Neocatecumenali: in cosa credono, come vivono e perché spesso hanno molti figli

Cristiani cattolici che vivono in comunità, spogliandosi di ogni avere personale, in cambio di una vita di condivisione, proprio come la famiglia di Nazareth. Chi sono i neocatecumenali e perché sono criticati?

Con il termine neocatecumenali facciamo riferimento a un gruppo formato da più di 20.000 comunità in 134 nazioni all’interno di parrocchie della Chiesa Cattolica. Il Cammino Neocatecumenale, questo il nome corretto, non è un’associazione o un movimento religioso a sé.

I neocatecumenali sono cristiani cattolici che scelgono di riunirsi in famiglie e comunità per intraprendere un nuovo percorso di evangelizzazione, attraverso la catechesi, l’insegnamento della fede cristiana.

Lo stesso Papa Giovanni Paolo II riconobbe le comunità neocatecumenali, dallo Statuto del Cammino Neocatecumenale, come

un itinerario di formazione cattolica, valida per la società e i tempi odierni.

Origini e diffusione del movimento neocatecumenale

Il Cammino Neocatecumenale nacque nel 1964 in Spagna, in ambienti piuttosto degradati della società. Le baracche di Palomeras Altas (a Madrid) raccoglievano vagabondi, analfabeti, delinquenti, immigrati, poveri, emarginati. Qui la vita cristiana venne improntata a un modello di Chiesa primitiva, fatto di regole ferree seguite alla lettera da tutti.

Momento cruciale di questa storia fu l’arrivo a Palomeras Altas di Francisco Josè Gomez Argüello conosciuto come Kiko. Il pittore spagnolo abbandonò tutto per ritirarsi in povertà nelle baracche, vivendo col solo supporto della fede. Fu lui, che già aveva una formazione teologica, a dare il via a uno dei principi che costituisce il Cammino Neocatecumenale, il processo di evangelizzazione degli adulti.

A Kiko si era unita un’altra spagnola, che insieme a lui rappresenta la fondatrice del Cammino, Carmen Hernandez. Laureata in chimica, si formò in seguito nell’Istituto delle Missionarie di Cristo Gesù e ottenne la licenza in Teologia. Insieme portarono l’esperienza comunitaria dei Neocatecumeni fuori da Madrid, con l’appoggio dell’allora Arcivescovo Casimiro Morcillo.

I due arrivarono anche a Roma nel 1968, quando portarono il Cammino Catecumenale dove c’era lo Stato Vaticano, grazie a lettere di raccomandazione dell’Arcivescovo inviate a importanti esponenti della Chiesa, compreso il vicario del Papa.

Nel corso dei decenni anche i Pontefici hanno riconosciuto il valore positivo del Cammino, a cominciare da Giovanni Paolo II. Anche Benedetto XVI ne ha sostenuto l’espansione, così come Francesco I, il quale ha apportato anche alcune critiche.

Regole e pratiche principali dei neocatecumenali

Il Cammino Neocatecumenale è a tutti gli effetti un percorso, che inizia con un processo di formazione, per arrivare a ri-convertirsi e a convertire a propria volta gli altri.

Le persone scelte come adepti, a cui i neocatecumenali si rivolgono principalmente, sono laiche già battezzate o poco convinte della propria fede cattolica. Per questo il cammino consiste in una rieducazione e formazione nuova alle sacre scritture e agli insegnamenti del cattolicesimo.

Anche se non si tratta di un movimento vero e proprio, i neocatecumenali hanno comunque un’organizzazione precisa, che consiste in pratiche e regole da seguire alla lettera.

Le tappe del cammino

Ci sono diverse tappe o fasi, che cominciano con una catechesi iniziale e culminano con un pellegrinaggio in Terra Santa. Lo step che consente di passare da una fase all’altra del Cammino è chiamato scrutinio: in queste sessioni i catechisti interrogano ogni membro della comunità, con domande molto specifiche, anche intime e personali. La persona è seduta su una sedia al centro della sala dinanzi ai catechisti, circondata dagli altri membri.

