Iktsuarpok, quell'ansia che ci prende durante un'attesa che non sappiamo dire
Iktsuarpok è un termine Inuit che definisce quella forma di ansia dell'attesa che ci prende quando aspettiamo qualcosa o qualcuno: ecco come gestirla.
Iktsuarpok è un termine Inuit che definisce quella forma di ansia dell'attesa che ci prende quando aspettiamo qualcosa o qualcuno: ecco come gestirla.
Un’emozione che ha un nome ben preciso, iktsuarpok, e che ha diversi significati che ci saranno utili a comprendere cosa ci accade davvero.
Nonostante l’ansia dell’attesa e la trepidazione che ci invade quando aspettiamo qualcosa o qualcuno sia un’emozione condivisa e provata da tantissimi di noi, a prescindere dal sesso, dall’età e della provenienza, In italiani così come in inglese, non esiste una parola precisa che la definisce. Esiste però un termine, iktsuarpok, che ci spiega esattamente quello che si prova in quei momenti.
Una parola che viene dall’Inuit, il complesso di lingue eschimo-aleutine che sono parlate dalla popolazione della Groenlandia e in particolare dagli eschimesi, e che identifica la frustrazione di aspettare che qualcuno si presenti.
Certo, in italiano la parola frustrazione non ha un’accezione proprio positiva, ma di fatto quella sensazione dell’attesa e che fisicamente si traduce nel continuare a guardare l’orologio, che si apra una porta, controllare il telefono dopo avere mandato un messaggio importante, è definita esattamente così.
Il termine iktsuarpok è nato per identificare con una sola parola la sensazione dell’attesa, un concetto che mai come nella società moderna trova una sua reale e concreta manifestazione.
L’avvento della tecnologia e dei social, infatti, ha azzerato o comunque molto limitato la possibilità di dover aspettare. Banalmente non si fa nemmeno più la coda in tanti posti grazie all’utilizzo di internet e delle app. Così come la possibilità di videochiamarsi o mandarsi foto e video ha azzerato le distante e anche la trepidazione di aspettare del tempo prima di rivedere qualcuno a cui si tiene.
E che, quindi, quando accade che si debba realmente aspettare qualcosa o qualcuno senza possibilità di scorciatoie, anche per le cose più banali, si presenta più forte che mai, anche perché non si è abituati a provarla. Una forma di ansia che è assimilabile alla FOMO (Fear of Missing Out), ovvero la “paura” di perdersi qualcosa, che però a differenza di questa non provoca problemi seri in chi la vive.
Uno stato di trepidazione positivo, quindi, che ci spinge a concentrarci totalmente e con una febbrile agitazione verso ciò o verso quel qualcuno che si sta aspettando. Scatenando emozioni che vanno dall’impazienza, dal controllo ripetuto dell’orologio, della finestra o della porta, a emozioni di felicità anticipata e di voglia che accada quello che si sta attendendo.
Ma che nella sua traduzione, significa anche quella sorta di trepidazione snervante tipica di quando si attende qualcuno che è in ritardo, che sappiamo che deve arrivare ma che non ci ha avvisato di quando lo farà di preciso.
Quel nervosismo che potrebbe arrivare quando si è in attesa di un pacco che ci davano in consegna ma che ancora non è arrivato e che spesso sfocia in pensieri negativi. Non una semplice attesa quindi, prima di particolari emozioni, ma un’attesa partecipata, che sentiamo dentro a livello emotivo e che ci coinvolge nelle mente e nel corpo.
Ma quindi l’iktsuarpok è una cosa positiva oppure no? Tutto dipende da come lo si vive e da come si gestisce l’ansia dell’attesa.
Come per ogni emozione, infatti, anche nel caso dell’iktsuarpok non si può parlare di positivo o negativo, dopo tutto anche emozioni come la rabbia servono, purché le si gestisca nel modo corretto, senza farsi travolgere ma assecondandole fino a lasciarle andare via.
Cosa che deve essere fatta anche con l’ansia dell’attesa, una sensazione che rende senza dubbio più frizzante il nostro attendere ma di cui non dobbiamo diventare vittime.
Provare desiderio, attesa ed essere impazienti per qualcosa o qualcuno può fare bene, ma solo se queste emozioni ci creano gioia e una sensazione positiva dentro. Se al contrario ci fanno stare male, ci creano tensione e ci facciamo travolgere da loro, è importante distaccarsene, guardarle dall’esterno e capire che non c’è nulla di cui preoccuparsi, che ciò che aspettiamo se deve essere sarà e che non ne possiamo avere il controllo.
Vivo seguendo il mantra "se puoi sognarlo puoi farlo". Sono una libera professionista della vita. Una porta verde, una poltrona rossa e una vasca da bagno sono le mie certezze, tutto il resto lo improvviso.
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