Certe abitudini sono decisamente dure a morire, ma, almeno, si può provare a… Ribellarsi.
Uno dei più comuni cliché del mondo pubblicitario è quello che vuole la donna recitare sempre il ruolo di madre affettuosa, moglie amorevole, casalinga perfetta, insomma tutto il corollario che, più o meno volutamente, il mondo dell’advertising, in quanto specchio della società, si trascina dietro come retaggio storico e culturale del passato maschilista e sessista. Certo, se paragonati ad alcune campagne pubblicitarie vintage, gli spot di oggi possono senza dubbio essere definiti accettabili, dato che negli anni ’50, in virtù anche di un senso comune piuttosto discutibile, che relegava ancora la figura femminile al compito di “angelo del focolare”, le donne erano considerate alla stregua di un oggetto o poco più, niente di diverso, insomma, rispetto al prodotto da pubblicizzare.
Come detto, però, se alcuni stereotipi sono talmente radicati nella cultura della professione pubblicitaria da essere ostinatamente reticenti al cambiamento, negli ultimi tempi sono diverse le voci “fuori dal coro”, che hanno scelto di sovvertire i canoni abituali delle réclame, cambiando i ruoli di genere negli spot. Abbiamo visto la campagna di Suistudio che ha usato i modelli maschili come “complementi d’arredo”, completamente nudi, al fianco di donne elegantemente vestite, ma c’è chi ha fatto qualcosa di altrettanto eclatante, e significativo.
Eli Rezkallah è un fotografo trentunenne che ha lanciato il suo progetto “In a Parallel Universe”, dove alcune pubblicità della metà del XX secolo sono rifatte abbattendo proprio la chiave sessista che le contraddistingueva; Eli, insomma, ha invertito i ruoli di uomini e donne all’interno delle réclame, come provocazione verso il maschilismo che trasudava dalla loro versione originale.
“L’ultimo giorno del Ringraziamento – ha detto Eli spiegando i motivi che lo hanno spinto a realizzare la serie fotografica, visibile anche sul suo sito ufficiale – ho fatto visita alla mia famiglia nel New Jersey e ho sentito i miei zii parlare di come le donne stiano meglio in cucina, a occuparsi della casa, e adempiendo ‘ai loro doveri femminili’. Anche se so che non tutti gli uomini sono come i miei zii, sono stato sorpreso nel capire che ce ne sono ancora molti che la pensano in quel modo“.
Proprio da lì, dunque, l’idea di rifare le pubblicità vintage… Al contrario.
“Queste pubblicità – ha continuato ancora il fotografo – sono state fatte negli anni ’50, ma in quel momento si è sentito che la loro essenza è ancora presente nelle pieghe del tessuto sociale moderno. Quindi, ho continuato a immaginare un universo parallelo, in cui i ruoli sono invertiti e agli uomini viene dato un assaggio del loro stesso veleno sessista.
Spero che le persone che sono bloccate in ruoli di genere stereotipati, imposti dalle società patriarcali, saranno in grado di vedere visivamente le crepe nella limitazione che tali ruoli portano avanti, attraverso questo progetto.
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