10 Giochi che Conosce Solo Chi Era Bambino negli Anni 60/70/80
Vi ricordate i pomeriggi passati nei giardini o nei cortili con gli amici? Che giochi facevate? Noi abbiamo stilato la nostra classifica.
Vi ricordate i pomeriggi passati nei giardini o nei cortili con gli amici? Che giochi facevate? Noi abbiamo stilato la nostra classifica.
L’altro pomeriggio sono andata a trovare un’amica che tra qualche giorno partorirà il suo secondo bimbo.
Mentre chiacchieravamo del più e del meno e lei andava a fare pipì ogni quarto d’ora, la sua primogenita di 7 anni si annoiava in salotto.
“Mamma, posso accendere la tv” – “No, Gliulia, mi spiace. Sei in castigo, non ricordi?”
“Mamma, almeno fammi giocare con la play!” . “No, tesoro, risposta di prima. Sei in castigo. Dai, prenditi un libro e leggi, oppure fai un disegno.”
Mentre madre e figlia tentavano una trattativa su cosa fare o non fare, mi sono affacciata alla finestra con vista sul bel giardino sotto casa.
Giornata di inizio primavera meravigliosa, uno di quei classici giorni dove la temperatura è più mite fuori casa rispetto a dentro, gli alberi cominciano a fiorire e il cielo è tersissimo.
Improvvisamente … lampo di genio … mi giro verso Giulia e con un sorrisone a 185 denti le dico: “In giardino!!! Perché non vai a giocare in giardino? Ci sono anche i tuoi amichetti!”
La bimba si gira con uno sguardo schifato nemmeno le avessi detto che la Barbie non è bionda vera ma si fa la tinta e mi risponde con un “ma sei matta??? Ma che noia andare a giocare fuori! Non c’è NIENTE (quasi facendo lo spelling) da fare! Io mi annoio, che pppppppalle!”
Improvvisamente mi sono venuti in mente i mille pomeriggi passati nel cortile assieme agli amici. Quando avevo l’età di Giulia, infatti, non vedevo l’ora di finire i compiti e catapultarmi in giardino a giocare.
Lo stesso pensiero deve essere passato per la testa della mia collega perché in un attimo ci siamo trovate a ricordare tutti i giochi che facevamo all’aperto. Il tutto sotto lo sguardo tra lo stupore e il disgusto della figlia che ci fissava come fossimo due cimeli da museo.
Siete pronte a fare un tutto nel passato? Io farò la mia personalissima classifica.
Il meccanismo è molto semplice.
Le due squadre si allineano ai capi opposti della fune sulla quale è segnato il punto centrale.
Questo punto viene sistemato in corrispondenza al centro del campo di gioco.
Lo scopo di ogni squadra è tirare gli avversari nella propria metà campo.
Si hanno dei punti di penalità ogni qual volta un componente case o si siede.
Giocare in cortile al tiro alla fune era sempre un gran casotto per una serie di fattori: corda che tagliava le mani, tentativi di baro sui metri di corda oppure numero dispari di giocatori.
La cosa divertente (e più bastarda) era mettersi d’accordo con i propri compagni di squadra e ad un segnale prestabilito lasciare tutti in contemporanea la presa.
Si perdeva la partita ma la soddisfazione di vedere “volare” gli avversari col sedere a terra era impagabile.
Un classicissimo. Chi non ha mai giocato a nascondino?
Le regole sono basiche; uno conta (chi sta sotto) e gli altri corrono a nascondersi. Colui che ha contato, una volta finito il tempo dato “agli avversari” comincia a cercarli.
Una volta trovati deve correre alla base per fare “punto”. Il gioco sviluppa il suo momento saliente quando c’è solo una persona nascosta che potrebbe, grazie al “punto libera tutti” dare la vittoria alla squadra dei nascosti.
Diciamo che non era uno dei miei preferitissimi anche perché le partite erano sempre eterne e se eri tra i primi a farsi beccare (come avrete intuito io ero sempre tra le prime) si avevano tempi lunghissimi di attesa prima di poter ricominciare a giocare.