C’è una fase pre-catecumenale di circa 2 anni, che inizia con l’invito del parroco nella propria parrocchia per parlare, continua con degli incontri e si conclude con una convivenza di qualche giorno. Durante il percorso, scrutinio dopo scrutinio, il nuovo adepto impara le Scritture e si svuota del vecchio sé per rinascere nel nuovo battesimo.

Convivenza

I neocatecumenali si organizzano in famiglie, infatti la famiglia è uno dei principi più importanti. Le famiglie si riuniscono poi in comunità, pertanto la convivenza è uno degli aspetti principali. L’educazione alla vita comunitaria passa attraverso un momento molto importante: la giornata mensile di convivenza.

In essa, dopo la celebrazione delle Lodi, ciascun membro rende gli altri partecipi della propria esperienza, delle proprie difficoltà, in un’ottica di reciproco incoraggiamento circa l’operato di Dio nella storia di ciascuno.

Formazione e preghiera

La formazione è continua all’interno del cammino neocatecumenale, e sono i genitori i principali insegnanti. Sono tenuti a formare i propri figli in maniera perfetta, perché ogni neocatecumenale deve conoscere le sacre scritture. La preghiera è fondamentale, così come i canti e le messe, che sono, ovviamente, obbligatorie. In casa si prega tantissimo, la preghiera è un momento importante di condivisione.

Famiglie

Come abbiamo detto, la famiglia è il luogo principale dove si svolge l’insegnamento e l’educazione neocatecumenale, un punto cruciale ma anche molto criticato dall’esterno. Il rapporto tra genitori e figli, e tra fratelli, è particolare, fatto di estremo rispetto, dialogo e condivisione, ma senza esternazione di emozioni.

Il contrasto tra membri della famiglia non esiste, se ci sono dubbi o sensazioni diverse, se ne parla insieme senza litigare. I figli o i fratelli minori devono prendere per vero e corretto ciò che i più grandi insegnano.

Figli

Una delle regole più note dell’esperienza neocatecumenale è quella della riproduzione. I neocatecumenali vietano categoricamente ogni metodo contraccettivo, che sia artificiale o naturale. Il rapporto sessuale è esclusivamente finalizzato alla riproduzione, alla crescita della famiglia per avere nuovi adepti. Il sesso non ha nulla a che vedere con il piacere né come atto di intimità e di amore.

Per questo le famiglie neocatecumenali sono molto numerose, con tanti figli e fratelli. Inoltre, dal momento che la formazione avviene fin da subito all’interno della famiglia, i genitori responsabilizzano presto i loro figli, a prendersi cura della casa e dei fratelli minori.

Per questo anche il rapporto tra fratelli è insolito: i fratelli maggiori “tengono d’occhio” i minori, approvano o meno le loro amicizie, si aspettano tra di loro a scuola ma non parlano né giocano particolarmente insieme.

Denaro

I neocatecumenali esortano i nuovi adepti a donare il proprio denaro, e la sollecitazione avviene a tutti i livelli di adesione attraverso la pratica della “decima” dopo la prima tappa del cammino, con cui i soldi vengono raccolti in un sacco nero come simbolo di “spazzatura”.

Tuttavia, i soldi donati vengono utilizzati per le strutture e le attività del cammino, che possiede un ingente patrimonio utilizzato per la missione, gestito solamente dai vertici.

In occasione del secondo scrutinio i catecumeni vengono invitati a spogliarsi di tutti i loro beni, azzerando il loro conto corrente e consegnando da quel momento la decima parte del loro stipendio mensile, pena l’impossibilità di procedere nel cammino di catecumenato.

Esperienze personali di ex membri e testimonianze

neocatecumenali
Fonte: iStock

Essere un neocatecumenale non è semplice, talvolta si nasce in una famiglia che segue il Cammino e si è costretti a crescere secondo questo insegnamento. Altre volte si vive in una comunità neocatecumenale per anni, per poi non riuscire più a reggere lo stile di vita, o cambiare idea, farsi domande, avere dei dubbi. Per questo tante persone sono uscite, o desiderano uscire dalla comunità neocatecumenale, e hanno lasciato delle testimonianze su come fosse realmente la vita nella loro esperienza.

