Gli immancabili papillon, la barba senza cui nessuno l’ha mai visto, e soprattutto quella frase, la frase che lo annuncia: “Dirige l’orchestra il maestro Beppe Vessicchio”.
Eh già, perché il napoletano direttore d’orchestra classe 1956 è diventato, con gli anni, una vera e propria icona culturale italiana, un eroe nazionalpopolare, riuscendo un po’ a “svecchiare” anche l’immagine di quel ruolo così severo e austero, solitamente lontano dai favori del pubblico. E nemmeno lui sa come ci è riuscito, visto che, nel tempo, lo si è sentito parlare davvero pochissime volte.
Sarà per la professionalità, per il sorriso, per l’allegria che la sua figura storicamente provvista di folta barba ispira nelle persone, ma sta di fatto che Giuseppe – Beppe – Vessicchio è davvero riuscito a far breccia nel cuore del pubblico, tanto che la sua assenza, a Sanremo 2019, è stata notata eccome, al punto che, per protesta, è stato persino lanciato un hashtag, #Escilo.
A proposito di hashtag, roba da giovani, da frequentatori di social, persone che, sulla carta, sono davvero molto lontane da un musicista competente e serio come Vessicchio; eppure, proprio quella fetta di pubblico sembra nutrire un particolare affetto per il maestro, tanto che lui stesso si spiega questo particolare successo dicendo “Forse mi vedono come un padre”.
Ma probabilmente buona parte di questa fama goduta tra i giovanissimi risiede anche nella partecipazione storica – con l’eccezione di un solo anno – ad Amici, dove partecipa fin dalla prima edizione, nel 2001, e dove nel 2019 gli viene assegnato “addirittura” un ruolo “parlante”, grazie al quale può commentare le esibizioni dei cantanti. Una situazione davvero inedita, per lui, generalmente abituato a far parlare, e molto bene, le note.
Per chi non lo sapesse, Vessicchio in carriera ha vinto per ben 3 volte a Sanremo il premio come miglior arrangiatore e 4 quello come direttore d’orchestra, arrangiando brani di diversi artisti, da Valerio Scanu a Biagio Antonacci, passando per Roberto Vecchioni, Andrea Bocelli, Zucchero, Max Gazzè e Ivana Spagna, oltre che Gino Paoli, con cui ha iniziato la sua vita artistica scrivendo successi come Ti lascio una canzone, Cosa farò da grande, Coppi.
Ha anche diretto, in mondovisione, l’orchestra che ha suonato in onore di John Lennon dal Cremlino. Insomma, la carriera di Beppe Vessicchio è davvero invidiabile, ma non è solo per questo che tanta gente lo ama.
In gallery vi riveliamo i motivi – semiseri – per cui questo bravissimo direttore d’orchestra riscuote tanto successo tra la gente, anche fra chi non è propriamente un intenditore musicale.
È una presenza silenziosa
A Sanremo 2020, un anno dopo l’assenza, Beppe Vessicchio ha ricevuto una standing ovation dal pubblico.
Credo che il segreto sia la mia assenza. Non ci sono. E questo mi rende neanche vagamente concorrenziale. La totale esclusione permette a tutti di volermi bene. Non partecipando non disturbo.
Ha detto scherzando. Per inciso, alla base dell’assenza da Sanremo 2019 non c’è stata la volontà di nessuno, semplicemente Vessicchio non è stato scelto come arrangiatore o direttore da nessuno dei concorrenti in gara. Quest’anno, invece, ha accompagnato Le Vibrazioni.
Maestro anche di stile
Vessicchio veste generalmente di nero, come tutti i direttori d’orchestra, ma ha un vezzo: i papillon. Il suo preferito? Ha i colori dell’arcobaleno.
Senza barba mai!
Nessuno immaginerebbe mai Vessicchio senza barba… Nemmeno lui!
Me la cura mia moglie Enrica, stiamo insieme da 40 anni e non mi hai mai visto senza – ha detto a Vanity Fair – Fiorello mi propose di tagliarla in diretta per beneficenza, ma dissi di no, sarebbe stato un trauma per me. La taglierei solo per qualcosa di importante per la comunità.
Giovane... Senza volerlo!
La cosa carina è che non ho Facebook né Instagram: non li frequento proprio – ha raccontato – Il mio modo di essere social è offrire un caffè quando capita. Ma la cosa che mi colpisce è che sui social fanno il tifo per me i giovani, evidentemente mi vedono come un padre.
Scrittore... Ed esperto dell'orto!
Pochi sanno che nel 2017 Vessicchio ha pubblicato un libro, La musica fa crescere i pomodori. Il suono, le piante e Mozart: la mia vita in ascolto dell’armonia naturale, in cui spiegava le proprietà della musica anche nella crescita delle piante.
Sono stati fatti piccoli test individuali dove abbiamo visto che la musica assunta a livello corporeo, quindi non attraverso l’udito, il nervo acustico, e la sua traduzione neurologica ma percepita dal corpo in altro modo, segnala ad esempio variazioni dell’emocromo o l’aumento dei globuli bianchi in modo significativo in nemmeno mezz’ora – ha spiegato a Il Fatto Quotidiano – […] Il professor Mancuso dell’Università di Firenze ha sottoposto un filare di alberi alla musica di Mozart. Questi alberi, rispetto ai diversi filari vicini pochi metri a cui non era stata messa alcuna cuffia, presentavano maturazioni e fiori anticipati.
Siamo abituati a pensare che il suono si percepisca solo con le orecchie, ma sappiamo che le piante le orecchie ovviamente non le hanno […] Le onde sonore muovono l’aria, ma non sappiamo ancora come. Possiamo capire cosa accade quando mettiamo un braccio in una bacinella d’acqua e muoviamo la mano. Possiamo vedere l’acqua che si muove e che, a seconda del movimento della mano, possiamo ottenere una reazione dell’acqua. Lo stesso avviene nell’aria per la musica.
Cuore innamorato
Da 40 anni Vessicchio è legato a Enrica, conosciuta quando aveva appena 21 anni e sposata nel 1989, da cui ha avuto anche una figlia, Alessia (che lo ha reso nonno di Teresa).
È sempre stata importantissima, mi ha aiutato a non cedere – ha detto a Vanity Fair – Non è facile fare musica agli inizi, non solo per te ma per gli altri, per la tua famiglia che ti chiede conto di quanto guadagni.
Ha avuto il coraggio di inseguire i suoi sogni
Da ragazzo Vessicchio studiava architettura; la sera suonava e la mattina doveva svegliarsi presto per frequentare i corsi. Tutto questo durò finché suo padre gli chiese se, una volta laureato, avrebbe mai davvero fatto l’architetto.
Risposi un secco ‘no’, ma se mi fossi preso cinque-dieci secondi per rispondere avrei mediato. Allora mi disse di dedicarmi totalmente alla musica.
Del resto, suo padre l’ha sempre incoraggiato:
Mi ha sostenuto e una delle mie più grandi gioie è stato fargli capire, poco prima della sua scomparsa, che ce l’avevo fatta.
Cosa ne pensi?