Per non parlare di quando gli amici simpatici se ne andavano a casa senza avvisare e si rimanevano ore ed ore a cercarli.
Partiamo dal presupposto che nella versione tradizionale del gioco la partita dovrebbe avere una durata di 10 minuti mentre nei cortili le partite potevano durare interi pomeriggio (e, a volte, si riprendevano il giorno seguente).
Le due squadre occupano un campo diviso a metà. Lo scopo è quello di colpire un avversario, facendolo quindi prigioniero, colpendolo con la palla. Il tiro può essere effettuato soltanto dopo aver fatto tre passaggi al volo nella propria metà campo.
Vi dico solo che il cortile nel quale giocavo io aveva forma piramidale, figuratevi le litigate per la divisione giusta degli spazi.
E’ un gioco ad eliminazioni successive. Si predispongono in cerchio tante sedie quanti sono i giocatori meno una. (es. giocatori 10, sedie 9).
Si fa partire la musica e i giocatori cominciano a camminare o correre attorno alle sedie stesse.
Quando la musica si interrompe devono sedersi sulla sedia più vicina. Ovviamente una persona rimarrà in piedi e sarà l’eliminata. Si toglie così una sedia e si ricomincia con la musica.
E così via fino al duello finale.
A noi capitava di giocare anche quando non avevamo a disposizione la radio.
O meglio, quando nessuno aveva voglia di tornare a casa, prendere radio, cassettina e pile per portarle in cortile.
Così, a volte, capitava di giocare alle sedie musicali senza musica. Uno, a turno, doveva cantare la prima cosa che gli veniva in mente e poi interrompersi. Inutile dire che ci faceva il cantante di turno si sedeva prima di smettere di cantare prendendosi gli insulti di tutti gli altri.
La partita inizia con la strega che pronuncia la fatidica frase “Strega comanda color …” seguita da un colore (ovviamente il più difficile da trovare).
Gli altri giocatori, per salvarsi, devono cercare un oggetto del colore indicato. La strega più catturare e trasformare in strega chi non è riuscito a trovare un oggetto adatto.
Nel mio cortile si giocava la variante con palla. La strega urlava “strega comanda color” un giocatore lanciava la palla in aria e solo quando la strega riusciva a prendere la palla poteva urlare il colore.
In questo modo tutti i giocatori riuscivano a guadagnare una distanza tale da rendere il compito di cattura un po’ più difficile!
Per giocare bisogna disegnare un percorso di almeno una decina di caselle rettangolari numerate progressivamente e allineate, tranne alcune, che si disegnano affiancate.
L’ultima casella, la base, sarà un po’ più grande in quanto in quella il giocatore dovrà riuscire a girarsi.
Si inizia lanciando una pietruzza, un tappo di bottiglia, un pezzettino di plastica, all’interno del primo scomparto facendo attenzione che l’oggetto lanciato rimanga all’interno della casella senza toccarne le righe.
Si inizia poi a saltellare su un solo piede di casella in casella lungo il percorso ma si evita (saltando oltre) la casella dove è posizionato.
Si arriva alla base, ci si gira e si fa il percorso al contrario raccogliendo il contrassegno prima di uscire dalla campana. Se si perde l’equilibrio e si poggia a terra il secondo piede, se si case o se si tocca una riga con il piede si è eliminati.
Vince chi per primo riesce a toccare con il contrassegno tutte le caselle.
Inutile dire che le discussioni sul millimetro di riga toccata o meno erano all’ordine del giorno … cose che neanche in un torneo di tennis internazionale!
Il gioco è semplicissimo.
Si traccia una linea sulla quale si posiziona il reggibandiera/fazzoletto/nastrino. A distanza equidistante vengono tracciate due linee oltre le quali si posizionano i giocatori che verranno numerati seguendo la loro disposizione.
