Da ragazza del Piper a donna che ha sempre osato: vita e musica di Patti Pravo
Anticipatrice di tendenze, artista trasgressiva e rivoluzionaria: così Patty Pravo ha attraversato decenni di storia della canzone italiana.

Anticipatrice di tendenze, artista trasgressiva e rivoluzionaria: così Patty Pravo ha attraversato decenni di storia della canzone italiana.
Quando si parla di Patty Pravo è impossibile non associarla alle sue canzoni come a un’icona rivoluzionaria della musica, che ha cavalcato decenni di storia della canzone italiana sapendosi reinventare ma restando comunque fedele a se stessa.
Ventotto dischi in studio, quattro dischi live, tante partecipazioni televisive, dieci volte al Festival di Sanremo (dove non ha mai vinto ma si è aggiudicata diversi premi della critica) e anche otto film, per la maggior parte musicarelli realizzati nel 1967. Ma oltre a questo in Patty Pravo c’è molto di più.
Patty Pravo è stata quanto di più vicino in Italia, musicalmente parlando, all’idea della Swinging London. Lei era la ragazza del Piper, bella ed emancipata, androgina e al tempo stesso femminile (ma al di fuori di una femminilità stereotipata). Non era facilissimo emergere in quell’ambiente in quegli anni, non come è riuscita a fare lei. Tuttavia la trasgressione è quello che lei non ravvisa in se stessa, come ha raccontato in un’intervista a Oggi:
Io questa cosa della trasgressione non l’ho mai capita. Non è che mi sveglio la mattina e dico: “Oggi voglio trasgredire”. Fumo, bevo ogni tanto, mangio quello che voglio. Mi piace leggere, prendere il taxi a Roma e fare quattro chiacchiere con il tassinaro, essere libera di fare quello che mi pare.
Significativi anche i primi versi del brano Ho provato tutto, uscito a marzo 2025:
Ho provato tutto l’impossibile
Il deserto rosso, l’Lsd
Ho saputo vivere
Senza, pensa un po’, annoiarmi mai
Ho provato il gusto del carnefice
Ho fatto le orge e l’autostop
Sono stata vittima
Killer? Che ne so?
Ho inventato il rock
Oddio, quello forse no.
Perfino una star come Madonna, che in quanto a trasgressioni non è seconda a nessuna, ha provato interesse per Patty Pravo, come la cantante ha ammesso in un’intervista sul Corriere della Sera:
Ci siamo conosciute su Instagram, a dire il vero mi ha cercato lei: chattiamo spesso, ci raccontiamo le nostre vite e avremmo voglia di incontrarci, sarebbe bellissimo.
Ci sono due aneddoti relativi agli esordi di Patty Pravo che sono in un certo senso emblematici. Nel 1966 canta in tv la sua hit Ragazzo triste indossando uno smoking nero, qualcosa di completamente nuovo per l’epoca. E nel 1967 a Milano si esibisce in apertura degli Who con una minigonna inguinale. Significativa la testimonianza di Franco Battiato, che di lei disse in un’intervista Rai:
Si presentò con una minigonna vertiginosa, forse qualche millimetro superiore all’inguine e attaccò con Qui e là. Il pubblico reagì molto male, perché aspettava gli Who. Patty Pravo con un gesto, secondo me eccezionale, fece infuriare il pubblico anziché calmarlo: con la mano destra appoggiata sul suo sesso si massaggiava lentamente con gesti forse ellissoidali, se non ricordo male. Mi conquistò, trovai il pubblico e il gruppo a seguire decisamente inferiori a questo gesto che è rimasto per sempre nella mia vita.
Brani trasgressivi che hanno fatto la storia della canzone italiana: nelle canzoni di Patty Pravo c’è intensità, c’è lotta e a tratti anche poesia:
Classe 1948, Nicoletta Strambelli (vero nome di Patty Pravo) inizia la sua lunghissima relazione con la musica fin da bambina, dapprima prendendo lezioni private, poi studiando in conservatorio. Nel 1965 inizia a cantare nei locali, per poi trasferirsi a Roma, dove l’anno dopo viene notata sul palco del Piper Club e adotta appunto il suo nome d’arte. Quello stesso anno esce il suo primo singolo Ragazzo Triste e da lì parte un successo istantaneo che vede la conferma di Patty Pravo come artista nel 1968: è infatti l’anno de La bambola, non una canzone che le sia mai piaciuta troppo, a causa dell’immagine della donna-oggetto che descrive.
Alla fine degli anni ’60, Patty Pravo viene consacrata ad artista internazionale – tanto che si esibisce perfino in Urss, un privilegio che all’epoca solo a pochi artisti occidentali era concesso. Tutto cambia negli anni ’70, dal punto di vista musicale certo, ma non del successo: Patty Pravo abbraccia nuovi generi musicali, mostrandosi estremamente versatile. Sono quelli gli anni delle sue hit melodiche, da La spada nel cuore a Pazza idea, passando per Pensiero stupendo. Anche negli anni ’80 e ‘90 continua su questa strada, senza tralasciare esperienze internazionali di natura non strettamente musicale (per esempio posa per Playboy, fa un viaggio in Cina che la induce a digressioni culturali che si rifletteranno nella sua opera).
Per le sue apparizioni a Sanremo, Gianni Versace mette all’opera tutta la sua creatività, ma non sempre Patty Pravo va al Festival: nel 1990 rifiuta di cantare Donna con te, restituendoci ancora una volta l’immagine di un’artista che sceglie una strada indipendentemente dalle polemiche che può atturare. È proprio a Sanremo nel 1997 con E dimmi che non vuoi morire, brano scritto per lei da Vasco Rossi, che avviene l’ennesima trasformazione: raffinata, misteriosa, aristocratica e sensuale, quell’esibizione di Patty Pravo entra nel novero di quelle che non si dimenticano facilmente.
Nel primo quarto di secolo del Terzo Millennio, Patty Pravo dimostra, tra presente e passato (registra un disco-tributo a Dalida, che fu compagna di Luigi Tenco, artista che contribuì al lancio di Patty Pravo) non di riuscire ad adattarsi alle mode, ma di saperle lanciare. Come d’altra parte recita il testo del già citato singolo-manifesto del 2025 Ho provato tutto:
Ho strappato cuori, fatto shock
E sprecato lacrimе, rotto dei tabù.
Vorrei vivere in un incubo di David Lynch. #betweentwoworlds
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