Congedo mestruale: cos'è e perché porterebbe benefici economici e sociali a tutti

Il congedo mestruale è un tipo peculiare di permesso lavorativo che prevede la sospensione momentanea dei propri impegni professionali a causa di dolori mestruali forti e invalidanti, al punto da non consentire l'adempimento delle consuete attività quotidiane e lavorative. Vediamo di che cosa si tratta nel dettaglio.

A volte, il dolore è così acuto da invalidare qualsiasi tipo di azione, anche la più piccola e insignificante. I capogiri rendono impossibile i gesti più naturali, e la nausea si interpone tra la propria bocca e qualsiasi tipo di cibo.

La causa? La dismenorrea, dolore uterino che sorge o durante il periodo delle mestruazioni, o due/tre giorni prima. Esso, nella maggior parte dei casi, risulta sordo, crampiforme e costante oppure acuto e pulsante, irradiandosi, spesso, dal basso ventre alla schiena e alle gambe.

Proprio questo dolore è al centro del dibattito sul congedo mestruale, la cui introduzione si sta rivelando sempre più necessaria per la salvaguardia del benessere psicofisico di tutte le persone che soffrono maggiormente durante le proprie mestruazioni.

Vediamo di che cosa si tratta nel dettaglio.

Che cos’è il congedo mestruale?

Il congedo mestruale è un tipo peculiare di permesso lavorativo che prevede la sospensione momentanea dei propri impegni professionali a causa di dolori mestruali forti e invalidanti, al punto da non consentire l’adempimento delle consuete attività quotidiane e lavorative.

Di fatto, si tratta di una forma specifica di malattia che non rientra, però, nei parametri “canonici” di quest’ultima, bensì caratterizza una categoria a sé, che deve essere riconosciuta in quanto tale e che non deve inficiare la qualità della vita – sul posto di lavoro o a scuola – delle donne e delle persone che mestruano.

Ciò che si chiede, infatti, è la possibilità di assentarsi o di lavorare in modalità flessibile nei giorni in cui la sofferenza è più acuta, senza intaccare la propria retribuzione (o, nel caso della scuola, i giorni di assenza previsti), al fine di prendersi cura del proprio corpo o, nell’eventualità dello smart working, garantire la produttività, ma da un luogo più confortevole e adatto alle proprie esigenze.

Perché è importante parlarne

Sulla carta, sembra semplice. Peccato che, tuttora, parlare delle mestruazioni sembra costituire ancora un tabù, qualcosa di “vergognoso” e “schifoso” di cui è meglio tacere, circondato da una spessa coltre di stigma, disinteresse e silenzio.

Come spiega il progetto di arte pubblica CHEAP, fautore della campagna di sensibilizzazione Legalize Mestruazioni:

Non se ne deve parlare, non vanno nominate. Quando le abbiamo, le dobbiamo nascondere. Se stiamo male, non possiamo dirlo. Sembra un romanzo di Chuck Palahniuk e invece sono le nostre mestruazioni di cui molto semplicemente non dovremmo parlare. E ancora, non sono professionali, non sono sexy, non sono pulite, non sono interessanti. Non riguardano tutti, ma sono una “cosa da donne”.

Se a questo, poi, si sommano il modo in cui le mestruazioni vengono sminuite – quel poco che se ne discute apertamente -, le battute sull’umore che (ancora!) vengono rivolte alle donne in qualsiasi contesto e le molteplici difficoltà per alcune persone di accedere a bagni sicuri e a prodotti mestruali, il quadro che ne deriva è disastroso e preoccupante.

Per tale motivo, risulta più che mai fondamentale parlare di mestruazioni e congedo mestruale, perché solo attraverso un’opera lenta ma incessante di educazione e abitudine al dialogo è possibile rivoluzionare l’approccio a questi temi.

Confrontarsi su di essi, inoltre, è importante per:

  • la salute e il benessere delle donne e delle persone che mestruano, soprattutto perché si consente di riconoscere come naturale il ciclo mestruale e di affrontare meglio, quindi, il disagio e il dolore a esso correlati;
  • l’equità sul lavoro, dal momento che introdurre il congedo mestruale darebbe origine a luoghi professionali più equi e attenti alle esigenze di qualsiasi lavoratore e lavoratrice, facendo sentire tutti i dipendenti e collaboratori accolti e compresi;
  • la produttività, legata al fatto che se una donna ha l’opportunità di prendersi cura di sé e del proprio corpo durante periodi di intenso dolore, a lungo termine si sentirà maggiormente a proprio agio e renderà di più a livello produttivo;
  • la promozione dell’inclusività e, in generale, di una società più rispettosa, comprensiva e vigile nei confronti delle necessità di ciascun individuo.

