Rania di Giordania, la regina sempre dalla parte delle donne
Elegante, bella, con un animo pronto a lottare per il prossimo: ecco perché Rania di Giordania, oltre che una regina, è anche amatissima.
Elegante, bella, con un animo pronto a lottare per il prossimo: ecco perché Rania di Giordania, oltre che una regina, è anche amatissima.
Nell’immaginario collettivo principesse e regine sono emblemi di eleganza e signorilità e, pensando a donne diventate vere e proprie icone come Grace Kelly, o alle moderne regine come Letizia di Spagna, capace di incarnare alla perfezione l’ideale di donna raffinata e con stile, possiamo dire che la storia ci ha regalato diversi esempi che sembrano confermare tale filosofia.
Certo è, però, che questa immagine così sofisticata si accompagna spesso alla sensazione che queste donne siano completamente distanti, sia ideologicamente che fisicamente, dalla gente comune, che non ne condividano i problemi e non ne ascoltino i bisogni. Per questo le persone apprezzano particolarmente chi, fra principesse e regine, dimostra anche uno spiccato lato umano, che immediatamente le rende più vicine “al popolo”, meno idealizzate.
Non è un caso che la gente amasse così tanto Lady D. (e neppure che le sue eredi ideali, Kate e Meghan, abbiano raccolto il suo testimone nel cuore delle persone), impegnata in moltissimi progetti umanitari e che, nel corso della sua vita, si è prodigata a lungo in opere benefiche e di solidarietà, così come non è immeritato l’affetto e la stima che il pubblico nutre per un’altra regina, la splendida Rania di Giordania.
Icona di bellezza, colta e impegnata, Rania è madre di quattro figli, e nel giugno del 2021 ha celebrato i 28 anni di unione con re Abdullah, ricordando l’anniversario con un romantico post sul profilo Instagram, dove vanta – a riprova del grande seguito popolare- più di 6 milioni di follower.
Nata in Kuwait da una famiglia palestinese, Rania ha studiato Gestione di Impresa all’Università americana del Cairo, e l’incontro con Abdullah II è avvenuto proprio nella capitale giordana, Amman, durante una cena, dopo il trasferimento di lei, che all’epoca lavorava nella sede della Apple. Quando si conoscono ha 22 anni e lui, non ancora re, 30. Si sposano nel 1993, e lei viene incoronata regina il 7 febbraio 1999.
Da allora Rania ha sfruttato il suo ruolo per portare avanti progetti di grande impatto sull’alfabetizzazione e sulla riabilitazione del mondo arabo, soffocato dai pregiudizi; ha saputo conquistare un pubblico sempre più ampio di ammiratori, ammaliati dalla sua indiscutibile bellezza ma anche dalla sua bontà d’animo e dalla sua profonda intelligenza. Tutti motivi per cui è impossibile non restare affascinati da lei, come vi raccontiamo nella nostra gallery.
Nel 2008 Rania ha attivato su YouTube una piattaforma con l’intenzione di rompere gli stereotipi sul mondo arabo e islamico.
Send me your stereotype, questo il titolo della pagina con cui Rania invitata il pubblico a inviarle i propri stereotipi e pregiudizi sul mondo arabo e musulmano.
In un video, ad esempio, la sovrana ha parlato della sottomissione femminile e del delitto d’onore, praticato, ha detto, ancora anche in Giordania.
La famiglia reale si è più volte espressa contro questa pratica, Nour, vedova di re Hussein, prima ancora di Rania.
È una pratica orribile e inscusabile in cui non c’è assolutamente nessun onore – ha detto Rania, che tuttavia ha sottolineato che – non è una pratica culturale prevalente. Non ha niente a che fare con l’Islam. Non è assolutamente indicativo dello status e della condizione delle donne nella nostra cultura. E va combattuto […] La violenza contro le donne non è un’esclusiva del mondo arabo, ma una vergogna mondiale.
Nel 2017 la regina si è molto commossa alla cerimonia di laurea del primogenito, il principe Hussein, nato nel 1994, e, come ogni mamma orgogliosa, si è dichiarata felice di vedere i suoi ragazzi sistemati “culturalmente”.
Nel 2018 anche la principessa Salma si è diplomata e Rania, una volta postate tutte le foto della cerimonia, non ha resistito alla tentazione di pubblicarne anche una della figlia, ancora bambina, col diplomino della scuola elementare.
Sembra ieri che hai fatto i primi passi, che hai detto le prime parole, che hai fatto il tuo primo giorno di scuola. Ora ti sei diplomata, ma per me sarai sempre la mia piccola, preziosa Salma.
Cuore di mamma.
Da quando è diventata regina, Rania si è sempre battuta per migliorare la condizione delle donne in Giordania, e in genere in tutti i paesi islamici. È membro di numerose organizzazioni come: il Jordan River Foundation; Arab Women’s Summit; Arab Academy for Banking and Financial Sciences (AABFS); Jordan Cancer Society, Child Safety Program and Dar Al-Amman.
Ma Rania segue anche il Fondo delle Nazioni Unite per i bambini, il Forum of Young Global Leaders e il World Economic Forum, di cui è membro fondatore.
Negli ultimi anni si è occupata della lotta per l’alfabetizzazione delle persone anziane e per l’assistenza materna ai neonati.
Nel 2009 la rivista Forbes l’ha inserita tra le cento donne più influenti del mondo.
È una delle donne più fotografate del mondo, ed è stata nominata da People una delle donne più belle del mondo. Rania di Giordania è molto attenta all’alimentazione ed è un’appassionata di cucina mediterranea. Sportiva, ama fare jogging e sciare.
Nel 2015, durante un incontro con la fondatrice dell’Huffington Post, Arianna Huffington, in occasione del convegno londinese “The WorldPost Future of Work”, Rania ha detto:
Mi piacerebbe togliere la I della sigla Isis perché non hanno nulla di islamico. Non c’entrano nulla con la fede, sono soltanto dei fanatici [..] L’Isis vuole essere chiamato islamico così qualsiasi azione contro di loro sarà etichettata automaticamente come una guerra all’Islam, e questo è esattamente ciò che vogliono. Vogliono che appaia come se l’Occidente ingaggiasse una lotta contro l’Islam perché li aiuterà a reclutare combattenti.
Rania sostiene invece che la guerra contro l’Isis debba essere guidata dai musulmani e dagli arabi, mentre la comunità internazionale deve mantenere un ruolo di supporto.
Non possiamo permettere all’Isis di rubare la nostra identità e utilizzarci come marchio come vogliono. Siamo noi a dover scrivere la nostra storia. Ciò che vogliono gli estremisti è dividere il nostro mondo usando malamente la religione e la cultura, così molti occidentali nutriranno stereotipi contro gli arabi e i musulmani. In realtà la battaglia avviene tra il mondo civilizzato e un ammasso di gente pazza che vuole riportarci al Medioevo. Quando riusciremo a vederla in questo modo, capiremo che dobbiamo unirci per difendere il nostro modo di vita.
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