Le punture di insetto rappresentano un argomento interessante e al tempo stesso misterioso. Online esistono dei veri e propri repertori su rimedi più o meno casalinghi per alleviare dolore e rossore quando si viene punti, ma c’è anche un altro dettaglio non trascurabile: esistono insetti al mondo che producono un dolore differente in intensità, durata e persistenza sull’uomo. E c’è stato perfino qualcuno che ha misurato queste variabili.
Questo qualcuno, come riporta WattPad, si chiama Justin Orvel Schmidt, creatore della cosiddetta scala del dolore di Schmidt, che esamina una vera e propria gerarchia del dolore relativo alle punture di insetto. Lo stesso ricercatore – insignito nel 2015 del premio Ig Nobel, che viene attribuito alle ricerche più insolite e assurde – afferma di essere stato punto oltre 1000 volte da almeno 83 specie di insetto differenti.
Gli insetti esaminati da Schmidt sono per lo più imenotteri – cioè che possiedono ali membranose, anche molte tipologie di formiche descritte nel repertorio dello stravagante studioso hanno infatti le ali. L’uomo è entomologo al centro di ricerca sulle api “Carl Hayden” in Arizona e ha pubblicato una prima ricerca nel 1983, poi aggiornata con una revisione nel 1990.
Nella scala di Schmidt, il dolore delle punture di insetto va da 0 a 4, dove 0 riguarda le punture che non creano alterazioni nell’essere umano (né rossori, né prurito, né altro, perché gli insetti che le producono non riescono a bucare la pelle), mentre 4 rappresenta la sofferenza massima. Per esempio, un’ape e una vespa comuni possono produrre una puntura che si attesta a una soglia di valore 2. Insieme ai numeri, Schmidt ha anche accompagnato fantasiose descrizioni degli effetti di queste punture.
Sfogliamo insieme la gallery per scoprire quali siano gli insetti che producono le punture più dolorose al mondo.
Vespa guerriera (livello 4)
Una vespa con mandibole sproporzionate rispetto al resto del corpo. Secondo Schmidt, una sua puntura è
come una colata di lava sul braccio.
Formica proiettile (livello 4)
È tipica del centro e sud America e l’effetto della sua puntura dura un giorno. Per Schmidt si prova una sensazione simile a
camminare su un fuoco di carboni ardenti con un chiodo affilato e arrugginito di 8 cm piantato nel tallone.
Falco delle tarantole (livello 4)
Vive in America. Secondo Schmidt, gli effetti di una sua puntura assomigliano
a un’accecante scossa elettrica, un asciugacapelli acceso caduto nella vasca idromassaggio.
Formica mietitrice della Florida (livello 3)
Non è un insetto aggressivo, ma le sue punture fanno l’effetto simile a
qualcuno che sta usando un trapano per forarvi un’unghia incarnita.
Polybia simillima (livello 3)
È un insetto che prospera in America Centrale. Secondo Schmidt, la sua puntura è come
la lampada di una vecchia chiesa che ti esplode in faccia quando provi ad accenderla.
Vespa cartaia rossa (livello 3)
Il dolore di questo insetto, di casa negli Stati Uniti, è intenso, ma per fortuna dura solo alcuni minuti.
Formica di velluto (livello 3)
La puntura di questa formica è persistente, assomiglia a
olio di frittura bollente che schizza sull’intera mano.
Calabrone faccia calva (livello 2)
Punge di solito in faccia e causa dolore, prurito e infiammazioni.
Calabrone giapponese (livello 2)
Il prurito e bruciore possono durare una decina di minuti, ma la cosa peggiore è che il suo veleno può provocare necrosi e anche arresto cardiaco.
Vespula pensylvanica (livello 2)
Vive nel Nord America, ma non è molto aggressiva. La sua puntura è
come un sigaro spento sulla lingua.
Formica di fuoco (livello 2)
L’effetto della puntura di questa formica sudamericana dura solo 5 minuti ma è simile a
camminare su un tappeto ruvido per raggiungere l’interruttore della luce.
Sphecius grandis (livello 1,5)
È una vespa nordamericana e il dolore della sua puntura cresce con il passare del tempo, non si attenua.
Ape mellifera (livello 1)
È l’ape europea, che muore dopo averci punto e perso il suo pungiglione ma il dolore che si prova è come
una piccola scintilla che ha bruciato un pelo sul braccio.
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