Lilli Gruber, essere donna in un mondo e in una professione maschilista

Una giornalista stimata, conduttrice, scrittrice e donna. Ecco chi è Lilli Gruber e la sua lotta contro il maschilismo che ha segnato la sua carriera (ma che non ha mai vinto)

Una professionista dalla lunga carriera, prima giornalista donna a condurre un telegiornale in prima serata, ma anche autrice televisiva, conduttrice, scrittrice e, dal 2004 al 2008, anche parlamentare europea. Dietlinde Gruber, il cui nome significa “colei che guida il popolo”, è una delle giornaliste più affermate del nostro Paese. Se il suo nome di battesimo vi dice poco, però, il suo soprannome usato da tutti e da lei stessa non potrà fare lo stesso. Parliamo di Lilli Gruber, dal 2008 conduttrice autorevole e dalla professionalità impeccabile della trasmissione di approfondimento di La7, Otto e Mezzo.

Una donna che, dall’inizio della sua carriera, si è trovata a combattere contro chi ha trovato sempre un motivo per criticarla. Dal colore rosso ramato dei suoi capelli, alla sua avvenenza, dal modo di parlare o di stare seduta quando era alla conduzione dei telegiornali Rai al suo carattere, ritenuto troppo spesso spigoloso o freddo. Insomma, una donna tanto competente quando presa di mira, per questo e per altri motivi senza fondamento. E che nella maggior parte dei casi non colpivano le sue idee e lavoro, ma lei in quanto donna e persona. Atteggiamenti che la Gruber ha saputo sempre gestire, lasciar passare e usare come arma vincente per la sua crescita e per la sua carriera.

Chi è Lilli Gruber

Una donna e conduttrice di grande professionalità, nata a Bolzano il 19 aprile del 1957 e attiva come giornalista dagli anni ’80. Una lunga carriera che l’ha vista lavorare a la TGR, al TG2 e al TG1, ma anche come inviata per la Rai, seguendo in prima persona alcuni degli avvenimenti più importanti della storia, dal crollo del Muro di Berlino alla Guerra in Iraq.

Una donna e una professionista stimata e altrettanto criticata. Un po’ come accade a tante altre donne che raggiungono un certo grado di fama e di competenza e che spesso, vengono sminuite nella carriera con attacchi maschilisti e generati dal perpetrare di stereotipi che, non solo sono duri a morire, ma che sembrano trovare sempre nuova linfa. Giusto il tempo per esprimersi contro chi, questi atteggiamenti e modus di pensiero, ha sempre cercato di combatterli. Proprio come la stessa Lilli Gruber.

La lotta di Lilli Gruber contro il maschilismo

Una donna che, nel corso della sua lunga carriera giornalistica, ha scritto diversi saggi e romanzi. E che nel suo libro “Basta! Il potere delle donne contro la politica del testosterone” edito da Solferino, va a sottolineare quanto il potere delle donne sia quasi sistematicamente sottovalutato anche attraverso atteggiamenti misogini, affermazioni violente, disistima e comportamenti volti a ledere l’immagine, la professionalità e la persona stessa.

Un messaggio forte che Lilli Gruber, proprio in un’epoca dominata da un forte e dilagante maschilismo, ha voluto condividere e lanciare alle nuove generazioni, portando un messaggio sociale che dovrebbe risuonare in ognuno di noi (soprattutto se donna):

“Cambiare il mondo si può e per farlo non serve soltanto l’ambizione, ma anche l’autorevolezza, il coraggio di rischiare e lo studio continuo”.

Un vero e proprio un manifesto politico che, attraverso tutta una seria di dati e statistiche, mette in luce in modo attento e dettagliato, il problema della discriminazione femminile. Una battaglia che coinvolge tutti e di cui tutti dovrebbero farsi carico, a prescindere dal sesso. Non una battaglia femminista, quindi, ma una battaglia sociale e di giustizia, legata ai diritti delle donne certo, ma a quelli di ognuno di noi.

La carriera segnata dal maschilismo

Una lotta che Lilli Gruber combatta da sempre, perché da sempre la sua carriera è stata segnata da episodi che sono andati oltre la sua professione e il come l’ha svolta, ma che l’hanno attaccata in quanto donna. Attacchi volti a sminuirla nella professione usando il suo aspetto, le sue movenze, il suo modo di sedersi e di condurre, per esempio per l’utilizzo di una doppia telecamera o per la modifica della classica inquadratura frontale adottata nei TG e che lei cambiò. Ma anche critiche rivolte al suo carattere, alla sua presunta freddezza o spigolosità e che, se anche ci fosse stata, non avrebbe comunque tolto nulla alle sue competenze e professionalità.

Attacchi e critiche costanti con cui la Gruber ha convissuto e che ancora oggi la toccano, o per lo meno cercano di farlo, ma che la giornalista sa come gestire e ignorare. Di fatto, però, quello che accade, e che in Italia si ripete molto spesso, è che a una donna, giornalista (ma questo vale per ogni professione che non sia definita canonicamente femminile) viene data molta meno attenzione alla sua intelligenza, competenza o bravura, quanto invece viene fatto con tutto il resto.

E questo perché, quello che accade e che viene portato avanti, è che l’idea che una donna possa essere al contempo intelligente e affascinante è una verità che ancora si fa fatica ad accettare o anche solo a prendere in considerazione, chiaro sintomo di limitatezza e di chiusura mentale da parte di chi agisce per stereotipi o sotto l’influenza di una concezione maschilista.

Lilli Gruber e il potere delle donne

Come raccontato dalla stessa Gruber qualche anno fa a Serena Dandini durante la trasmissione La TV delle ragazze, però, la colpa di questo modus operandi e di questo modo di pensare, non è solo figlio del clima testosteronico del nostro paese, ma anche dell’arrendevolezza di una buona fetta di popolazione femminile.

“Io dico sempre alle giovani donne ‘mai dare per scontati i diritti’, bisogna sempre battersi. Le donne, soprattutto in Italia, sono un po’ poco coraggiose, devono essere disponibili a rischiare. Siamo noi che non ci prendiamo ciò che è dovuto”.

Un monito e una via ben definita, che Lilli Gruber traccia con le sue parole, scritte o pronunciate. Con la sua autorevolezza e la professionalità con cui entra ogni sera a casa di milioni di italiani, con la competenza e la decisione che ha dimostrato e mantenuto lungo tutta la sua carriera. E che porta a dimostrare quanto, nonostante tutto, la vera forza sia dalla sua parte e dalla parte di ogni donna che decide di perseguire una strada e che la segue con dedizione, studio e passione. Eliminando la possibilità di essere attaccata sulla carta e combattendo chi, per ignoranza, limitatezza o paura di chi ha davanti, cerca di sminuire e criticare ugualmente. Ma senza successo.

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