Lei è Alice, lui è Andrea. Si sono sposati da pochi mesi, e sono una coppia giovane, affiatata e molto bella.

E, a vederli, nessuno potrebbe mai pensare che Andrea, grandi occhi chiari e barba incolta, sia nato in realtà come Monia.

Quella che vi raccontiamo è la storia di un grande amore, inteso non solo come sentimento che unisce due persone, ma anche verso se stessi. Perché di amore, di entrambi i tipi, nella vita di Andrea e Alice ce n’è davvero un sacco.

Insieme hanno lottato contro i pregiudizi, i tabù, gli sguardi critici di chi osserva e non capisce che l’amore è amore, qualunque sia la sua forma, o il suo sesso. Da solo, prima che Alice lo accompagnasse nel percorso, Andrea ha combattuto le stesse cose, ma prima ancora la guerra più dura, quella per accettarsi, e per comprendere che non c’era nulla di sbagliato nel voler essere semplicemente ciò che sentiva davvero di essere… Nel voler essere felice, soprattutto.

Abbiamo notato un commento di Alice sotto uno dei nostri articoli, questo, e la loro storia ci ha incuriositi.

Così, li raggiungiamo al telefono per una chiacchierata, Alice è in vivavoce, c’è anche Andrea lì (a parte un breve momento in cui si assenta per rispondere alla chiamata della mamma). Chiediamo loro di raccontarci qualcosa di più della loro storia, di come è nata la loro coppia.

Noi nasciamo come coppia di donne lesbiche – ci spiega Alice – io avevo 18 anni e lui 23, si chiamava Monia. All’epoca eravamo entrambe fidanzate con uomini, convivevamo, infatti Andrea ha un bambino, Brian, avuto con il compagno di allora, che oggi ha quasi 10 anni. Aveva appena due anni quando mi ha conosciuta. All’inizio il padre di Bryan non l’ha presa molto bene, non accettava di essere stato tradito con una donna.

La loro, ci dicono, è stata una storia travolgente: appena hanno iniziato a frequentarsi, hanno deciso di andare a convivere. Proprio lì, però, sono cominciati i problemi, legati al fatto che Monia non si sentisse più a proprio agio come donna.

Dopo un anno di convivenza – ci racconta Alice – è cominciata l’evoluzione, soprattutto a livello sessuale, aveva stimoli diversi rispetto a quelli che può avere una donna, dopo un anno ha provato ad affrontare il discorso del cambio sesso che io non ho accettato subito, mi spaventava l’idea che potesse avere un aspetto diverso… In fondo è comprensibile, avevo solo 20 anni. Così l’argomento è rimasto in stand by per un altro anno. Dopo 3 anni di relazione non ce la faceva più, era una sofferenza guardarsi allo specchio, così ha deciso di riparlarmene, a quel punto abbiamo deciso insieme di affrontare la cosa. E non è un percorso semplice, tutt’altro…

In quel momento, ci dicono, arriva però anche la prima crisi.

Abbiamo auto problemi con gli psicologi che lo hanno seguito, si occupavano solo di lui, non di me e nemmeno del bambino, ma anch’io avevo bisogno di qualcuno che mi ascoltasse e supportasse, figuriamoci Bryan. Lui ha fatto la prima puntura di ormoni e dopo un mese ci siamo lasciati. Era cambiato, gli ormoni ti rendono diverso, è come avere un ciclo amplificato all’ennesima potenza, non lo riconoscevo più, mi sono spaventata e sono andata via.

Alice e Andrea (all’epoca ancora Monia) restano separati per due anni, ognuno cerca di farsi la propria vita anche se, dicono, non sono mai stati per più di un mese senza vedersi. Alla fine, hanno deciso di abbandonare le false vite che si erano costruiti e ci hanno riprovato, sposandosi dopo appena un mese.

Le foto del loro matrimonio ritraggono una coppia raggiante e innamoratissima, e Andrea è davvero uno sposo bellissimo. Decidiamo di parlare con lui per chiedergli se la consapevolezza di essere un transgender, e non solo lesbica, ci fosse sempre stata in lui.

Mio fratello ha un video in cui mia sorella mi chiede come mi chiamo e io, a due anni e mezzo, non rispondo Monia ma Andrea. Certamente la cosa più difficile è anche accettarsi, gli altri ti impongono una determinata vita, quando si è piccoli non si ha la forza di ribellarsi ai dettami della società, fino a 14 anni mi sono sempre vestita da maschio, ma fino a quando ne ho avuti 26 vivevo in maniera rassegnata, perché sapevo che dovevo rispondere alle aspettative della società. Sono cose talmente forti che più le tieni dentro e più scoppiano, prima o poi scoppiano.

Banale ma spontaneo domandargli come la sua famiglia abbia reagito alla notizia. Andrea ci spiega di essere nato in una famiglia numerosa in cui lui era il più piccolo, e di essere cresciuto senza padre, con una donna originaria del Sud che, nonostante le reticenze e le difficoltà, ha comunque accettato la sessualità di Monia/Andrea.

La mamma ha accettato il fatto che mi piacessero delle donne, non ha accettato il fatto che sia un uomo, certo a 73 anni è difficile cambiare una mentalità e non si può nemmeno pretendere. In ogni caso, basta avere un pò di cuore, e lei lo ha avuto e ha compreso.

Alice ci confessa di essere davvero felice di averlo sposato:

Lui avrà sempre l’animo di una donna, ha la parte femminile che lo aiuta a capire quali sono le mie necessità e le esigenze che ho in determinati momenti. Da questo punto di vista, lui è praticamente perfetto!

L’ultima domanda sorge spontanea: qual è il messaggio che vi piacerebbe fosse trasmesso dalla vostra storia?

Noi vorremmo fare qualcosa, rendendo l’idea della nostra realtà, che alla fine è uguale a quella di tutti gli altri, sensibilizzare le persone all’omosessualità e far capire che, come dico sempre, i debiti li abbiamo anche noi.

Sfogliate la gallery per saperne di più della storia d’amore di Andrea e Alice, delle difficoltà incontrate e del rapporto con Bryan, grazie alle foto che ci hanno fatto avere.

"Vi racconto la mia vita con Andrea, che una volta era Monia"
foto di Alice e Andrea
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