1. Isabella

Dal sito Adista News si legge la testimonianza di Isabella, ex neocatecumenale insieme a suo marito.

Abbiamo camminato in questa comunità per 28 anni credendo che tutto il loro insegnamento provenisse dal magistero della Chiesa cattolica. Purtroppo, dopo molti anni, tra shock e incredulità, ci siamo ritrovati a dubitare di questo itinerario di fede. Spesso abbiamo avuto molti contrasti tra di noi, litigi, incomprensioni, gelosie; si mettono al centro solo il peccato, le imperfezioni e le debolezze delle persone.

E ancora aggiunge:

 si condividevano le nostre vite in modo molto profondo e personale, anche in aspetti dettagliati e intimi del rapporto tra marito e moglie, al punto che poi si manifestavano paura, rabbia, depressione, ansia.

2. Martina

Altre testimonianze critiche sono state raccontate in seguito a un episodio accaduto a Bari e riportato su un giornale online locale. Una maestra si trovò in difficoltà quando, dopo aver chiamato a colloquio i genitori di un suo alunno, vide presentarsi un bambino di 12 anni. In famiglie numerosissime come quelle neocatecumenali, infatti, non è insolito che i fratelli maggiori si occupino dei minori, anche per questioni come quelle scolastiche.

C’è un controllo anche sulle amicizie, visto che i non credenti o gli esterni al Cammino non sono visti di buon occhio. A tal proposito raccontava l’allora 23enne Martina, che stava cercando di uscire dalla comunità a cui la sua famiglia voleva invece restare saldamente ancorata:

“I rapporti sociali sviluppati con gente che possiede altre credenze o che pratica altre religioni sono malvisti […] I neocatecumenali sono un movimento chiuso, quasi una casta, un gruppo elitario ed endogamo che quindi non può avere rapporti di nessun tipo col persone esterne”.

3. Giacomo

Sempre su Adista News è raccontata anche la storia di Giacomo, che ha abbandonato il Cammino non per le violenze psicologiche subite, o perché avesse “aperto gli occhi” su alcune pratiche negative, ma per un fatto gravissimo che purtroppo è accaduto a lui e ai suoi figli. Giacomo infatti ha scoperto, dopo più di 20 anni di percorso, che un “fratello neocatecumenale” aveva abusato dei suoi bambini.

Per aver denunciato le molestie al parroco della sua comunità, venne allontanato dalla comunità stessa, perché i neocatecumenali difesero il molestatore, riconoscendo di sapere già del suo comportamento. Che non veniva punito, ma perdonato secondo la grazia del Signore.

I figli crescendo hanno sperimentato diverse conseguenze terribili sulla loro salute psicologica e fisica, a causa dei traumi subiti all’interno del Cammino. Così conclude la testimonianza Giacomo:

Questo trauma resterà indelebile, ho detto al vescovo che ci si deve attenere alle leggi; se non si mettono in pratica le leggi disposte per il popolo, si deve essere condannati. Se questo non avviene nella vita reale, pensate che Dio concederà il perdono?

Controversie e opinioni

Sulla vita neocatecumenale e le loro regole fin da subito sono state mosse diverse critiche e opinioni controverse. Non soltanto dalla società laica, ma anche e soprattutto dalla Chiesa stessa.

Critiche da parte della Chiesa

Nonostante si tratti di un percorso riconosciuto dalla Chiesa, non sono state poche le critiche anche di prelati riguardo alcuni aspetti neocatecumenali. Giovanni Paolo II, che aveva riconosciuto personalmente la validità del Cammino, nel 1983 fece un discorso che esortava i neocatecumenali a non distaccarsi completamente dalle parrocchie e dalle diocesi, per il rischio di diventare troppo rigido e chiuso alla vita esterna.

La Chiesa criticava infatti principalmente la tendenza delle comunità neocatecumenali a isolarsi e escludere gli altri fedeli. Praticavano messe precluse a chi non faceva parte del Cammino, erano rigidi e chiusi verso gli altri, si distaccavano sempre di più dalla diocesi stessa. Anche il percorso veniva portato avanti principalmente da parte di laici, che assumevano più importanza dei parroci stessi. Gli incontri del percorso neocatecumenale avvenivano senza la presenza della diocesi, così come la formazione.