Il congedo mestruale in Italia

Nonostante i numerosi tentativi, in Italia, purtroppo, manca una legislazione specifica che regoli il congedo mestruale. Perciò, non sono mancati dibattiti e proposte volte a introdurre delle misure in grado di attenuare l’assenteismo causato dai dolori mestruali e di sensibilizzare la popolazione sulle difficoltà che alcune persone affrontano durante questo periodo del mese.

Lo scopo, infatti, è creare una vera e propria “giustizia mestruale”, come precisa ancora CHEAP:

Il nostro Paese deve dotarsi di un’agenda per la giustizia mestruale, perché le mestruazioni non sono solo una questione personale, ma una questione di diritti umani e salute pubblica. Organizzazioni come la nostra possono fare la differenza, promuovendo una narrazione non stereotipata delle mestruazioni e facendo pressioni, non solo in Italia, ma anche nei Paesi in cui interveniamo, affinché vengano adottate politiche consapevoli perché la giustizia mestruale diventi realtà. La campagna Legalize Mestruazioni vuole aprire un dibattito pubblico per portare al centro le persone che hanno le mestruazioni.

Alcuni esperimenti, però, sono stati fatti. La prima proposta, Istituzione del congedo per le donne che soffrono di dismenorrea, per esempio, risale al 27 aprile 2016 e fu presentata alla Camera dei Deputati dalle deputate del PD Mura, Sbrollini, Iacono e Rubinato. Essa prevedeva, per le donne lavoratrici con contratto subordinato o parasubordinato, sia a tempo pieno che parziale, a tempo determinato, indeterminato o a progetto, la possibilità di usufruire di un congedo di massimo tre giorni al mese, retribuiti regolarmente al 100% – previo certificato di un medico specialista.

Poiché bocciata, il 20 febbraio 2023 i deputati Piccolotti, Zanella, Bonelli, Borrelli, Dori, Evi, Fratoianni, Ghirra, Grimaldi, Mari e Zaratti ci hanno riprovato e hanno presentato alla Camera l’Introduzione di un congedo per le studentesse e le donne lavoratrici che soffrono di dismenorrea nonché disposizioni in materia di distribuzione gratuita di contraccettivi ormonali, disegno di legge con cui si stabiliva il diritto di assentarsi dal lavoro per un massimo di 2 giorni al mese, anche in questo caso regolarmente retribuiti e previa presentazione del certificato medico.

Al momento, il dibattito è ancora scisso: alcuni sostengono che il congedo mestruale potrebbe effettivamente migliorare la qualità della vita delle donne che soffrono di dismenorrea, mentre altri temono che esso possa acuire le discriminazioni di genere e le disparità sul posto di lavoro, rallentando le carriere – e le assunzioni – delle donne perché ritenute “fragili”.

In ogni caso, ci troviamo di fronte a un ingombrante vuoto legislativo, che, tuttavia, alcune aziende hanno deciso di colmare in autonomia, implementando le politiche di welfare che permettono alle donne di richiedere permessi retribuiti nei giorni di dolore mestruale più acuto.

Risultato? Maggiore benessere sul luogo di lavoro e più produttività una volta tornate in ufficio.

La situazione nel resto del mondo

E nel mondo, com’è la situazione? Ad oggi, i Paesi che hanno deliberato una legislazione in merito al congedo mestruale sono i seguenti:

  • Giappone: introdotta nel 1947, la misura prevede che le donne possano assentarsi dal lavoro per un numero illimitato di giorni, ma senza ricevere retribuzione. Alcune aziende, però, hanno deciso di garantire un’indennità parziale o totale alle donne che ne usufruiscono;
  • Taiwan: il congedo mestruale consente fino a tre giorni di assenza al mese, retribuiti al 50% ed equiparati ai giorni di malattia;
  • Zambia: qui, le donne possono usufruire di un solo giorno di congedo mestruale, senza la necessità, però, di presentare un certificato medico;
  • Spagna: il primo Paese europeo in cui è stata approvata una legge sul congedo mestruale, entrata in vigore il 1° giugno 2023 e consistente in un’assenza di massimo tre giorni al mese – interamente sovvenzionati dallo Stato – per tutte le donne lavoratrici che soffrono di dolori mestruali invalidanti, previa presentazione del certificato medico.
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