Dopo la morte di George Floyd, l’uomo rimasto ucciso nel corso di un violento arresto da parte della polizia a Minneapolis, la rabbia degli afroamericani è esplosa in tutti gli States, riversandosi sulle strade e colpendo anche alcune statue storiche, colpevoli di raffigurare personaggi connessi con lo schiavismo o la segregazione razziale.
A farne le spese sono stati, fra gli altri, i monumenti a Edward Colston, filantropo britannico reo di aver avuto un ruolo nella tratta degli schiavi, a Bristol, a Jefferson Davis, unico presidente degli Stati Confederati d’America, prima della Guerra di Secessione, ma anche di Cristoforo Colombo, individuato come il primo colonizzatore.
Sulla furia iconoclasta che si è riversata sulle statue come segnale forte contro il razzismo si è aperto un ampio dibattito; è giusto distruggere monumenti quando il loro significato simbolico cambia?
Non vogliamo entrare nel merito della questione, ma sottolineare invece l’idea di un gruppo di utenti di Twitter che, proprio sul social dei “cinguettii” hanno iniziato a postare statue di altri personaggi, talvolta meno celebri, ma altrettanto importanti, che nella loro epoca hanno invece lottato, spesso a scapito della vita, contro ogni forma di discriminazione.
Sono uomini e donne, vissuti in secoli diversi, che hanno guidato rivolte, combattuto per essere accettati dalla società del loro tempo o sacrificato se stessi in nome di un più alto ideale.
Ne abbiamo raccolti alcuni, con le loro storie, in gallery.
La donna con la borsetta (Svezia)
La statua, realizzata dala scultrice svedese Susanna Arwin, rappresenta Danuta Danielsson, una casalinga svedese protagonista di una fotografia storica, La donna con la borsetta, scattata da Hans Runesson nella cittadina di Växjö, in Svezia, il 13 aprile 1985. Danuta, all’epoca trentottenne, fu immortalata mente picchiava con la propria borsetta un neonazista durante una manifestazione dimostrativa del Partito del Reich Nordico, un partito politico neonazista fondato in Svezia nel 1956. Pubblicata il 14 aprile sul quotidiano svedese Dagens Nyheter e poi diffusa anche da diverse testate britanniche, la fotografia fu scelta come “fotografia svedese dell’anno” nel 1985 e più tardi come “fotografia del secolo” dalla rivista Vi e dalla Società Storica Fotografica Svedese.
Per quanto riguarda Danuta, che già all’epoca soffriva di ansia e depressione, non ha mai voluto parlare con i giornalisti, ma pare non sia mai stata molto d’accordo con la realizzazione di una statua che ricordasse le sue “gesta”.
Le statue sommerse a Grenada
Lo scultore Jason deCaires Taylor ha realizzato un vero e proprio museo subacqueo nel Mar dei Caraibi. Fra le tante statue spiccano proprio quelle in onore di chi ha perso la vita durante la traversata dall’Africa all’America.
La "mulâtresse" Solitude
Solitude era una mulatta di Guadalupe, figlia di una schiava nera violentata da un marinaio bianco sulla nave che li portava alle Antille.
Dopo che la legge del 20 maggio 1802 ripristinò, per volere di Napoleone Bonaparte, la schiavitù in Guadalupe, Solitude, incinta, guidò una rivolta, fino a quando venne arrestata e condannata a morte. Fu impiccata il 29 novembre 1802, un giorno dopo il parto.
Esistono due statue in suo onore: una, realizzata nel 1999 da Jacky Poulier, eretta all’incrocio di Lacroix, sul boulevard des Héros aux Abymes, nel distretto di Baimbridge, in Guadalupa. L’altra realizzata nel 2007 a Bagneux ( Hauts-de-Seine ) in occasione della commemorazione dell’abolizione della schiavitù e della tratta degli schiavi, dallo scultore Nicolas Alquin.
I rifugiati ebrei
Questa statua compare fuori dalla stazione di Liverpool, e commemora i tanti rifugiati ebrei che cercarono di entrare nel Regno Unito per scampare alla persecuzione nazista. È un ricordo del fatto che le vite si salvano aprendo le porte, non chiudendole.
Bussa, alle Barbados
Bussa era uno schiavo di origine africana che guidò la rivolta nera contro le forze britanniche, alle Barbados. Nato come uomo libero probabilmente nell’Africa occidentale, dal gruppo degli Igbo, Bussa organizzò, assieme ai suoi più stretti collaboratori, la rivolta alla Bailey’s Plantation martedì 16 aprile del 1815, comandando circa 400 schiavi diventati combattenti. Venne ucciso in battaglia e, nonostante la ribellione fu sedata, Bussa è considerato un vero eroe del Paese.
Lapu-Lapu, nelle Filippine
Re di Mactan, nato all’incirca nel 1491 e morto intorno al 1542, Lapu-Lapu è passato alla storia aver sconfitto e ucciso, il 27 aprile 1521, Ferdinando Magellano e i suoi uomini, sbarcati nel Paese per sottomettere le popolazioni autoctone al re Carlo V di Spagna.
