Instagram, come ben sappiamo, ha modificato il mondo e molte delle nostre abitudini quotidiane. Il social, infatti, detta nuove mode in continua evoluzione e tende a indirizzare l’interesse degli utenti verso certe cose anziché altre. Lo stesso discorso vale per le mete turistiche e per il nostro modo di viaggiare. Posti un tempo sconosciuti, o quasi, diventano improvvisamente famosi grazie agli scatti pubblicati sui social da parte degli Instagrammers che possiedono miriadi di follower.
Allora parte la rincorsa al successo e allo scatto perfetto, numerosi altri utenti si recano nello stesso posto per imitare il famoso scatto da milioni di like con risultati che, a volte, possono avere conseguenze sconvolgenti e disastrose.
Ed ecco che, in poco tempo, luoghi inizialmente inviolati diventano sovraffollati da persone e da set di shooting, le cartacce e la plastica si accumulano in giro, le bellezze naturali smettono di essere così belle e i luoghi cessano di essere gli stessi. A volte si arriva addirittura al punto di dover impedire alle persone di poter visitare il suddetto luogo onde evitare ulteriori danni di proporzioni catastrofiche.
Diciamolo, il turismo da “scatto perfetto” non sempre è un beneficio per il luogo e spesso vengono rotti gli equilibri naturali che precedentemente regolavano la zona. Quindi tra lamentele di chi ci vive e problemi ambientali ed ecologici gli Instagrammers, forse non del tutto consapevoli di quello che stanno causando, contribuiscono ad un turismo non troppo sano e per certi versi davvero pericoloso.
Molti, infatti, sono i luoghi chiusi al pubblico per vari motivi e le mete turistiche rovinate, disseminate in ogni parte del mondo. Si passa dalla Cina al Canada, dall’Italia all’America, dai parchi naturali ricchi di animali selvatici disturbati dagli scatti, ai fiordi rocciosi del nord Europa che spesso si rivelano pericolosi e non pronti a ricevere un così elevato numero di persone.
Non a caso, ogni tanto, qualcuno muore pur di raggiungere lo scatto da milioni di like, precipitando in qualche crepaccio o a causa di qualche altro incidente. Uno studio del 2018 (che analizza l’arco di tempo tra il 2011 e il 2017) condotto tra America, Russia, India e Pakistan, stimava che circa 259 persone nel corso di 7 anni sono morte a causa di un selfie finito male.
Quindi, per tirare le somme, davvero vale la pena rischiare la propria vita e un intero ecosistema pur di raggiungere lo scatto che si desidera? È così importante ricevere quei “mi piace”? Tanto da sovraffollare un posto solo perché qualcuno di famoso c’è stato prima di noi? Se il discorso ti ha incuriosito puoi far scorrere la gallery per scoprire le 15 mete turistiche rovinate, profanate e chiuse al pubblico anche a causa di Instagram, degli influencer e delle loro inaspettate e terribili conseguenze.
Venezia e i suoi canali
Cominciamo con un luogo nostrano molto amato: Venezia. Si tratta, infatti, di una città davvero “instagrammabile” per via di tutte le sue particolarità, delle gondole, dei canali e della sua bellezza unica in tutto il mondo. Questo boom di scatti meravigliosi, però, ha portato a conseguenze spiacevoli soprattutto per i cittadini.
Le passerelle strette e sovraffollate rendono invivibile la città e impossibile il passaggio, il quantitativo di turisti ha fatto salire i prezzi di qualsiasi cosa alle stelle, spostarsi è quasi impossibile e la spazzatura riempie l’acqua e i canali della laguna.
Santorini e le piccole isole della Grecia
Lo stesso problema riscontrato a Venezia vale per Santorini e tutte le piccole e pittoresche isole della Grecia. Anche in questo caso il sovraffollamento è alle stelle e le isole, spesso di proporzioni minuscole, non sono preparate per ricevere un così elevato numero di persone. Il boom turistico è imputabile anche al lancio e all’avvento di Instagram, nei 10 anni della sua esistenza si è passati dai 6 milioni di turisti all’anno a 30.
