Le mutilazioni genitali femminili nel mondo e in Italia: un’istantanea in numeri

La mutilazione genitale femminile è una pratica che comporta l'asportazione, totale o parziale, dei genitali femminili esterni, nonché altre lesioni agli organi genitali femminili per ragioni non mediche. In quanto scevra di vantaggi e benefici, tale pratica può avere delle conseguenze molto deleterie, causando emorragie, problemi di minzione, infezioni, cisti e difficoltà durante il parto (con un rischio di morte neonatale molto più elevato). Vediamo di che cosa si tratta nel dettaglio.

La discriminazione nei confronti delle donne non ha confini, e può giungere fino a pratiche dannose ed estremamente dolorose per le stesse. È il caso delle mutilazioni genitali femminili (MGF), diffuse in tutto il mondo e riconosciute, a livello globale, alla stregua di una violazione dei diritti umani delle donne e delle bambine.

Vediamo di che cosa si tratta nel dettaglio, quali sono i suoi numeri e come si può prevenire e contrastare.

Cos’è la mutilazione genitale femminile (MGF) e quali sono le sue forme?

La mutilazione genitale femminile è una pratica che comporta l’asportazione, totale o parziale, dei genitali femminili esterni, nonché altre lesioni agli organi genitali femminili per ragioni non mediche. In quanto scevra di vantaggi e benefici, tale pratica può avere delle conseguenze molto deleterie, causando emorragie, problemi di minzione, infezioni, cisti e difficoltà durante il parto (con un rischio di morte neonatale molto più elevato).

Proprio per tale ragione, la mutilazione genitale femminile è considerata, a livello mondiale, al pari di una violazione dei diritti umani dei bambini e delle donne, e rappresenta una delle forme più eclatanti della discriminazione di genere e della disuguaglianza tra uomini e donne. Come si legge sul sito della World Health Organization, inoltre:

La pratica viola anche il diritto di una persona alla salute, alla sicurezza e all’integrità fisica, il diritto a essere libera da torture e trattamenti crudeli, inumani o degradanti e il diritto alla vita, nei casi in cui la procedura provoca la morte.

Nella maggior parte dei casi, infatti, la mutilazione genitale femminile viene eseguita su bambine che si trovano nel lasso di tempo che va dall’infanzia ai 15 anni, senza, naturalmente, che vi sia il loro consenso.

La diffusione delle mutilazioni genitali femminili nel mondo: un fenomeno globale

Le mutilazioni genitali femminili sono un fenomeno tristemente diffuso in tutto il mondo, pur differendo nelle modalità e nelle motivazioni correlate. Le tipologie di MGF più “comuni” sono le seguenti:

  • Tipo 1: la rimozione parziale o totale del glande clitorideo (ossia la parte esterna e visibile del clitoride, e particolarmente sensibile) e/o del prepuzio/prepuzio clitorideo (ovvero la piega di pelle che circonda il glande clitorideo);
  • Tipo 2: la rimozione parziale o totale del glande del clitoride e delle piccole labbra (ossia le pieghe interne della vulva), con o senza rimozione delle grandi labbra (ovvero le pieghe esterne della pelle della vulva);
  • Tipo 3: il restringimento dell’apertura vaginale ottenuto mediante la creazione di un sigillo di copertura, formato tagliando e riposizionando le piccole labbra, o grandi labbra (noto anche come infibulazione);
  • Tipo 4: cauterizzazioni, raschiature, punture, piercing, incisioni e tutte le altre procedure non mediche ed estremamente dannose per i genitali femminili.

A prescindere dal tipo, tuttavia, le motivazioni che giustificano una pratica così aberrante si riconducono sempre a ragioni di natura:

  • culturale, alla stregua di un rito di passaggio all’età adulta o di un simbolo di appartenenza a una determinata comunità;
  • controllante, soprattutto nei confronti della sessualità femminile (al fine di ridurre il desiderio e garantire la fedeltà coniugale);
  • religiosa, motivata in base a interpretazioni erronee dell’Islam e del Cristianesimo (pur non essendo “prescritta” da nessuna religione);
  • sociale, dal momento che, in alcuni contesti, le donne mutilate sono considerate più pure e “idonee” al matrimonio.

I paesi con i tassi più alti di mutilazioni genitali femminili: Africa, Medio Oriente e Asia

Sebbene siano diffuse, come accennato, in tutte le parti del globo, le mutilazioni genitali femminili vedono una prevalenza in Africa, Medio Oriente e Asia.

Nello specifico, i Paesi che presentano i tassi più alti di MGF sono:

  • in Africa: Somalia, Guinea, Djibouti, Mali, Egitto, Eritrea, Burkina Faso, Gambia, Sudan e Sierra Leone, Nigeria, Senegal e Kenya;
  • in Medio Oriente: Yemen e Iraq (regione del Kurdistan), Oman e Arabia Saudita;
  • in Asia: Indonesia, Malesia, India e Pakistan.

Indipendentemente dalle percentuali (anche se Amref stima che siano circa 200 milioni le bambine e le donne mutilate e che circa 3,9 milioni siano a rischio), le conseguenze delle mutilazioni genitali femminili sono ingenti e riguardano sia la salute fisica, sia quella mentale.

Tra di esse, si enumerano: emorragie, dolore intenso, febbre, gonfiore del tessuto genitale, infezioni, problemi urinari, lesioni, prurito vaginale, vaginosi batterica, dolore durante i rapporti sessuali, depressione, ansia, disturbo post-traumatico da stress, complicazioni durante il parto, mestruazioni dolorose e, nei casi più gravi, anche la morte.

