AAA Cercasi Volontari per Mangiare Cioccolata (E No, Non è una Bufala)! Ecco Dove
Amiche, vi piacerebbe mangiare cioccolata e nel contempo aiutare concretamente la ricerca scientifica? Ora c'è l'occasione giusta per farlo: ecco come riuscirci!
Amiche, vi piacerebbe mangiare cioccolata e nel contempo aiutare concretamente la ricerca scientifica? Ora c'è l'occasione giusta per farlo: ecco come riuscirci!
Ogni giorno o quasi sui siti di news leggiamo una notizia dedicata alla cioccolata e al fatto di mangiarne: mangiare cioccolata fa bene e aiuta a dimagrire, riduce il grasso sui fianchi, aiuta a riprendersi da una sbornia, migliora la memoria, tiene l’umore alto… Ma non avevamo ancora letto che mangiare cioccolata potesse aiutare la ricerca. O meglio, sì, ci era capitato in tutti quei casi in cui acquistare cioccolata serviva per sostenere questa o quell’associazione attiva nella ricerca contro le diverse malattie. Ma questa volta, per supportare la ricerca, siamo chiamate in prima persona a mangiare cioccolata!
L’università di Pisa, infatti, è alla ricerca di 15 volontari che mangino cioccolata per aiutare l’ateneo a portare a termine un suo progetto. I posti non sono molti, 15, ma ne vale la pena, anche se sono richiesti parametri piuttosto precisi per candidarsi: il perfetto mangiatore di cioccolata ha un’età compresa fra i 35 e i 65 anni (e fin qui ci siamo) e deve essere portatore di almeno tre fattori di rischio cardiovascolare. Per esempio? Fumo, ipertensione, colesterolo elevato, sovrappeso o familiarità per malattie cardiovascolari.
Una volta selezionati, i volontari avranno dei compiti ben precisi: mangiare un quadrato di cioccolata da 40 grammi ogni giorno per due mesi, intervallati da 15 giorni di pausa. Di certo la “chiamata alle armi” è curiosa, fa sorridere e in molti farà sorgere il dubbio che si tratti di una bufala. Ma, oltre a essere tutto vero, il progetto ha anche delle finalità importanti, ossia analizzare gli esiti dell’assunzione continua di Toscolata, una speciale cioccolata preparata con prodotti toscani e a base di cioccolato fondente di alta qualità arricchito con sostanze antiossidanti. La Toscolata, per il momento, ha dato risultati clinici positivi che devono però essere approfonditi e ulteriormente verificati.
La Toscolata è un prodotto studiato ad hoc e messo a punto nel corso di un progetto di ricerca mirato, condotto dall’Istituto per la valorizzazione del legno e delle specie arboree (Ivalsa) del Cnr di Firenze e finanziato dalla Regione Toscana. All’attività hanno collaborato anche i dipartimento di Scienze della vita dell’università di Siena, l’Istituto scienze della vita della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e il dipartimento di Patologia chirurgica, medicina molecolare e dell’area critica dell’università di Pisa.
Il progetto ora è a buon punto: questa fase, ossia quella che prevede il reclutamento dei 15 volontari, è lo step finale. L’attività – ossia la somministrazione quotidiana del quadratino di cioccolata per due mesi – prenderà il via a metà aprile e si concluderà entro la fine di luglio. Prima di iniziare, i partecipanti verranno sottoposti a un check up cardiovascolare alla Sdv di cardio-angiologia dell’Aoup di Pisa, un controllo che sarà poi ripetuto al termine della sperimentazione per poter confrontare i risultati. I soggetti saranno valutati sì sul piano del rischio cardiovascolare, ma sarà anche analizzata, attraverso un prelievo di sangue, una particolare tipologia di cellule ematiche, quelle coinvolte nella riparazione dei danni che portano alla formazione della placca aterosclerotica responsabile di infarto, ictus o ischemie periferiche.
Per candidarsi è sufficiente scrivere una mail alla dottoressa Rossella Di Stefano della cardio-angiologia dell’Ospedale Cisanello (r.distefano@ao-pisa.toscana.it), alla dottoressa Francesca Felice (francesca.felice77@hotmail.it) oppure alla dottoressa Ester Belardinelli (ester.belardinelli@gmail.com).
Che ve ne pare, amiche? Vi candidereste o vi candiderete per mangiare un quadratino di Toscolata ogni giorno e al contempo dare un aiuto prezioso alla ricerca scientifica?
Scrivo perché è l'unico modo che conosco per dire, raccontare e raccontarmi senza dover parlare.
Cosa ne pensi?