Quando si festeggia il Natale Ortodosso? Le differenze tra Natale ortodosso e cattolico

In apparenza simili ma, a ben vedere, caratterizzati da una molteplicità di differenze: stiamo parlando del Natale ortodosso e del Natale cattolico, i quali si distinguono non solo per la data, ma anche per riti liturgici, simboli e tradizioni culturali. Scopriamo punti di raccordo e divergenze nel dettaglio.

Ai meno attenti (o esperti), essi sembrano coincidere. In realtà, però, il Natale ortodosso e quello cattolico presentano non solo punti di raccordo, ma anche molteplici differenze.

Di quali si tratta? E che cosa rappresentano simboli, rituali e tradizioni, in ciascuno di essi? Analizziamo similitudini e diversità nel dettaglio.

Quando si festeggia il Natale ortodosso?

Iniziamo con lo specificare le date. Se il Natale Cattolico, come ben sappiamo, si celebra il 25 dicembre, il Natale Ortodosso, al contrario, si festeggia il 7 gennaio. Perché? Il motivo è molto più semplice di quanto si creda, e non ha nulla a che vedere con lo scisma d’Oriente del 1054 (che diede vita alla separazione netta tra le due Chiese).

Si tratta, infatti, in un mero discorso di calendario: la Chiesa ortodossa, infatti, segue ancora il calendario giuliano, così chiamato in onore di Giulio Cesare – che lo introdusse -, mentre quella cattolica segue il calendario gregoriano, inaugurato nel 1582 da papa Gregorio XIII – che modificò il primo. Proprio a causa di tale cambiamento, i giorni compresi tra il 5 e il 13 dicembre 1582 furono cancellati, ragion per cui il “nostro” 25 dicembre si è tramutato nel 7 gennaio.

Se il Natale cattolico, poi, interessa gran parte dell’Occidente, il Natale ortodosso riguarda Russia, Serbia, Georgia, Macedonia del Nord e la maggior parte delle Chiese ortodosse orientali. Ciononostante, alcune di queste ultime hanno deciso di seguire il calendario gregoriano (pur restando ortodosse) e di festeggiare il Natale il giorno del 25 dicembre, come la Grecia, la Romania e la Bulgaria.

Le differenze tra Natale ortodosso e Natale cattolico

Oltre al calendario, le differenze tra Natale ortodosso e Natale cattolico concernono anche il simbolismo, il periodo, la preparazione, i riti liturgici e le tradizioni culturali che li caratterizzano. Vediamo quali sono le principali:

  • periodo di preparazione: per i cattolici, il Natale è preceduto dall’Avvento, della durata di circa quattro settimane, mentre gli ortodossi osservano il Digiuno della Natività, un periodo di purificazione spirituale lungo 40 giorni in cui si astengono da latticini, carne e altri cibi ricchi di nutrienti (con l’eccezione del pesce, che si può mangiare il mercoledì e il venerdì);
  • iconografia e simbolismo: per il cattolicesimo, il presepe riveste un ruolo di primaria importanza, così come il Bambino Gesù (posto al suo centro); gli ortodossi, invece, vedono nell’icona della Natività l’elemento principale;
  • calendario liturgico: le celebrazioni del Natale cattolico prendono avvio il 25 dicembre e si concludono il 6 gennaio, con l’Epifania, mentre il Natale ortodosso, come abbiamo visto, dà avvio ai suoi festeggiamenti il 7 gennaio per poi culminare il 19 gennaio, con la festa del Battesimo di Cristo (ossia l’Epifania secondo il calendario giuliano).

I riti e le tradizioni

Gli aspetti dissimili tra il Natale ortodosso e quello cattolico interessano, come accennato, anche i riti e le tradizioni, capaci di variare in maniera significativa ed emblemi delle differenze culturali, spirituali e liturgiche tra le due Chiese.

Nello specifico, per quanto riguarda i riti liturgici relativi al Natale cattolico, quest’ultimo è preceduto, come è noto, dall’Avvento, con l’accensione – quattro settimane prima del 25 dicembre – di quattro candele raffiguranti speranza, pace, gioia e amore. La celebrazione centrale è la Messa di mezzanotte, che celebra la nascita di Gesù a Betlemme, impreziosita dagli inni tradizionali e popolari come Adeste Fideles e Tu scendi dalle stelle. A rappresentare emblematicamente la Natività, infine, vi è il presepe, introdotto da San Francesco d’Assisi nel XIII secolo.