Parco Nazionale di Banff, Canada
Diverso il caso di questo parco canadese, chiuso al pubblico nel 2017 a causa delle troppe persone che giornalmente lo visitavano per scattare foto. In questo caso si è cercato di tutelare la fauna selvatica, messa a rischio dalle troppe persone che visitavano i sentieri. Un evento mai verificato prima che è imputabile al suo successo su Instagram.
Passo di Trollstigen, Norvegia
Un posto meraviglioso ma altrettanto pericoloso. Questo passo delle montagne norvegesi dovrebbe essere dedicato a chi ha delle vere competenze di montagna ma spesso si affolla di turisti a caccia di fotografie, a volte con esiti tragici. Alcune persone, infatti, sono morte per non aver riconosciuto la sua difficoltà.
Campi di lavanda nel Surrey, Inghilterra
I colori meravigliosi attirano i turisti a caccia di selfie. Non che questo sia sempre un male ma spesso chi vive della lavanda lamenta numerosi fastidi come la sporcizia lasciata dalle persone, il sovraffollamento e la rovina dei campi.
Horseshoe Bend, Arizona
Fino a una decina di anni fa era un posto quasi sconosciuto, vicino al Grand Canyon che attirava molti più turisti. Oggi, invece, è una delle mete più ambite per via delle panoramiche e contenere l’afflusso di persone non si è rivelato facile. Per questo sono state installate nuove infrastrutture, parcheggi ed è stata aumentata l’assistenza.
Fattorie di girasoli in Ontario, Canada
Le fattorie private hanno attirato un gran numero di turisti, tanto da doverne impedire le visite. Questo è quanto succede in Ontario, Canada, a causa dei numerosi scatti di Instagram.
Alloggi e palazzi di Hong Kong
La città si trova ad affrontare un turismo eccessivo e non tutti gli abitanti degli alloggi più famosi e fotografati sono contenti di tutto questo successo. I turisti spesso interferiscono con la vita privata delle persone rendendola molto più difficile.
Rue Crémieux, Parigi
Il gran numero di turisti di questo quartiere parigino ha richiesto misure di tutela per gli abitanti e per la zona. La proposta era quella di installare un cancello per evitare le troppe persone, le feste e gli Instagrammer che affollano le strade rendendo quasi impossibile viverci.
Parco Nazionale di Yellowstone
Nel parco più famoso del mondo non sempre vengono rispettate le regole. Per raggiungere il proprio scatto da mettere su Instagram le persone si avvicinano pericolosamente agli animali selvatici rischiando la vita e non tutelando correttamente la fauna. Questo accade, naturalmente, da quando il social è stato lanciato e ha avuto successo.
Canyon Fjaðrárgljúfur, Islanda
Dopo un video di Justin Bieber c’è stato un boom che il canyon non è riuscito a sopportare. Troppe persone e poca organizzazione, anche se la meta era conosciuta anche in precedenza. Il tutto si può rivelare molto pericoloso.
The Jackson Hole Travel & Tourism Board in Wyoming
Problemi di fiori selvatici e spazzatura. Questo meraviglioso parco, sovraffollato per via della sua bellezza e fotogenicità, ha destato numerose preoccupazioni nel personale dello stesso a causa del turismo poco rispettoso in una zona che precedentemente era incontaminata.
Campo base dell'Everest
La situazione dell’Everest è forse una delle peggiori. Il campo base, infatti, è stato chiuso al pubblico e la visita è permessa solo a coloro che possiedono un permesso speciale rilasciato al massimo a 300 persone all’anno. La causa? Un quantitativo enorme di attrezzature abbandonate, spazzatura e feci umane.
Broadacres, Houston
Questo quartiere di Huston, città texana, è stato preso di mira per numerose foto e servizi matrimoniali. Tanto da portare alle numerose lamentele dei cittadini, estenuati dal continuo trambusto e dagli oggetti di scena abbandonati per strada.
Elsinore, California
Traffico in tilt e strade bloccate. Questo succede al Lago di Elsinore, in California, dove sono sboccati i papaveri arancioni che hanno attirato uno sciame di turisti fuori dalle normali cifre e a caccia di scatti da pubblicare sui social.
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