Il cosplay è un fenomeno internazionale ormai da svariati anni. In Italia è arrivato pian piano, inizialmente abbinato con kermesse legate al fumetto e ai cartoni animati, per poi sviluppare eventi e convention proprie. Nel Belpaese, così come in tante altre nazioni, esistono degli artisti bravissimi di questa materia, tuttavia i cosplayer asiatici sono davvero imbattibili: le loro doti di trasformismo sono innegabili.
BoredPanda ha fatto una selezione di cosplayer asiatici con i loro personaggi, prima e dopo. Su Twitter, l’hashtag nipponico # レ イ ヤ ー の ン ン と オ フ (significa più o meno «con e senza lo strato», dove per strato si intende il trucco, il parrucco e il costume) mostra come in effetti questi artisti siano ammirevoli e invidiabili nel loro talento.
Il cosplay – nonostante il boom in occidente sia avvenuto solo negli anni ’90 – è sbarcato in Nord America negli anni ’30, ma inizialmente si chiamava «costuming». Non si trattava di un vero e proprio cosplay – cioè non si imitavano fattezze e non si impersonavano personaggi – ma ci si limitava a vestirsi in modo appropriato in determinate situazioni. Un po’ come quando nelle convention di fantascienza ci si porta con sé una spada laser di Guerre Stellari o si indossano le orecchie da elfo a una kermesse a tema fantasy.
Il fenomeno ha iniziato via via a espandersi e sono nati dei concorsi per il costume più bello. Per il termine cosplay si deve attendere il 1984, quando il giornalista nipponico Nobuyuki Takahashi combinò «costume» e «play» dopo aver preso parte a un Worldcon a Los Angeles. Precedentemente, in Giappone, si usava un termine che significava «mascherata», ma che in effetti non rendeva bene il concetto. Per molti cosplayer, questo è diventato più che un hobby, è un lavoro: le piattaforme social permettono infatti di monetizzare quest’arte e dedicarsi completamente a essa.
Sfogliamo insieme gli scatti delle incredibili trasformazioni di questi cosplayer asiatici.
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