Gaspar Nyanga
Membro della famiglia reale del Gabon, Nyanga (talvolta chiamato solo Yanga) fu catturato e venduto come schiavo in Messico, e proprio qui guidò una rivolta di schiavi negli altopiani vicino a Veracruz, durante la prima fase del dominio coloniale spagnolo.
Dopo la lotta, nel 1618, Yanga raggiunse un accordo con il governo coloniale per l’autogoverno degli schiavi neri. Alla fine del XIX secolo, Yanga fu nominato “eroe nazionale del Messico” e “El Primer Libertador de las Americas“, mentre nel 1932 l’insediamento che formò, situato nell’odierna provincia di Veracruz, fu ribattezzato Yanga proprio in suo onore.
Benkos Biohó
Nato in una famiglia reale che governava Biohó, nel regno di Kongo, che si estendeva fra l’attuale Repubblica Democratica del Congo e l’Angola, fu catturato dal commerciante di schiavi portoghese Pedro Gomes Reinel e venduto all’uomo d’affari Juan Palacios, e in seguito, dopo il trasporto in quella che oggi è la Colombia, venduto di nuovo allo spagnolo Alonso del Campo nel 1596, a Cartagena de Indias.
L’ex re africano è fuggito dal porto degli schiavi di Cartagena con altri dieci e ha fondato San Basilio de Palenqu , allora noto come il “villaggio dei maroon” [per maroon si intendono, nel linguaggio inglese, proprio gli schiavi fuggiaschi, ndr.]. Nel 1713 divenne il primo villaggio libero nelle Americhe con decreto del re di Spagna; il 18 luglio 1605 il governatore di Cartagena, Gerónimo de Suazo e Casasola offrì un trattato di pace a Biohó, riconoscendo l’autonomia della Matuna Bioho Palenque, ma nel 1621 il governo spagnolo tradì l’accordo, catturò Biohó e lo impiccò.
La regina Liliʻuokalani
Liliʻuokalani è stata l’ultima regina delle Hawaii, prima che il regno fosse trasformato in Repubblica e annesso agli Stati Uniti, nel 1898. Salita al trono dopo il fratello, nel 1891, tentò di ripristinare una Costituzione che desse maggiori poteri alla monarchia, ma i tanti americani che vivevano sull’isola si sentirono minacciati dalla sua figura e la portarono ad abdicare. Rinunciò alla battaglia solo per preservare il suo popolo da un conflitto sanguinoso.
Il Famine Memorial a Dublino
Commissionato da Norma Smurfit, una famosa filantropa Irlandese, il memoriale fu presentato alla città di Dublino nel 1997 ed è dedicato al popolo irlandese costretto a emigrare nel corso del XIX secolo, in seguito alla Grande Carestia che ha colpito il Paese fra il 1845 e il 1849 e ucciso circa un milione di persone. La carestia fu causata in parte da una malattia delle patate chiamata peronospora, che le fece marcire, ma ancora oggi ci sono alcune acredini con la Gran Bretagna per il ruolo passivo assunto negli aiuti al popolo irlandese.
Le donne d'acciaio di Sheffield
L’artista Martin Jennings ha voluto omaggiare nel 2016 le tante operaie che, durante la Seconda Guerra mondiale, sostituirono gli uomini nelle fabbriche. Per realizzare il monumento è stata indetta una campagna fondi pubblica, che ha raccolto 170.000 sterline, inaugurato durante una cerimonia a cui hanno partecipato più di 100 “donne d’acciaio” sopravvissute, e altri 400 membri delle famiglie di chi invece è scomparso.
Alan Turing
Il geniale matematico fu sottoposto alla castrazione chimica a causa della sua omosessualità, allora considerata reato nel Regno Unito: a causa dell’assunzione di estrogeni subì un calo della libido e soffrì di ginecomastia, tanto che molti ritengono che proprio la depressione avvertita per l’umiliazione subita lo condusse al suicidio, il 7 giugno del 1954. Nel 2013 la regina Elisabetta gli concesse la grazia postuma.
Una statua in suo onore si erge a Manchester, nei Sackville Streets Garden, proprio vicino al Gay Village di Canal Street.
Sir Nicholas Winton
Winton è diventato celebre per aver organizzato il salvataggio di 669 bambini, molti dei quali ebrei, in Cecoslovacchia, poco prima dello scoppio della Seconda guerra mondiale, nell’operazione poi diventata nota come Kindertransport. Chiamato “lo Schindler britannico” dai media inglesi, è diventato famoso anche per un video, realizzato molti anni più tardi, in cui i bambini salvati, ormi adulti, gli rendevano omaggio in un teatro. La sua storia è infatti diventata nota solo nel 1988.
Nel 2003 è stato nominato cavaliere dalla Regina Elisabetta II, per i suoi “servizi all’umanità, per aver salvato dei bambini ebrei dalla Cecoslovacchia occupata dalla Germania nazista”, mentre il 28 ottobre 2014 è stato insignito della più alta onorificenza della Repubblica Ceca, l’Ordine del Leone bianco (I classe), dal Presidente ceco Miloš Zeman.
La sua statua si trova a Maidenhead Station
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