Storie di donne straordinarie: Hawa Aden Mohamed.

Si sente sempre più spesso dire che l’uguaglianza uomo-donna non esiste, e questo è vero nella maggior parte dei paesi del mondo. Ma è proprio in questi paesi che nascono delle donne straordinarie. Oggi andiamo in Somalia per raccontarvi la storia di Hawa Aden Mohamed la “regina di Galkayo”.

Hawa Aden Mohamed era ancora una ragazzina quando suo padre prese la decisione che cambierà la sua vita, e quella di tantissime altre persone, per sempre: decise di iscrivere sua figlia a scuola.

Una decisione molto controversa, nella città centrale di Baidoa del 1950. E da lì Hawa Aden non si è più fermata: ha conseguito due lauree prima di lanciare un programma molto ambizioso per educare donne e ragazze somale, molte delle quali sfollate da decenni di guerra.

L’associazione viene fondata nel 1991, anno in cui Hawa è rifugiata in Kenya, ma decide di tornare in patria, per sposare la battaglia delle donne somale. Quando arriva nella sua terra natale le sue posizioni sull’emancipazione femminile vengono da molti percepite come un’eresia, una mancanza di rispetto alla tradizione ancora radicatamente maschilista. “Mi vedevano come una strega. Non certo una persona a cui affidare una scuola. E questo perché le mie idee erano in contrasto con la religione, con la nostra cultura. E’ stato molto difficile anche per le mie alunne. Non appena uscivano da scuola, per strada venivano subito insultate” racconto oggi Hawa, ma nonostante questo non si è arresa.

Con la sua equipe è riuscita a fare l’incredibile! In poco più di dieci anni ha aperto dodici scuole primarie e secondarie per donne, diversi centri d’accoglienza e anche una biblioteca. Tutti sforzi che hanno consentito di secolarizzare quasi il 40% delle donne della regione: un record se si pensa che in questo paese le persone che accedono all’educazione sono meno di un quarto.

 Ma la sua associazione, la Galkayo Education Centre for Peace and Development (GECPD), non si è limitata ad offrire scolarizzazione ma si impegna sul fronte dell’emancipazione, grazie a dei centri professionali, dove le donne possono lavorare. Tra gli articoli che producono ci sono anche i “kit della dignità”. “Sono dei veri kit della dignità perché qui da noi le mestruazioni sono considerate un’onta. Prima che li mettessimo in circolazioni, per le ragazze era impossibile andare a scuola. In quei giorni non volevano andarci e a casa di tamponavano con foglie d’albero, carta di giornale. Adesso possono almeno usare materiali e strumenti adeguati. Questi kit sono pratici, garantiscono l’igiene, e poi sono lavabili. Hanno veramente cambiato la loro vita” spiega Hawa. Questo tipo di produzione inoltre dà da vivere ad intere famiglie dato che sono acquistati da un’agenzia dell’ONU e rivenduti in altri campi.

Nella zona di Galkayo, zona della Somalia dove è nata l’associazione di Hawa, si contano tra i tre e i quattro stupri alla settimana e l’impunità è la regola. Per questo la lotta alla violenza sulle donne è una priorità. Ma tra le sue battaglie c’è anche quella delle mutilazioni dei genitali femminili, di cui lei stessa è stata vittima quando era una bambina, una pratica a cui sono soggette ancora oggi circa il 98% delle donne somale. “Avevo sei o sette anni, e già a quell’età vi assicuro che lascia il segno. Ricordo distintamente tutto. All’epoca non esisteva l’anestesia e mia sorella ha perso la vita durante l’intervento. E questo succede ancora. Ancora oggi delle ragazze continuano a morire così. Eppure non sta scritto da nessuna parte, non c’è traccia nella nostra religione del fatto che Dio ci abbia fatto così: con una parte del nostro corpo che è ‘cattiva’ e che va eliminata. E’ una pura invenzione, che serve solo a inibire la sessualità femminile”.

Però per prima Hawa si rende conto che per cambiare la mentalità su queste cose è indispensabile il sostegno degli uomini, e per questo confida molto nelle nuove generazioni. Ma perché ciò avvenga c’è la necessità di dare speranza nell’avvenire. Per questo motivo la GECPD ha iniziato a lavorare anche con i ragazzi offrendo lezioni di carpenteria e saldatura, un modo per tenerli distanti dalle milizie e dai gruppi armati.

A oggi circa 1250 ragazze ricevono un’istruzione grazie all’associazione formata da Hawa e 1600 di età superiore ai 16 anni sono stante insegnate all’alfabetizzazione di base, matematica e competenze pratiche come il cucito.

Il 18 settembre 2012, l’alto commissariato delle nazioni unite per i rifugiati (UNHCR), ha reso noto che la vincitrice dell’edizione 2012 del Premio Nansen per i rifugiati è Hawa Aden Mohamed, premio che viene conferito in segno di riconoscimento per la sua azione umanitaria “eccezionale e instancabile che svolge in situazioni incredibilmente difficili ed impegnative in un paese martoriato da decenni di violenze, conflitti e violazioni dei diritti umani”.

Di certo una donna che è da esempio ed ispirazione per molte persone e che rende orgogliose tutte noi del fatto che esistano donne straordinarie che determinazione ed impegno rendono il mondo un posto migliore.

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