Cosa si intende per settler colonialism o colonialismo dei coloni?

Con l'espressione settler colonialism o colonialismo dei coloni si intende una forma di colonialismo in cui i coloni appartenenti a una potenza straniera si insediano in maniera permanente in una nuova terra, sostituendo, soggiogando e ghettizzando la popolazione autoctona. Vediamo di che cosa si tratta nel dettaglio.

Quando si parla di colonialismo, si tende spesso a inserire sotto il medesimo termine ombrello fenomeni anche molto diversi tra loro. Un esempio emblematico è il settler colonialism o colonialismo dei coloni, piuttosto dissimile da quello che viene considerato il colonialismo tradizionale.

Vediamo di che cosa si tratta, quali sono le sue caratteristiche e conseguenze.

Settler colonialism e colonialismo dei coloni: significato, storia e impatto

Con l’espressione settler colonialism o colonialismo dei coloni si intende una forma di colonialismo in cui i coloni appartenenti a una potenza straniera si insediano in maniera permanente in una nuova terra, sostituendo, soggiogando e ghettizzando la popolazione autoctona.

A differenza del colonialismo tradizionale, anche definitoestrattivo, che mira perlopiù a sfruttare le risorse economiche e umane del territorio straniero colonizzato, il settler colonialism comporta un vero e proprio trasferimento della gente proveniente dal Paese colonizzatore, nonché una trasformazione radicale della terra e delle dinamiche degli indigeni conquistati.

L’impatto del colonialismo dei coloni ha provocato, negli anni, genocidi, violenza, massacri, guerre, riduzione della popolazione autoctona a causa delle malattie introdotte dai coloni stessi, così come espropriazione delle terre degli indigeni e la loro trasformazione in proprietà privata dei conquistatori, cancellazione delle identità indigene e profonde disuguaglianze.

Le differenze tra colonialismo tradizionale e settler colonialism

Come si evince da quanto detto finora, dunque, settler colonialism e colonialismo tradizionale sono due forme diverse di dominio, con strategie, obiettivi e visioni differenti.

Per quanto riguarda lo scopo principale, per il primo si trattava di un vero insediamento nella terra degli indigeni e in una conseguente trasformazione delle dinamiche sociali di questi ultimi, mentre il primo aveva come obiettivo precipuo quello di sfruttare economicamente la colonia per il beneficio della propria patria.

Per tale ragione, il potere del colonialismo tradizionale manteneva un controllo diretto o indiretto sugli individui conquistati senza, però determinare una reale presa di possesso e stabilire, quindi, una popolazione numerosa al suo interno, a differenza del settler colonialism, che prevedeva una stabilizzazione permanente dei coloni con lo scopo di costruire una nuova società.

Di qui, ne deriva il modo in cui venivano trattate le popolazione indigene: espropriate, espulse, marginalizzate, bistrattate e sterminate, da parte del colonialismo dei coloni, e utilizzate come forza-lavoro e schiavitù, da parte del colonialismo tradizionale.

Non è un caso, infatti, che nel primo caso si parli di economia agraria e demografica, volta, quindi, a espropriare le terre degli indigeni per insediamenti agricoli e umani, appunto, dei coloni, mentre nel secondo si tratti di economia estrattiva, mirata allo sfruttamento delle risorse autoctone al fine di arricchire la madrepatria.

Esempi storici di colonialismo dei coloni: dagli Stati Uniti all’Australia

Il settler colonialism o colonialismo dei coloni è stato un fenomeno globale, che ha avuto luogo in diversi Stati del mondo e ha devastato intere popolazioni indigene. Vediamo quali sono stati i casi più eclatanti:

  • Stati Uniti e Canada: a partire dal XVII secolo, britannici, olandesi, francesi e, inizialmente, anche spagnoli iniziarono a porre la propria attenzione sul Nord America, provocando, mediante guerre, epidemie, massacri e trattati ingannevoli, l’espropriazione delle terre dei Nativi Americani e delle Prime Nazioni, discriminazioni sistemiche e tentativi di assimilazione culturale. Così, tra le altre cose, negli Stati Uniti le popolazioni indigene furono deportate in maniera forzata nelle Riserve indiane, mentre in Canada furono istituite delle scuole residenziali gestite dalle chiese cristiane per insegnare ai bambini a comportarsi come gli uomini bianchi;
  • Australia: con l’arrivo della First Fleet britannica nel 1787, l’Australia divenne colonia penale inglese, di cui fu giustificata l’appropriazione da parte dell’impero britannico con il concetto di terra nullius, ossia “terra di nessuno”, e, con essa, la negazione totale dei diritti degli Aborigeni e degli isolani dello stretto di Torres. E non solo: anche in questo caso, deportazioni, politiche di assimilazione forzata (di cui un esempio eclatante è la Stolen Generation, ossia l’allontanamento forzato dei bambini autoctoni dalle proprie famiglie) e carneficine ridussero la popolazione indigena del 90%, distrussero la cultura e la lingua aborigene e avviarono disuguaglianze socio-economiche sistemiche;
  • Sudafrica: a partire dal XVII secolo, dapprima gli olandesi, in seguito, i britannici si insediarono nel territorio sudafricano e colpirono, tra le altre, le popolazioni degli Zulu, degli Xhosa e dei Khoisan. La politica di segregazione razziale culminò, come è noto, nell’Apartheid, durato dal 1948 al 1994 e mirato a garantire ai coloni bianchi e ai loro discendenti il controllo della società, ghettizzando nelle riserve appositamente create la popolazione autoctona.

