Secondo la scienza le persone che soffrono d’ansia sono più empatiche e intelligenti
Sono stati realizzati alcuni studi che correlano ansia e intelligenza: ecco cosa dice la scienza su questa correlazione.
Sono stati realizzati alcuni studi che correlano ansia e intelligenza: ecco cosa dice la scienza su questa correlazione.
«L’universo è tutto e si sta dilatando: questo significa che un bel giorno scoppierà, e allora quel giorno sarà la fine di tutto». Nessuno come Woody Allen è riuscito a descrivere efficacemente cosa provi una persona che soffre di ansia, anche se spesso l’ha fatto ricorrendo al filtro dell’autoironia.
Perché si può essere ironici su questo disturbo, ma non è uno scherzo: chi soffre d’ansia spesso vive una vita paralizzata e stavolta capita che si sia anche derisi o sottovalutati per questo. Ma la scienza dice qualcos’altro: chi soffre d’ansia è più intelligente e più empatico. In altre parole più evoluto, nel senso darwiniano del termine. E ansia e intelligenza sono collegate e interconnesse.
In uno studio pubblicato su Frontiers in Evolutionary Neuroscience, Jeremy Coplan, ricercatore e docente di Psichiatria allo State University of New York Downstate Medical Center, è stato trovato come persone che avevano ricevuto diagnosi di disturbo d’ansia generalizzato presentavano punteggi di quoziente intellettivo (qi) elevati e associati ad alti livelli di preoccupazione.
Nello studio sono stati coinvolti 26 pazienti con disturbo d’ansia e 18 persone che non lo avevano. Tutti hanno compilato un test del qi e un questionario che serviva a valutare il loro livello di preoccupazione, come riporta LiveScience. È emerso che, tra i partecipanti con disturbo d’ansia, quanto più alto era il loro livello di preoccupazione, tanto maggiore era il loro punteggio nel test per il quoziente intellettivo. Al contrario, tra i volontari che non presentavano ansia, i più intelligenti hanno riscontrato minori livelli di preoccupazione, i meno intelligenti livelli più alti.
Alti livelli d’ansia possono essere invalidanti e le preoccupazioni dei pazienti sono spesso irrazionali – ha commentato Coplan – Ogni tanto c’è un pericolo jolly. Quindi quella preoccupazione eccessiva diventa altamente adattabile. Le persone che agiscono in base ai segnali di questo pericolo jolly sono quelle papabili per preservare le proprie vite e quelle dei loro figli.
Lo studio di Coplan è datato 2013. Nel 2012, una ricerca pubblicata sull’European Journal of Social Psychology dal titolo Scared saviors: Evidence that people high in attachment anxiety are more effective in alerting others to threat ha mostrato come persone che hanno attacchi d’ansia possono essere d’aiuto nel mostrare i rischi di pericolo agli altri e non solo a se stessi. Le persone ansiose sono quindi più empatiche delle altre.
Basandoci sulla teoria della difesa sociale – si legge nell’abstract dello studio datato 2012 – abbiamo esaminato il possibile vantaggio di riscontrare in alcuni membri di un gruppo un punteggio elevato relativo agli attacchi d’ansia: una tendenza maggiore ad avvertire senza indugio gli altri del pericolo. Abbiamo fatto credere ai volontari di aver attivato accidentalmente un virus informatico. Abbiamo quindi chiesto loro di avvisare i tecnici informatici del dipartimento dell’incidente. Ai volontari sono stati presentati quattro punti decisionali in cui potevano scegliere di ritardare il loro avvertimento. Abbiamo scoperto che le persone ansiose erano meno disposte a subire ritardi nel consegnare un messaggio di avvertimento.
Nel 2015 è apparso invece su Science Direct lo studio dal titolo Intelligence and emotional disorders: Is the worrying and ruminating mind a more intelligent mind?, che è una sorta di corollario alla ricerca del 2013. Qui viene evidenziato come molti studi precedenti non abbiano preso in considerazione lo stress del sottoporre persone ansiose a un test: così si è puntato a esaminare le possibili relazioni tra disturbo d’ansia generalizzato, depressione e ansia sociale, processi cognitivi ed elaborazione post-evento (cioè quando ripensiamo moltissimo a una cosa dopo che è avvenuta). È emerso come l’intelligenza verbale è un predittore positivo della preoccupazione. In altre parole, l’elaborazione verbale dell’ansia può portare a valutare i rischi di una situazione in maniera più immediata.
ThoughtCatalog ha compilato un elenco delle ragioni per cui le persone ansiose sono più intelligenti (e viceversa) secondo la scienza. Questo elenco comprende:
Vorrei vivere in un incubo di David Lynch. #betweentwoworlds
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