La situazione delle mutilazioni genitali femminili in Italia: numeri e realtà

E in Italia, com’è la situazione? L’Italia è uno dei Paesi che presenta il maggior numero di persone escisse, a causa di un flusso migratorio particolarmente vivo e proveniente dai Paesi in cui le mutilazioni genitali femminili sono piuttosto presenti, come il Senegal, l’Etiopia, la Nigeria e l’Egitto.

Come rivela sempre Amref, infatti, secondo l’indagine realizzata dall’Università Bicocca per il Dipartimento delle Pari Opportunità nel 2019, in Italia la presenza di donne mutilate a gennaio 2018 era pari a 87.600, di cui 7.600 minorenni, e altre 4.600 a rischio di MGF. Dati che segnalano, senza dubbio, la necessità di implementare sia azioni di assistenza, sia procedure di prevenzione con i servizi locali.

Nonostante la Legge n. 7 del 9 gennaio 2006 vieti esplicitamente le pratiche di mutilazione genitale femminile e la condanni come reato penale, esse sono, tuttavia, effettuate o in modo clandestino, o mediante il cosiddetto “viaggio della mutilazione”, con cui le bambine vengono ricondotte nei Paesi d’origine e sottoposte alle MGF durante le vacanze.

Le implicazioni legali e sanitarie delle mutilazioni genitali femminili

Ma quali sono le conseguenze a livello legale e sanitario delle mutilazioni genitali femminili? Per quanto concerne le prima, esse contravvengono a diverse normative, tra le quali:

  • la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani del 1948, e, in particolare, gli articoli 3 (Diritto alla vita) e 5 (Nessuna tortura);
  • la Convenzione sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione contro le donne del 1979, che chiede agli Stati di proteggere le donne dalla violenza di genere;
  • la Convenzione sui diritti dell’infanzia del 1989, la quale prevede la protezione delle bambine contro tutte lel pratiche dannose;
  • la Risoluzione ONU del 2012, che invita gli Stati membri a eliminare le MGF;
  • le leggi nei diversi Paesi europei (come Italia, Francia, Regno Unito, Germania, Svezia e Spagna) che vietano rigorosamente la mutilazione genitale femminile.

A livello sanitario, invece, gli effetti più impattanti, come accennato, possono essere:

  • dolore estremo e shock (fino a giungere alla morte per trauma o emorragia);
  • infezioni gravi (come tetano e setticemia);
  • ritenzione urinaria (ossia difficoltà a urinare per il gonfiore e le lesioni riportate);
  • danni ai tessuti genitali e alle strutture adiacenti;
  • dolore cronico e difficoltà nei rapporti sessuali;
  • cicatrici e chiusura dell’orifizio vaginale (soprattutto nei casi di infibulazione);
  • complicazioni in gravidanza e parto (come: parto difficile, emorragie, aumento della mortalità infantile);
  • disturbi da stress post-traumatico (PTSD);
  • ansia e depressione;
  • perdita di autostima e problemi di identità.

Prevenzione e lotta contro le mutilazioni genitali femminili: strategie internazionali e locali

Nel corso degli anni, sono state moltissime le azioni portate avanti per sensibilizzare circa il tema delle mutilazioni genitali femminili, allo scopo di prevenirle e combatterle.

Dal punto di vista mondiale, per esempio, le Nazioni Unite e altre organizzazioni internazionali si sono poste in prima linea nel contrasto alle MGF, come UNICEF e UNFPA, con il loro Programma congiunto contro la MGF (attivo in 31 Paesi africani), l’OMS, con le sue Linee guida sanitarie per la prevenzione e la gestione delle MGF, e l’instaurazione della Giornata Internazionale della Tolleranza Zero per le MGF (il 6 febbraio), ossia la più grande occasione di sensibilizzazione globale su tali pratiche.

Sempre a livello internazionale sono state, poi, lanciate campagne mediatiche ad hoc, previste leggi più severe, sono stati avviati programmi educativi specifici per le comunità ed è stato instaurato un supporto medico e psicologico per le vittime.

Proprio come è successo in Italia, in cui le azioni attuate per la lotta contro le MGF sono molteplici. Tra queste, si annoverano, per esempio:

  • la formazione per professionisti/e in ambito medico e ostetrico, al fine di riconoscere i casi di mutilazioni genitali femminili;
  • la presenza di centri specializzati per le vittime, come ospedali e consultori;
  • il supporto psicologico e chirurgico per le donne mutilate;
  • il progetto “Mai più MGF”, finanziato dal governo italiano per sensibilizzare le comunità migranti;
  • la collaborazione con le associazioni locali (come AIDOS e Nosotras Onlus), con la finalità di educare e supportare le donne a rischio.

Ruolo delle ONG e delle politiche globali nella lotta contro la mutilazione genitale femminile

Un ruolo di primo piano nella lotta contro le mutilazioni genitali femminili è, infine, ricoperto dalle ONG, che lavorano direttamente sul campo proprio per sensibilizzare le comunità coinvolte, proteggere le vittime e innescare un cambio culturale e sociale.

Tra le più attive e importanti a livello internazionale, si citano senza dubbio: AIDOS – Associazione Italiana Donne per lo Sviluppo, Equality Now, Forward UK, Tostan e la Desert Flower Foundation.

Tutte, in diverse parti del mondo, operano, dunque, per educare e cambiare la mentalità delle comunità a rischio e dar vita a un loro cambiamento dall’interno, proteggere le bambine e le donne, fornire supporto medico e psicologico alle vittime e avviare progetti di prevenzione.

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