Il porta bandiera chiama un numero e i giocatori corrispondenti devono correre per rubare la bandiera e poi portarla in “base” oltre la riga dove sta la propria squadra.
Le tecniche sono sostanzialmente due: prendere la bandiera e scappare in base oppure attendere che l’avversario rubi la bandiera e toccarlo prima che raggiunga la propria base.
Noi giocavamo con la variante a due o tre chiamate. Se i numeri indicati dal reggibandiera erano due, prima di oltrepassare la riga e dirigersi verso il centro del gioco, uno dei due giocatori deve saltare sulle spalle dell’altro mentre se la chiamata è a tre due dei giocatori intrecciano le braccia per formare la sedia e il terzo verrà portato verso la bandiera.
Questo gioco è divertentissimo se giocato in tanti. Più sono i giocatori, più ci sarà caos, difficoltà di sentire il reggibandiera e possibilità di divertirsi.
I giocatori si allineano tutti a una distanza uguale da una parete o da un muro.
Il giocatore che sta sotto (e in questo gioco chi sta sotto ha il ruolo più figo) si appoggia al muro dando le spalle agli altri e dice: “uno, due, tre, stella!” e si gira di scatto cercando di percepire il movimento degli altri giocatori che avanzano mentre conta ma si devono immobilizzare quando si gira. Se il giocatore non rimane immobile deve retrocedere fino al punto in cui si trovava prima che chi sta sotto si girasse.
Vince chi per primo raggiunge il muro urlando “stella!”. Chi vince “starà sotto” nel giro successivo.
Essendo un gioco basato sulla correttezza e l’onestà dei partecipanti ovviamente lasciava spazio a un sacco di “polemiche” che nemmeno al “Processo di Biscardi” ma credo che tutti ci abbiamo giocato per degli interi pomeriggi.
Ok, avete ragione, non è un gioco tipicamente da cortile ma i miei amici ed io eravamo talmente “malati di questo gioco” che ce lo portavamo pure in cortile, sul prato.
Il gioco lo ricordiamo tutti, no? Un tappeto di plastica dove sono disposte quattro file di cerchi colorati; giallo, blu, rosso verde. La “malefica” tavoletta con la lancetta detta le indicazioni su dove spostare le mani e i piedi.
Chi cade o appoggia ginocchia e gomiti a terra è eliminato.
Per poter giocare in tanti noi avevamo creato una “prolunga” del tappetino di plastica. Una partita giocata in 15 è rimasta nella memoria del mio quartiere!
Vi prego, ditemi che eravate delle “fanatiche” dell’elastico anche voi!
Necessario: tre giocatori, un elastico (quello da mutande) lungo almeno 4 metri e tanta voglia di saltare.
Caviglia, polpaccio, ginocchio, coscia, sedere, vita, ascelle, collo e sopra la testa. Sono le altezze alle quali veniva posizionato l’elastico per poter poi effettuare la sequenza di movimenti.
Lo scopo era quello di eseguire una serie di “pestate” sull’elastico e delle figure (le principali erano busta, caramella e farfalla) alle varie altezze. Ovviamente più l’elastico saliva più era difficile portare a termine la sequenza. Le altezze più alte ovvero collo e sopra la testa venivano fatte con le braccia effettuando una serie di intrecci bizzarri (che ora non sarei mai in grado di replicare).
Non so voi ma io ci ho passato veramente le ore a giocare e saltare. A casa mi allenavo un sacco (utilizzando le sedie come reggielastico) per poter battere le mie amichette in cortile. Ero diventata campionessa di quartiere … e sono soddisfazioni!!!
Ora è il vostro turno … qual è la vostra classifica? Inserite tranquillamente altri giochi, io sicuro me ne sono dimenticati un sacco!
Bionda convinta dentro e fuori. Cinica e distaccata a primo impatto ma capace di lacrimare copiosamente nei momenti meno opportuni. Praticamente un tortino di cioccolato. Sic et simpliciter.
Cosa ne pensi?