Può capitarci nella vita una relazione tossica, e ce n’è una che potrebbe risultare, in base alla propria bolla sociale, più o meno ricorrente: si tratta della relazione tira e molla. Non si tratta di quelle relazioni in cui semplicemente ci si lascia e ci si riprende per periodi più o meno lunghi, ma qualcosa di un po’ più complesso, soprattutto sotto il punto di vista psicologico.

Che cos’è una relazione tira e molla?

Come si legge su PsychCentral, si tratta di “una dinamica caratterizzata da modelli alternati di avvicinamento (tira) e allontanamento (molla)”. In pratica, può accadere che uno dei due partner possa dare segni di vicinanza e attenzione, seguiti però da altri di distacco o addirittura di ostilità: è un circolo vizioso in cui questa persona dà segnali fortemente in contrasto sullo stato della relazione, tanto da generare profonda instabilità nella coppia. È considerata inoltre una forma di manipolazione emotiva, che mina prima la comunicazione, poi l’intimità e infine la fiducia tra le due persone.

Attenzione però: in ogni relazione ci possono essere dei momenti più piacevoli e altri meno piacevoli. In una relazione tira e molla il ciclo è meno casuale ed è legato a motivazioni specifiche. Inoltre bisogna considerare che le conseguenze legate all’instabilità comportano emozioni negative a lungo termine, come ansia e tristezza, e un litigio, per quanto grave, non genera di solito questo tipo di sensazioni per mesi o addirittura anni. È davvero molto difficile riprendersi emotivamente da una situazione simile.

Perché restiamo bloccati in una relazione instabile?

Tra le ragioni principali per cui potremmo essere impantanati in una relazione tira e molla o comunque fortemente instabile, ci sono:

  • paura dell’intimità. Alcune persone, a causa di esperienze o paure, potrebbero essere convinte di essere abbandonate dal momento all’altro, oscillando tra il bisogno di legami e la protezione che deriva da un allontanamento preventivo;
  • insicurezza. Altre credono di non meritare l’amore a causa di una bassa autostima;
  • ambivalenza. Il fenomeno consiste nella propria incertezza, a causa di desideri o sentimenti che contrastano con il partner o la partner;
  • dinamiche di potere. In altri casi si tratta di manipolazione volontaria, perché alcuni individui vogliono esercitare il controllo nella relazione per un proprio senso di superiorità;
  • difficoltà nella comunicazione. C’è anche chi non riesce a esprimere bisogni o emozioni, dando vita così a incomprensioni e conflitti;
  • disturbo d’ansia. In questo caso la manipolazione è fortemente involontaria, poiché si basa sul bisogno patologico di cercare rassicurazioni dal partner e al tempo stesso sulla paura continua di essere rifiutati.

I segnali per capire se è tempo di lasciar andare

È sempre difficile riconoscere una manipolazione, volontaria o involontaria che sia: quando si è dentro una relazione, ci vuole del tempo, e non sempre si riesce, per capire di essere in un legame tossico.

Ritardare qualunque situazione intima

I segnali più comuni sono connessi alla paura dell’intimità (ritardare il momento per passare al livello successivo, con i rapporti sessuali, con la convivenza, con il matrimonio, con la decisione di avere dei figli – quest’ultimo step solo se la coppia aveva espresso prima un desiderio in tal senso, ci sono tante persone che non vogliono figli e se la scelta è condivisa va benissimo).

La fuga ciclica e reiterata

Un altro tratto può essere rappresentato dalla fuga: sottrarsi a situazioni di vicinanza che possono essere un rapporto sessuale ma anche un pranzo con la famiglia del partner, o ancora una vacanza con gli amici comuni. In generale questi tratti devono essere reiterati nel tempo e ciclici – ovvero devono seguire una fase di apparente idillio: una persona può dire di no una tantum, in fondo, e non c’è niente di male, soprattutto se la scelta è opportunamente comunicata.

Come costruire relazioni più sane e stabili

Per poter costruire un legame solido con un’altra persona occorre:

  • lavorare sulla comunicazione. Sentimenti, preoccupazioni, dubbi e desideri devono essere espressi all’altro o all’altra in maniera aperta, in un costante dialogo;
  • stabilire dei limiti. Se ci sono degli atteggiamenti che rinforzano o sminuiscono la fiducia nel partner devono essere comunicati anch’essi, sempre con il massimo rispetto;
  • sforzarsi di comprendere ed esercitare la pazienza. Non tutti siamo uguali, e le reazioni dell’altro andrebbero interpretate, con pazienza, sempre se non abbiano il carattere manipolatorio sopra descritto;
  • scegliere una terapia di coppia. Se necessario, l’aiuto di un esperto o un’esperta nel campo della psicologia può sempre tornare utile, perché si potrebbe trovare la causa di un eventuale problema e risolverlo, migliorando la comunicazione tra le parti e implementando la fiducia nella coppia.
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