Anita Caprioli e l'importanza di valorizzare la "diversità tra uomini e donne"
Anita Caprioli a favore delle differenze di genere: secondo l'attrice, bisogna lavorare però sugli stessi diritti per uomini e donne.
Anita Caprioli a favore delle differenze di genere: secondo l'attrice, bisogna lavorare però sugli stessi diritti per uomini e donne.
Donne e uomini sono diversi, ed è giusto che sia così. Ma devono avere gli stessi diritti. Parola di Anita Caprioli, attrice 46enne, che in un’intervista del 2018 sull’Huffington Post ha deciso di affrontare questa tematica, interrogata sul movimento Dissenso Comune, l’equivalente italiano dello statunitense Time’s Up contro le molestie e le violenze sessuali sul luogo di lavoro. Secondo l’attrice il movimento è infatti capace di coinvolgere uomini e donne per migliorare la condizione di tutti.
La diversità intrinseca fra uomini e donne – ha dichiarato l’attrice – è qualcosa di estremamente prezioso, che deve essere mantenuto.
Secondo Anita Caprioli, la questione relativa alla diversità tra uomini e donne viene spesso confusa con il bisogno di aspirare agli stessi diritti per entrambi i sessi. Non potremmo essere più d’accordo: aspirare alla parità di diritti non significa annullare le peculiarità dell’uno o dell’altro sesso – anzi, meglio, non significa annullare le peculiarità di ogni persona, di ogni essere umano. Analogamente si deve cercare di rifuggire l’abbandono dei vecchi stereotipi di genere per abbracciarne di nuovi – ad esempio con la mascolinizzazione della donna a tutti i costi. Ognuno ha un suo carattere e una sua personalità ed è giusto che siano valorizzate. L’attrice ha anche raccontato di come si sia sottoposte a una discriminazione continua, anche se si fanno grandi passi rispetto al passato.
Quando guardo mia figlia – ha continuato – penso che vorrei trasmetterle un desiderio di libertà. Sopra ogni cosa vorrei insegnarle cosa è la libertà e cosa l’indipendenza. Viviamo in una realtà in cui spesso il pensiero è condizionato, e vorrei che lei potesse crescere critica rispetto ai modelli proposti dalla società. Non possiamo né dobbiamo negare che le possibilità che ha il maschile sono molto più ampie rispetto a quelle femminili, sia dal punto di vista lavorativo che culturale.
Nata a Vercelli, classe 1973, Anita Caprioli segue un lungo iter di apprendimento prima di diventare attrice cinematografica. In particolare fa una lunga gavetta in teatro tra il 1988 e il 1997. Ancora oggi continua però a fare teatro. Uno dei suoi pregevoli ruoli è stato quello di Antigone.
Sono tantissimi i film di Anita Caprioli molto rappresentativi o celebri per varie ragioni. Dall’esordio con Tutti giù per terra di Davide Ferrario (1997) a Denti di Gabriele Salvatores (2000) fino a Vajont di Renzo Martinelli 2001. Ma è con Santa Maradona che interpreta il suo primo personaggio incredibilmente iconico – e una traccia sulla questione femminista.
Si tratta di un film di Marco Ponti del 2001. Qui Anita è Dolores, aspirante attrice della quale si invaghisce il personaggio di Stefano Accorsi. Emergono in questa pellicola e relativamente al personaggio di Caprioli una serie di tematiche relative al femminismo, ai rapporti di potere e quelli di coppia in questo film: nonostante la felicità tra Dolores e il suo ragazzo, lei va a letto con il regista per avere la parte, venendo poi maltrattata dal fidanzato che non riesce a perdonarla, ritenendola un cliché.
Tra gli altri titoli cinematografici della carriera di Anita Caprioli ci sono Ma che colpa abbiamo noi di Carlo Verdone (2003), Manuale d’amore di Giovanni Veronesi (2005), Si può fare di Giulio Manfredonia (2008), Immaturi di Paolo Genovese (2011), La kryptonite nella borsa di Ivan Cotroneo (2011) e Diva! di Francesco Patierno (2017). Ha preso anche parte a 3 cortometraggi.
In questo stesso periodo di riferimento lavora tantissimo anche in televisione. Tra i titoli più celebri interpretati Cime Tempestose, ispirato all’omonimo romanzo di Emily Bronte, Tutti pazzi per amore, Catturandi – Nel nome del padre.
Tra i suoi doppiaggi celebri quello per il videogioco Call of Duty e per il film 300.
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