Il settler colonialism oggi: conseguenze e dibattito contemporaneo

Naturalmente, il settler colonialism o colonialismo dei coloni presenta delle conseguenze ancore vive e visibili nelle terre conquistate e dominate nel corso dei secoli scorsi. Una delle più evidenti è, senza dubbio, la marginalizzazione delle comunità indigene, tuttora vittime di discriminazioni di natura sociale, economica, culturale e politica.

Per esempio: negli Stati Uniti e in Canada, le comunità dei Nativi Americani e delle Prime Nazioni si ritrovano a fronteggiare livelli più alti di povertà, violenza e disoccupazione, così come in Australia gli Aborigeni hanno una speranza di vita inferiore, versano anch’essi in condizioni di estrema indigenza e e i loro tassi di incarcerazione sono tra i più elevati nel mondo industrializzato.

Al centro delle rivendicazioni indigene vi sono, inoltre, le terre espropriate, reclamate attraverso manifestazioni e battaglie legali, unitamente al discorso relativo all’assimilazione culturale forzata, nei confronti della quale si esige la preservazione delle lingue, delle dinamiche sociali, del sapere e delle tradizioni, costantemente minacciate, anche oggi.

Per tali ragioni, sono nati movimenti di decolonizzazione e giustizia storica, che intendono promuovere la restituzione delle terre indigene sottratte e il riconoscimento delle violenze cui le popolazioni sono state sottoposte durante il settler colonialism.

Colonialismo e diritti delle popolazioni indigene: le sfide attuali

Come detto, il settler colonialism ha lasciato delle ferite molto profonde nelle terre e, soprattutto, nelle popolazioni che hanno visto venire distrutti i propri diritti e la propria cultura, società e politica.

Per tale ragione, ancora oggi numerosi popoli indigeni lottano per il riconoscimento delle loro terre ancestrali, spesso minacciate da agricoltura industriale, deforestazione ed estrazione mineraria, e per tutelare i diritti territoriali che ne sono correlati, minacciati da governi e realtà multinazionali in nome della crescita e dello sviluppo economico, nonostante i conflitti e la devastazione ambientale che quest’ultimo innesca.

Particolarmente impattante è anche la discriminazione sistemica nei confronti delle popolazioni autoctone, rese evidenti dalle difficoltà di accesso al lavoro, alla sanità e all’istruzione. Molteplici gruppi sono, poi, esclusi da tutte le decisioni politiche che li riguardano e versano in condizioni di estrema povertà.

A essere minacciata, infine, è anche la sopravvivenza delle lingue e delle tradizioni indigene, fondamentali per preservarne l’identità storica ma costantemente sottoposte a globalizzazione e processi di assimilazione culturale incessanti.

Libri e studi per approfondire il tema del settler colonialism

Per avere un quadro quanto più possibile completo e dettagliato circa il settler colonialism o colonialismo dei coloni, è possibile fare ricorso a una serie di saggi, studi e approfondimenti che hanno scandagliato il tema nel corso degli ultimi decenni.

Tra questi, si annoverano:

  • Settler Colonialism and the Transformation of Anthropology di Patrick Wolfe, tra i principali studiosi del settler colonialism, analizzato alla stregua di un vero e proprio processo strutturale (e non solo come evento storico);
  • Settler Colonialism: A Theoretical Overview di Lorenzo Veracini, introduzione chiara al colonialismo dei coloni, di cui vengono messe in luce le implicazioni sociali, culturali e politiche;
  • An Indigenous Peoples’ History of the United States di Roxanne Dunbar-Ortiz, opera fondamentale nella quale l’attivista conduce una disamina riguardante il settler colonialism dal punto di vista delle popolazioni indigene;
  • Neither Settler nor Native: The Making and Unmaking of Permanent Minorities di Mahmood Mamdani, analisi attenta del colonialismo dei coloni e delle sue eredità attuali, con un focus precipuo sulla creazione di minoranze permanenti;
  • Culture and Imperialism di Edward Said, lavoro chiave per comprendere lo stretto legame che sussiste tra cultura, potere e colonialismo e per contestualizzare, al contempo, il settler colonialism nella cornice più ampia dell’imperialismo.
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