Amalia Ercoli-Finzi, una donna davvero straordinaria che in pochi conosciamo
La carriera di Amalia Ercoli-Finzi, la prima donna diventata ingegnere aerospaziale in Italia: tanti successi che meritano di essere raccontati
La carriera di Amalia Ercoli-Finzi, la prima donna diventata ingegnere aerospaziale in Italia: tanti successi che meritano di essere raccontati
Chiunque, guardando il cielo, ha sognato almeno una volta di poterne scoprire tutti i misteri. C’è chi ha scritto canzoni, poesie, romanzi, e poi c’è anche chi ha lavorato tutta la vita per spiegarlo, come Amalia Ercoli-Finzi. Sposata col matematico Filiberto Finzi e madre di cinque figli, non è solo una grande scienziata, ma anche l’esempio di come sia possibile portare avanti una carriera di successo e seguire la propria famiglia.
Tra le massime esperte mondiali di ingegneria aerospaziale, è consulente scientifico della NASA, dell’ASI e dell’ESA. A lei dobbiamo tra le altre cose anche l’invenzione dello strumento SD2, un trapano con la punta di diamante spedito nel nucleo di una cometa per comprendere di che materia fosse fatta, nell’ambito della Missione Rosetta dell’Agenzia spaziale europea.
Intervistata tempo fa da Repubblica, Amalia Ercoli-Finzi ha insistito sull’importanza dell’ingegneria, soprattutto per le donne. Lei, che è stata la prima in Italia a diventare ingegnere aerospaziale, si rivolge ai genitori e alla società: non è mai troppo presto per sensibilizzare le bambine allo studio delle discipline scientifiche.
Fin da piccole, ben prima dell’iscrizione all’università. Già da ragazzine devono essere consapevoli che nessuna strada è loro preclusa. Per aiutarle bisogna eliminare gli stereotipi, perché le barriere sono soprattutto di tipo culturale, se non si iscrivono a facoltà scientifiche non dipende certo dalle loro capacità. Sarà banale, ma a una bambina va regalato un meccano insieme a una bambola, vanno aboliti tutti gli stereotipi di genere, si deve iniziare da lì.
Gli ostacoli, però, sono ancora moltissimi in un campo così fortemente maschile come il suo.
Tanti, la tecnologia è l’ultima roccaforte degli uomini, sono sospettosi nei confronti delle ragazze che vogliono passare la soglia. Bisogna educarli, far loro capire che ostacolando le donne ostacolano il cammino della scienza.
Sfogliate la gallery per ripercorrere la carriera di Amalia Ercoli-Finzi…
Amalia Ercoli-Finzi nasce a Gallarate il 20 aprile 1937. Fin da bambina mostra interesse per il funzionamento dei meccanismi, montando e rismontando oggetti. Dopo il liceo scientifico, i genitori vorrebbero per lei un futuro diverso, ma Amalia vuole seguire la sua strada. Come raccontato a Famiglia Cristiana, sceglie una facoltà che a quel tempo era vista come “maschile”.
I miei genitori avrebbero preferito che scegliessi Matematica come facoltà perché più adatta a una ragazza destinata a fare l’insegnante e la madre di famiglia. Ma allora l’indirizzo “di punta” era Aereonautica e così mi sono iscritta al Politecnico di Milano perché non esisteva ancora Aereospaziale.
Si laurea nel 1961 ed è ufficialmente la prima donna a diventare ingegnere aerospaziale in Italia. Proprio nel momento in cui avviene il primo volo nello spazio di Yuri Gagarin, inizia anche il suo viaggio professionale, tenendo il corso di meccanica aerospaziale al Politecnico di Milano e diventando in seguito direttrice del dipartimento. Da lì alla progettazione di strumenti è un passo: in particolare, il lavoro svolto sulle comete è stato importantissimo. Così ha spiegato a Research Italy:
Prima fu la volta di Giotto, una missione straordinaria dell’Agenzia Spaziale Europea con cui riuscimmo a passare vicino alla cometa di Halley a una velocità di 245.000 Km/h. Poi arrivò Rosetta, con cui volevamo affiancare una cometa alla sua stessa velocità: un obiettivo difficilissimo e che abbiamo perseguito con successo dopo uno straordinario viaggio durato più 10 anni con 6,5 miliardi di chilometri percorsi.
Collabora a diversi progetti di NASA e ASI, pubblica numerosissimi studi e diventa un’autorità mondiale nel suo campo. Il suo successo più grande è proprio quello legato al Progetto Rosetta, iniziato nel 2004 e terminato nel 2016.
Avevo la responsabilità scientifica delle celle solari del lander Philae ma soprattutto ero Principal Investigator dello strumento SD2, ideato con il compito di trapanare, raccogliere e analizzare campioni del suolo cometario. Un lavoro non semplice dato che il trapano doveva lavorare in un ambiente sconosciuto, in condizioni di temperatura estreme e a oltre 10 anni di distanza dalla sua costruzione. Il nostro lavoro ha portato alla realizzazione dello strumento SD2 da parte di Selex ES, oggi parte del gruppo Leonardo.
Dal matrimonio con Filiberto Finzi, matematico, nascono cinque figli, ma Amalia non si ferma e continua a lavorare.
Mia suocera è mancata presto e mia mamma pensava che una volta sposata e sistemata avrei dovuto badare io ai bambini. L’ho fatto con l’aiuto delle tate. Ne ho avute 34. Spesso scappavano perché i quattro maschi erano vivaci e la mia casa, molto accogliente, era sempre piena di ragazzini.
Oggi vive a Sotto il Monte, in provincia di Bergamo.
Lavoro e famiglia, per lei, sono sempre stati compatibili.
Ho sempre anteposto i figli al mio benessere e alle mie occupazioni. Ho imparato che bisogna esser loro vicino quando crescono. Tutti prima o poi attraversano il loro momento difficile per la salute, la scuola o l’innamoramento. La vicinanza non si misura però in ore dedicate ma in qualità.
Nel corso della sua vita, Amalia Ercoli-Finzi ha ricevuto tanti premi, tra cui la medaglia d’oro dell’Associazione Italiana di Aeronautica e Astronautica. Nel 2018 le è stato dedicato un asteroide, chiamato 24890 Amaliafinzi.
Per molte donne è un vezzo dire “Io non capisco niente”… Per me è una dichiarazione di stupidità. La matematica va spiegata bene e con esempi della vita di tutti i giorni. Tanti insegnanti non sono in grado. Mia madre, maestra elementare, diceva che il modo migliore per insegnare a fare i conti è utilizzare il denaro perché tutti vogliono imparare a fare la spesa.
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