“I polifenoli” – ha dichiarato Giovanni Scapagnini, neuroscienziato e professore associato di Biochimica Clinica – “rappresentano il futuro per la gestione della salute, in realtà facevano già parte della dieta dell’uomo primitivo, anche se la scienza li sta riscoprendo ora. Noi depauperiamo la frutta di queste sostanze perché la sbucciamo, ciò non vale per i berry che ne sono ricchi anche nella polpa e che contengono dei polifenoli particolari…”

Bacche di Maqui: scopriamo quanto e come fanno bene!

Da dove arriva il Maqui

L’arbusto “Aristotelia Chilensis” cresce nella Patagonia del Sud. È una pianta che cresce spontaneamente in questo territorio sperduto. Raggiunge un’altezza di 5 metri e ha una corteccia liscia, delle belle foglie olivastre sempreverdi e dei fiorellini bianchi.Questi arbusti producono uno dei frutti più salutari presenti in natura: la bacca di Maqui. Il nome deriva dai Mapuche, un’etnia indigena amerinda.

Questa popolazione conosceva bene le valenze officinali del Maqui. Infatti, oltre al frutto, i Mapuche utilizzavano foglie e steli per lenire il mal di gola o per far cicatrizzare le ferite. Dal frutto invece ricavavano una bevanda che ha aiutato a diffondere i poteri straordinari di questa bacca in tutto il continente.

Come si presenta

In primavera (da settembre a ottobre nell’emisfero australe), sbocciano dei piccoli fiorellini bianchi. In estate (cioè da dicembre in poi), maturano le bacche. Il frutto è molto simile al più conosciuto mirtillo, è tondeggiante e di un blu intenso. Il colore è dovuto ad un’altissima concentrazione di antocianine, ovvero di polifenoli che costituiscono gli antiossidanti naturali delle piante.

La raccolta del Maqui

La raccolta del Maqui è molto difficoltosa: si può effettuare solo a mano, cercando di districarsi tra gli arbusti e staccando le bacche singolarmente e delicatamente da ogni singolo rametto. Pertanto la vendemmia è un processo davvero lungo, e richiede tanta pazienza.Per questi motivi è considerato un prodotto raro e pregiato, e non è un caso che le popolazioni indigene la chiamino “la pianta di Dio”.

“Le ricerche condotte dal governo cileno hanno dimostrato che l’estratto purificato di delfinidina ottenuto dalla bacca del Maqui è assolutamente sicuro e ha un valore di tossicità vicino a quello dell’acqua. Più delfinidine consumate, più rallentate il processo di invecchiamento.” (Barry Sears, Ricercatore americano, massimo esperto mondiale sul controllo ormonale attraverso il cibo).

Bacche di Maqui: scopriamo quanto e come fanno bene!

 Quali sono i benefici di queste bacche?

Innanzitutto le bacche di Maqui sono un vero e proprio concentrato di polifenoli, ovvero i nostri migliori alleati per combattere lo stress. I polifenoli sono contenuti in diversi frutti e in alcune verdure, ma è nel Maqui che troviamo la più alta concentrazione.

Sono infatti i frutti con la maggiore quantità di antiossidanti; giusto per rendersi conto quanto siano ricchi di queste sostanze, basta pensare che per avere la stessa quantità di antiossidanti contenuta in una capsula di estratto di Maqui bisognerebbe bere 500 bicchieri di vino rosso. Le bacche di Maqui hanno la proprietà di regolare l’infiammazione cellulare, che a causa di ritmi di vita intensi e stressanti può diventare eccessiva e quindi dannosa per il nostro organismo.

Inoltre, il Maqui aiuta a prevenire le patologie legate all’invecchiamento e svolge un’efficace azione di ringiovanimento della pelle, donandole maggiore elasticità e compattezza. Le bacche di Maqui coadiuvano le cellule nel raggiungimento di uno stato energetico ottimale, facilitando la trasformazione del grasso in energia e riducendo i livelli di colesterolo.

I polifenoli del Maqui hanno un comportamento antiglicemico, di controllore della iperglicemia.

Afferma Juan Carlos Bertoglio, professore associato di Medicina dell’Università Austral del Cile, che “tra gli effetti sulla pelle, all’occhio sono evidenti un migliore aspetto della pelle e una migliore elasticità, la cicatrizzazione delle cicatrici è più rapida, la formazione di rughe più lenta e come pure l’accumulo di grasso corporeo grazie all’effetto positivo del Maqui sul controllo della glicemia.”

 

Bacche di Maqui: scopriamo quanto e come fanno bene!

Per tutti questi motivi, all’uso prettamente culinario del Maqui si è presto affiancato anche un ampio uso nella nutrigenomica. Se volete approfondire le proprietà benefiche di queste bacche, è possibile visitare il sito: www.maquipolifenoli.it.

Gli integratori Maqui

La scienza e l’industria alimentare sono alla continua ricerca di modi per trasferire integralmente le caratteristiche e la ricchezza di certi frutti nella nostra alimentazione, soprattutto se – come in questo caso – il frutto è difficilmente reperibile e cresce in una sola parte del mondo.

Per il Maqui, arriva in aiuto l’estratto vegetale sotto forma di integratore, una soluzione pratica per poterlo assumere massimizzandone i benefici. Il Maqui, attraverso la tecnica denominata “cromatografia”, viene sospeso in acqua, dove i polifenoli passano dal frutto all’acqua stessa. Il liquido ottenuto viene poi disidratato fino a diventare una polvere di colore viola intenso, e, ovviamente, ricchissima di polifenoli.

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