Aggiornamento del 28 gennaio 2019
Molto si è parlato e molto si è dibattuto rispetto alle prime due puntata di Adrian, la serie televisiva ideata da Adriano Celentano assieme a una serie di grandissimi nomi di cui vi abbiamo parlato nell’articolo originale del 22, che trovate qui sotto. Anche noi abbiamo provato ad analizzarne luci e ombre, come del resto quasi tutti hanno fatto, lo abbiamo fatto da spettatori, della serie, ma anche dei commenti del pubblico, che dopo la messa in onda della puntata d’esordio, lunedì, si è ampiamente diviso tra sostenitori e detrattori; naturale, quindi, che anche noi ne volessimo ragionare in maniera razionale, con il giusto spirito critico e in una posizione di assoluta neutralità.
Ma, proprio in virtù delle tante critiche piovute sulla graphic novel, accusata di sessismo, di essere al limite del pornografico e, in generale, non il prodotto di qualità che era stato prospettato e garantito appunto dai nomi eccellenti coinvolti nel progetto a cui Celentano lavorava dal 2009, c’è anche qualcuno che ha voluto dire la sua in proposito. Come il disegnatore Milo Manara, da tutti descritto come la mano che nel concreto ha realizzato il cartone, il quale, di ritorno dal Festival di Angouleme dove sono stati celebrati i suoi 50 anni di carriera, ha voluto precisare il vero ruolo che ha avuto nella serie attraverso una nota pubblicata sulla sua pagina Facebook.
Non l’animazione, dunque, ma un semplice studio sui personaggi, i quali sono poi effettivamente stati utilizzati per realizzare il cartone; Manara ha voluto quindi mettere in chiaro il suo ruolo in Adrian, molto più marginale di quando gli sia stato attribuito in questi giorni.
In generale però, come abbiamo sottolineato poc’anzi, le reazioni alla serie di Celentano sono state diverse rispetto a a quelle che il Molleggiato stesso si aspettava; certo che in alcune cose Adrian sembra aver davvero fatto un buco nell’acqua, andando a toccare argomenti particolarmente delicati, come quando, nel corso della seconda puntata, il protagonista del cartoon ha rivolto una frase piuttosto equivoca a due ragazze che avevano appena subito un tentativo di stupro:
Se aveste bevuto qualche bicchierino in meno forse avreste evitato l’increscioso approccio con quei tipi loschi.
Impossibile non rimanere quantomeno perplessi di fronte a un’affermazione del genere, mandata in prima serata (ma anche in seconda non sarebbe stato diverso il risultato) che chiaramente rischia di mandare a farsi benedire le tante lotte cui le donne sono costrette quasi quotidianamente per liberarsi dalla colpevolizzazione che si riversa su di loro praticamente in ogni occasione di stupro, in tempi dove si fatica non poco per far accettare alla massa l’idea che, nel caso in cui una donna venga violentata, poco importa cosa indossi, come si comporti, o quanti bicchieri beva. E il rischio c’è non solo perché il blame the victim è ahinoi uno sport da bar molti diffuso, ma anche perché, se a farsene paladino – seppur involontario, speriamo – è proprio un personaggio con una cassa di risonanza mediatica e un’immagine fortissima come Celentano, si può solo immaginare quanto questo rafforzi determinate convinzioni, facendo sentire queste persone legittimate a pensare che, in fondo, nei casi di violenza sessuale la donna tante volte “se la va pure un po’ a cercare”.
E dire che proprio in Adrian compare questa frase
E poi è bastata la battuta successiva a far perdere il senso a tutto. Donna che ha bevuto non equivale ad animali che si autorizzano allo stupro di gruppo. #Adrian pic.twitter.com/6wdLLxMY4a
— Orsola (@OlaMusic97) 22 gennaio 2019
Completamente vanificata, come ha giustamente notato questa utente di Twitter, dal commento decisamente fuori luogo di quella scena incriminata. Oltre tutto, stride in maniera palese il dichiararsi “contro la violenza sulle donne” di Celentano, concetto ribadito anche dalla moglie Claudia Mori, che ha parlato proprio di questo come uno dei temi centrali della serie animata, e quelle parole, che invece suonano come “Se avessi bevuto di meno non sarebbe successo nulla, quindi è anche un po’ colpa tua”.
Insomma, dato che la serie è ambientata nel 2068, c’è da sperare che a quel tempo nessuna donna dovrà più sentirsi obbligata a salire sul banco degli imputati dopo che è stata stuprata, altrimenti, più che di futuro distopico, dovremmo parlare di futuro catastrofico…
Articolo originale del 22 gennaio 2019
Si è creata un’attesa spasmodica per Adrian, definita la “serie evento” che ha sancito il ritorno in televisione, seppur in versione cartoon, di Celentano. Complice anche il fatto che l’annuncio di quest’opera era stato fatto nel 2009 e che Adriano ha convocato a sé nomi importanti e budget stellari.
