acuti (mal di testa, mal di pancia e affini);
  • isolamento sociale ed emarginazione;
  • difficoltà relazionali;
  • qualità della vita compromessa.

Come si può contrastare?

Possiamo dire che il modo per contrastare il bullismo relazionale ruoti intorno a un’unica parola: educazione. Mediante un approccio multifattoriale che coinvolga più settori e ambiti, infatti, è possibile ridurre sensibilmente le forme di violenza e aggressioni tipiche del bullismo.

Tutto parte, come sempre, dall’ambiente familiare, che deve stagliarsi come sicuro, sano e non violento, per poi proseguire in quello scolastico, nel quale è necessario attuare forti politiche anti-bullismo e instaurare un clima il più possibile inclusivo e sicuro, dove tutti gli studenti possano sentirsi a proprio agio e protetti.

Fondamentale è, poi, la collaborazione tra famiglie e scuola, con monitoraggio continuo, attività di gruppo e iniziative che siano in grado promuovere la diversità, l’inclusività e il rispetto reciproco.

Senza dimenticare, infine, le partnership con le organizzazioni locali (come associazioni e servizi sociali) e campagne di sensibilizzazione pubblica, mirate a educare la comunità sui rischi e gli effetti del bullismo relazionale e sulla sua prevenzione.

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