A livello culturale, i festeggiamenti cattolici sono arricchiti dall’albero di Natale – decorato con luci, palline e simboli religiosi -, dallo scambio di regali – in ricordo dei doni dei Re Magi a Gesù – e dal pranzo di Natale – un pasto generalmente abbondante costellato di piatti tipici e tradizionali.

Il Natale ortodosso, invece, è anteceduto dai 40 giorni del Digiuno della Natività, in cui si evitano carne, latticini, alcol e, a volte, anche l’olio, e che termina la sera del 6 gennaio, giorno della Vigilia di Natale, inaugurata con una lunga veglia e la lettura delle profezie messianiche.

A seguire, il 7 gennaio, si tiene la Divina Liturgia, ossia la celebrazione solenne ricolma di canti e preghiere che omaggiano la nascita di Cristo. Per concludere, una volta terminato il giorno di Natale, i sacerdoti ortodossi visitano le famiglie e benedicono le abitazioni con acqua santa.

Per quanto concerne le tradizioni culturali, inoltre, in molti paesi ortodossi – come la Russia e l’Ucraina – i bambini sono soliti intonare canti tradizionali (tra cui i kolyadki), ricevendo doni in cambio. La cena della Vigilia, poi, può arrivare anche a dodici portate, una per ogni apostolo: spesso è servita la Kutia, piatto tradizionale a base di grano bollito, miele, noci e semi di papavero, simbolo di abbondanza e vita eterna. Durante la Vigilia, infatti, il digiuno diventa rigidissimo e prevede il consumo di cibo “socivo”, ovvero frutta e grano lesso.

Anche il Natale ortodosso prevede un albero decorato e lo scambio di doni, il quale avviene, però, a Capodanno o durante l’Epifania (19 gennaio).

Simboli e significati religiosi

Anche per quanto riguarda i simboli e i significati religiosi a essi correlati vi sono divergenze, ma anche similitudini. Partendo da queste ultime, il Natale ortodosso e il Natale cattolico condividono:

  • la stella, che riecheggia quella che guidò i Magi fino a Betlemme, ed è simbolo della luce di Gesù che guida i fedeli verso la salvezza;
  • la mangiatoia, emblema dell’umiltà di Cristo, nato, appunto, in una condizione di estrema povertà, e la sua conseguente vicinanza agli ultimi;
  • la Sacra Famiglia, ossia Maria, Giuseppe e Gesù, incarnazione della centralità della famiglia, fonte di amore e fede;
  • gli angeli, portatori dell’annuncio della nascita di Cristo e simbolo del collegamento tra il cielo e la terra.

Le differenze sono, invece, le seguenti:

  • i cattolici fanno riferimento al presepe, rappresentazione della scena della Natività popolata da personaggi umani e animali e ricordo della semplicità e del mistero della nascita di Gesù, mentre gli ortodossi fanno ricorso all’Icona della Natività, dove Cristo bambino è posto al centro, con intorno Maria, Giuseppe, gli angeli e i pastori, e dove ogni elemento ha un significato teologico, enfasi del mistero dell’Incarnazione;
  • i cattolici posseggono la Corona dell’Avvento, emblema del periodo di preparazione spirituale prima del Natale e adornata con quattro candele, le quali rappresentano la speranza, la pace, la gioia e l’amore, mentre gli ortodossi hanno la Stella di Betlemme, con otto punte a indicare la nuova creazione in Cristo;
  • i cattolici, ancora, decorano le proprie case con l’albero di Natale, simbolo dell’albero della vita, dell’eternità e con addobbi che raffigurano la gioia e la grazia divina, mentre gli ortodossi, a livello simbolico, presentano la Kutia, piatto rituale composto da grano, miele e semi di papavero e simbolo della vita eterna e dell’unione spirituale;
  • per concludere, i cattolici fanno ricorso a candele la cui luce rappresenta Cristo, inteso alla stregua di “luce del mondo” che dissipa le tenebre del peccato, mentre gli ortodossi praticano il digiuno come purificazione dell’anima e preparazione per accogliere Cristo.
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