La liturgia stessa era modificata, infatti spesso apportavano cambiamenti nelle messe riservate ai neocatecumenali, e anche il contenuto della catechesi si differenziava da quello canonico della Chiesa cattolica.

Altre critiche e controversie

Una delle principali critiche, che accomuna spesso i neocatecumenali a una setta religiosa, è quella psicologica. Partendo dall’impegno del percorso, che risulta per i più eccessivo, sia come durata che come contenuti di insegnamento. Inoltre, grazie alle testimonianze di chi è uscito dal cammino, è emersa una forte pressione psicologica, intransigenza e rigidità opprimenti.

Si parla anche di veri e propri plagi e abusi psicologici, tra cui costringere gli adepti ad aprirsi, a confessare cose anche estremamente intime durante gli incontri. Negli scrutini infatti vige la pratica nella quale i catechisti interrogano ogni membro della comunità, con domande molto specifiche, anche intime e personali.

La persona è seduta su una sedia al centro della sala dinanzi ai catechisti, circondata dagli altri membri. Secondo alcuni psichiatri sarebbe una sorta di plagio psicologico tipico delle sette che puntano a rendere la persona psicologicamente vulnerabile e succube.

Opinioni

I neocatecumenali sono comunque oggi all’incirca 1600 famiglie, e continuano il loro cammino di neocatechesi. Le critiche principali infatti, a parte quelle della Chiesa, sono da valutare nel contesto. Tutte le realtà religiose che hanno regole ferree, con un percorso di iniziazione e indottrinamento, fanno storcere il naso dall’esterno.

Sicuramente si tratta di una parte della religione particolarmente rigida e intransigente, che ritiene la propria opinione al di sopra di tutto, perché dettata dal Signore. L’unico modo di vivere secondo la religione cattolica, in maniera cristiana e giusta. Spesso viene accumunata alle sette religiose, specialmente perché fa donare il denaro alla comunità, e gli scrutini sono pratiche pressoché manipolatorie.

Non tutti gli aspetti delle comunità neocatecumenali sono rigidi e negativi, come alcune parti della cristianità che sono positive. Basti pensare alla carità cristiana, all’aiuto reciproco, al rispetto dell’altro, alla condivisione, alla preghiera. Tanto che la maggior parte di chi ne fa parte, lo fa con convinzione dopo aver intrapreso l’intero percorso.

L’idea principale, che ispira tutto il Cammino Neocatecumenale infatti è racchiuso nella frase chiave dei neocatecumenali:

Bisogna fare comunità cristiane come la Sacra Famiglia di Nazareth, che vivevano in umiltà, semplicità e lode: l’altro è Cristo.

Il futuro del movimento e la sua influenza sulla Chiesa

Nonostante le critiche e le controversie sulle regole e il pensiero del movimento neocatecumenale, è ancora oggi in espansione. Negli anni sono diversi gli incontri con figure importanti della Chiesa, primo fra tutti il Papa. In questi incontri le comunità neocatecumenali si muovono in massa per incontrare i fondatori Kiko e Carmen, per dire la propria testimonianza e conoscere le altre famiglie.

Inoltre, uno dei principi del movimento è il pellegrinaggio di evangelizzazione: fin da subito, e ancora oggi, le comunità neocatecumenali sono invitate dai parroci di chiese di paesi e città per sensibilizzare i propri fedeli alla parola di Dio. L’influenza dei neocatecumenali sulla Chiesa è dunque forte, perché riesce a portare con sé sempre più adepti, un fenomeno che le diocesi stanno invece perdendo nell’età moderna.

Il futuro dei neocatecumenali è incerto, sono sempre di più le persone cresciute in una famiglia neocatecumenale che escono o vogliono uscirne, ma nel contempo sono ancora molti i fedeli che intraprendono il Cammino. D’altronde non è facile lasciare il Cammino, dopo che si è stati spogliati di ogni avere, e dopo che molto spesso gli adepti abbandonano il proprio lavoro per vivere secondo il Cammino e tornare alla vita “normale”.

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