Il debutto è stato il 21 gennaio, in prima serata su Canale 5, ma tutte le settimane precedenti sono state un crescendo di sponsorizzazione dello show, di articoli sui giornali, di conversazioni tra persone che non sapevano che aspettarsi da un grande showman come il Molleggiato, uno di quelli che, quando si mette in moto, crea sempre spettacoli al limite del sensazionale.
Rock Politik era stata l’ultima apparizione televisiva di Celentano e, anche se in questa nuova creazione lo si vede per la maggior parte del tempo trasformato in una graphic novel (con brevi e sporadiche apparizioni in diretta, come quella della prima puntata, dal teatro Camploy di Verona), la verve e gli argomenti sono più o meno gli stessi.
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Certo, le aspettative legate ad Adrian non sono dipese solo da una colossale operazione pubblicitaria, ma anche dalla consistenza stessa del progetto, di un’ambizione senza precedenti per un cartone animato da mandare in onda sulla tv generalista in prima serata (anche se inizialmente il prodotto era stato pensato per Sky). Ideata dallo stesso Celentano a partire dal 2009, la serie – articolata in 9 puntate (21-22 gennaio il debutto, poi a seguire ogni lunedì in prima serata) – conta collaborazioni di prestigio, a partire dalla stesura stessa dei testi cui, oltre ad Adriano, hanno partecipato Alessandro Baricco e Vincenzo Cerami (quest’ultimo morto nel 2013), fino alle musiche, dirette da Nicola Piovani, premio Oscar 1999 per La vita è bella, passando per il genio artistico e sensuale della matita di Milo Manara. Il totale complessivo speso per realizzarla? 20 milioni, più di quanto costi il Festival di Sanremo, per intenderci.
Un cast stellare – e relativo budget astronomico – per un prodotto che, in realtà, dopo l’esordio ha diviso il pubblico; e, in effetti, ci sono alcune luci ma anche molti grigi nella serie, spunti apprezzabili che ne fanno un lavoro degno di nota ma anche cose rivedibili, o che quantomeno hanno creato negli spettatori un certo senso di smarrimento.
Di sicuro in Adrian ci sono più cose da salvare, ma è indubbio il fatto che ce ne siano altrettante, per molti di noi, assolutamente sorprendenti (ma non sempre nel senso positivo del termine).
Le cose da salvare: le musiche
Inutile dire che contare su un talento come quello di Nicola Piovani è garanzia di successo, almeno per quanto riguarda la colonna sonora.
I disegni di Milo Manara
Così come per le musiche, anche per la qualità del disegno il genio di Milo Manara è sinonimo di eccellenza. Anche se, a dire la verità, a controbilanciare la bellezza dei giovani Adriano Celentano e Claudia Mori disegnati da Manara ci sono alcuni sfondi che odorano un po’ troppo di programmi predefiniti.
Bella l'idea del '68 distopico
È il ’68, ma quello del XXI secolo, l’anno in cui sono ambientate le vicende di Adrian, che immagina un futuro distopico, dove l’orologiaio Adriano (c’è un chiaro rimando a uno dei tanti mestieri provati dal Molleggiato prima di sfondare nel mondo della musica), mette in atto una vera e propria rivoluzione culturale ed etica.
Espliciti i riferimenti al modello del Grande Fratello di Orwell nella descrizione di una società omologata, e di Marx nell’espressione “l’infelicità nacque quando da ‘io sono’ si passò a ‘io ho'”.
I punti discutibili: le aspettative
Adrian ha creato una serie di aspettative altissime nel pubblico, già a partire dagli spot dove, inspiegabilmente, il volume del televisore di ciascuno di noi si alzava in maniera disturbante.
In effetti, non sono stati pochi a lamentarsi di questa improvvisa impennata audio, tanto che, in Puglia, il Movimento Consumatori locale ha depositato un esposto all’Autorità Garante nelle Comunicazioni per la presunta violazione delle delibere 538/01/CSP, delibera n. 132/06/CSP e 157/06/CSP, che “vietano alle emittenti radiotelevisive pubbliche e private operanti su frequenze terrestri, via satellite o via cavo, di diffondere messaggi pubblicitari e televendite con una potenza superiore a quella ordinaria dei programmi”.
Volume a parte, chiaro che un progetto con dieci anni di lavorazione alle spalle e un budget che parla di 20 milioni fosse atteso dal pubblico come una manna dal cielo: viene da chiedersi se il suo target fosse quello della prima serata di un canale generalista.
È ragionevole proporlo in prima serata?
A proposito di prima serata.
Sorgono dubbi anche sulla scelta di trasmettere la serie sulla tv generalista, in prima serata, per ben nove settimane. Non è un po’ troppo per un lungometraggio animato dove gli interventi di Celentano sono limitati a sporadiche apparizioni in diretta? Perché la serie è stata dirottata da Sky, dove doveva essere proposta inizialmente, a un canale che, per quanto non pubblico come la Rai dal punto di vista amministrativo, è comunque disponibile per tutti?
