Malalai Joya e quelle madri che possono solo aspettare che i loro figli muoiano

Attivista, scrittrice, insegnante ed ex politica, Malalai Joya è stata definita dalla BBC "la donna più coraggiosa dell'Afghanistan": merito del suo gesto di estrema forza, determinazione e, soprattutto, rarità, con cui ha accusato apertamente i "signori della guerra" e denunciato le violenze e l'oppressione del suo Paese. Scopriamo i dettagli della sua storia.

Nel 2007, la BBC l’ha definita “la donna più coraggiosa dell’Afghanistan”. E, nonostante, siano trascorsi quasi vent’anni, si può affermare che sia ancora così. Malalai Joya è, infatti, l’emblema per eccellenza della forza, del coraggio e della lotta contro i potenti e i “signori della guerra”, che l’attivista continua a contrastare anche a chilometri di distanza dalla sua terra natia, in una sorta di esilio (in)volontario in Spagna.

Ecco la sua storia, la sua vita e le sue battaglie.

Chi è Malalai Joya

Malalai Joya, attivista, scrittrice ed ex politica, è nata il 25 aprile 1978 nella provincia di Farah, situata nell’Afghanistan occidentale. Suo padre, ex studente di medicina, perse una gamba durante il conflitto sovietico-afghano, e proprio l’invasione dell’Unione Sovietica ha condotto la famiglia a fuggire dal proprio Paese e a trasferirsi come rifugiata nel vicino Iran, nel 1982.

Qui, Joya ha vissuto nei campi profughi ed è stata coinvolta nel lavoro umanitario fin dalla più tenera età. L’attivista ricorda così quegli anni:

Ho iniziato a lavorare come attivista quando ero molto giovane, all’ottavo anno. Quando ho iniziato a lavorare tra la nostra gente, in particolare le donne, è stato molto piacevole per me. Ho imparato molto da loro, anche se non erano istruite. Prima di iniziare, non sapevo niente di politica. Ho imparato da persone non istruite, persone non politiche che appartenevano a una situazione politica. Ho lavorato con diversi comitati nei campi profughi. Ricordo che in ogni casa in cui andavo ognuno aveva storie diverse di sofferenza.

Tra queste, una, in particolare, ha colpito la giovane Joya:

Ricordo una famiglia che abbiamo incontrato. Il loro bambino era solo pelle e ossa. Non potevano permettersi di portarlo da un medico, quindi dovevano solo aspettare che il loro bambino morisse. Credo che nessun regista, nessuno scrittore sia in grado di scrivere di queste tragedie che abbiamo subito. Non solo in Afghanistan, ma anche in Palestina, in Iraq… I bambini dell’Afghanistan sono come i bambini della Palestina. Combattono contro i nemici solo con pietre. Questi tipi di bambini sono i miei eroi e le mie eroine.

Malalai Joya è tornata in Afghanistan nel 1998, durante il regno dei talebani, dove ha lavorato come insegnante e attivista, ha aperto scuole e centri sanitari clandestini ed è stata eletta membro del Parlamento afghano nel 2005, per poi venirne espulsa nel 2007.

Il coraggio e la denuncia ai “signori della guerra”

La voce di Malalai Joya è sempre stata indomita, libera e coraggiosa, ed è stata proprio lei a compiere un gesto straordinario e di estrema rarità: sfidare apertamente il potere violento che vigeva – e vige tuttora – in Afghanistan, a costo di rischiare la vita.

Durante la Loya Jirga del 2003, ossia l’assemblea riunita per ratificare la nuova Costituzione afghana, Joya si è alzata in piedi e, con determinazione e assertività, ha accusato apertamente i “signori della guerra” presenti in aula – molti dei quali, tra l’altro, responsabili dei massacri avvenuti nel corso della guerra civile -, affermando che essi non fossero dissimili dai talebani.

Nonostante le interruzioni, le minacce, le urla e gli insulti, l’attivista ha continuato a parlare, pronunciando alcune delle sue frasi più celebri:

Mi chiamo Malalai Joya della provincia di Farah. Con il permesso degli stimati partecipanti, e con il nome di Dio e i martiri del sentiero della libertà, vorrei parlare per un paio di minuti. Vorrei criticare i miei colleghi, perché avete permesso la presenza di quei criminali, i signori della guerra che hanno portato il nostro Paese in questo stato? L’Afghanistan è il centro di conflitti nazionali e internazionali, loro opprimono le donne e hanno rovinato il nostro Paese. Dovrebbero essere perseguiti. Il popolo afghano può perdonarli, ma la storia no.

Nel maggio del 2007, Malalai Joya è stata espulsa dal Parlamento con l’accusa di aver insultato un suo collega durante una trasmissione televisiva, dando vita a indignazioni e proteste a livello internazionale appoggiate, tra gli altri, anche da scrittori e intellettuali quali Noam Chomsky e Naomi Klein e da parlamentari di Germania, Regno Unito, Italia, Canada e Spagna.

Da quel momento, Joya vive sotto una minaccia costante (basti pensare che ha già subito diversi tentativi di attentato), motivo per cui cambia costantemente rifugio ed è sempre accompagnata dalla scorta.

La lotta al fianco delle donne

La voce “scomoda” di Malalai Joya ha sempre lottato anche per le donne e i loro diritti schiacciati e oltraggiati. Durante i suoi anni da parlamentare, infatti, non solo ha denunciato ingiustizie, corruzione e occupazioni militari, ma ha anche mosso invettive feroci contro la violenza nei confronti delle donne e i soprusi di cui queste erano vittime.

Tuttora, dai diversi rifugi in cui si nasconde e nei forum internazionali ai quali partecipa, l’attivista diffonde la sua verità e dà voce, appunto, a tutte le donne afghane che non la possiedono, mettendo al centro della sua accusa l’oppressione sistemica cui sono soggiogate. Un esempio eclatante, in questo senso, è la recente chiusura delle scuole e delle università da parte dei talebani e le soffocanti limitazioni imposte alle donne, da un punto di vista di libertà, movimento e lavoro.

Come ha dichiarato Joya:

È orrendo negare alle donne i loro diritti fondamentali. E senza dubbio privarle dell’istruzione che è la chiave per l’emancipazione. I taleban hanno paura della consapevolezza delle donne istruite perché sono quelle che, consce della propria identità, cercano un ruolo nella società. Per loro le donne devono essere usate solo per soddisfare le loro brame, badare alla casa e avere figli.

E, ancora:

Tenere sotto scacco più della metà della popolazione, quella femminile, è un modo per controllare più facilmente l’altra metà. Ma le donne dell’Afghanistan non sono più quelle di 40 anni fa. Sono più istruite e consapevoli dei propri diritti. Mai rinunceranno alla resistenza, mai si arrenderanno. Lotteranno per farsi spazio in una società di uomini che le trattano come cittadini di seconda classe, neppure esseri umani.

Il coraggio di Malalai Joya è, dunque, rimasto immutato, e non è solo politico, bensì anche radicale, umano e quotidiano. La sua è, infatti, una forza tanto rata quanto potente: quella che consiste nel dire la verità in faccia ai potenti, soprattutto in un Paese nel quale compiere un gesto di questo tipo significa solo una cosa: rischiare la vita.

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