Tanti temi sociali, ma... Tanti "ma"
Celentano propone molti dei temi che gli stanno a cuore e che sono sempre stati oggetti del suo dibattito televisivo, dall’ambiente, maltrattato, fino all’egoismo e all’avidità dell’animo umano. Alla summa del suo pensiero si aggiunge una decisa virata verso l’attualità più cruda, quella che parla di violenza sulle donne, argomento altrettanto caro al cantante, come la moglie, Claudia Mori, ha spiegato in un articolo del Corriere, cui ha illustrato anche la funzione salvifica proprio delle donne per la società.
Nel racconto di Adrian le donne hanno un ruolo molto importante al punto che sono proprio le donne che potrebbero salvare questo malconcio pianeta e questa malconcia umanità.
I riferimenti sociali sono presenti anche al teatro Camploy, dove Nino Frassica nelle vesti di un frate decide chi far salire sull’Arca della salvezza e chi invece deve restare giù, e Natalino Balasso ricorda che
In Italia il 70% degli omicidi avviene in famiglia. Avete la mania della sicurezza, ma non dovete blindarvi dentro casa, ma lasciare le porte aperte: è più sicuro.
Il problema è che i tentativi apprezzabili di proporre un dibattito serio su tematiche di un’estrema delicatezza sembrano inserirsi a tratti in maniera pretestuosa nella trama e ad essere per certi aspetti banalizzati nel loro sviluppo.
Erotismo non è pornografia
C’è chi si è trovato scandalizzato dalle immagini di Manara (evidentemente non conoscendolo), tanto da scrivere che “è una porcata pornografica in prima serata! A parte che danno un’immagine di donna sbagliata che si butta addosso a un uomo e che usa la sua nudità per sedurlo!”.
Il concetto di pornografia associato al disegno di Manara è quantomai discutibile, se proprio non vogliamo dire errato. Allo stesso tempo, però, non si può negare che, in un’epoca in cui la scure della censura, specie verso il nudo, o il sesso, agisce senza troppe remore, era abbastanza prevedibile la polemica a riguardo da parte chi si aspetta un prime time più soft.
L'egocentrismo di Adriano
Il primo annuncio ufficiale della serie risale al 2009. I budget sono elevatissimi, i nomi coinvolti anche, il tam tam con tanto di volume autogestito al limite del molesto, il mistero sull’evento fitto…
Poi Adriano si presenta sul palco, accompagnato dal rumore di un tuono, mezz’ora dopo l’inizio (quando ormai la gente si chiedeva se sarebbe mai comparso); poi… Tempo 3 minuti di sermone e sparisce di nuovo accompagnato dalla saetta.
Ed eccolo a questo punto in formato cartone, esteticamente ringiovanito di cinquant’anni (ma in un futuro a cui ne mancano altrettanti), con gli addominali scolpiti e una magliettina delle sue ai tempi di Serafino, con l’animo del superuomo che, però, per umiltà, si confonde tra i suoi simili. Un Clark Kent degli orologi, insomma.
Diciamo che il narcisismo e l’egocentrismo ad Adriano non mancano… Ma su quelli non abbiamo nulla da eccepire (eccezion fatta per il format teatrale con epifania meteorologica, forse).
Quell'assurda frase sullo stupro
Se aveste bevuto qualche bicchierino in meno forse avreste evitato l’increscioso approccio con quei tipi loschi.
Questa è la frase che ha creato tanto scalpore durante la seconda serata di Adrian, quella che il protagonista rivolge a due donne che ha appena salvato da un tentativo di stupro.
Il pubblico non sembra apprezzare particolarmente lo show, tanto che nella seconda puntata del 22 gennaio gli ascolti sono passati dai 4 milioni e 544 mila spettatori della sera precedente , pari al 19.08% di share, si è passati ai 2 milioni 887 mila, pari al 13.26%.
La precisazione di Manara
Il disegnatore ha voluto precisare il ruolo reale che ha avuto nella serie.
Nel lontano 2009 accettai di partecipare al progetto di una serie animata, con lo specifico ruolo di Character Designer […] per quell’incarico ho realizzato quindi una serie di studi sui personaggi […] una volta consegnati i disegni non mi sono assolutamente occupato della realizzazione delle animazioni, essendo io un disegnatore e non un animatore […] ci tenevo a fare un po’ di chiarezza in merito a una produzione di cui, mentre io ero all’estero, in Italia si è molto parlato, forse, senza la dovuta informazione sul mio coinvolgimento.
Il lato comico dello spaesamento sui social
Il pubblico si è letteralmente scatenato, inondando i social di post e commenti sotto l’hashtag #Adrian, in cui l’ironia non manca. Ne abbiamo raccolti alcuni condivisi su Twitter.
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