Il 16 agosto del 2018 se ne andava Aretha Franklin, una delle stelle indiscusse della musica soul, gospel e R&B. Molti la ricordano in quella scena memorabile dei Blues Brothers in cui, interpretando la moglie di Matt “guitar” Maurphy canta, in ciabatte rosa, Think, uno dei suoi più grandi successi.

La voce potente, la grinta di Aretha l’hanno resa una vera “queen” nel panorama musicale di tutti i tempi e di tutto il mondo, tanto che pochi giorni dopo la morte, il 29 agosto, la camera ardente è stata allestita nel museo Charles H. Wright di Detroit, così che i fan, giunti da ogni angolo del pianeta, potessero celebrarla e darle l’ultimo saluto; anche i funerali, svoltisi nella chiesa pentecostale Greater Grace Temple a Detroit, hanno visto presenziare, oltre a una fiumana di gente giunta per omaggiarla, tantissimi personaggi del mondo dello spettacolo, dello sport e della politica, da Bill Clinton e sua moglie Hillary Clinton, a Stevie Wonder, Ariana Grande, Jesse Jackson.

Il successo planetario di Aretha e della sua musica è stato, dopo tutto, il riscatto per una vita che non le ha risparmiato sofferenze e difficoltà: diventata madre per la prima volta in età davvero precoce – a soli tredici anni – e poi di nuovo a quindici, la Franklin è anche figlia di una famiglia divisa e di una mamma, Barbara, cantante gospel che, quando lei ha solo sei anni, decide di andare via di casa.

Aretha, con le sorelle Carolyn ed Erma, resta col padre, un famoso predicatore battista che sceglie di trasferire la famiglia a Detroit, dove le tre figlie iniziano ad avvicinarsi al mondo della musica cantando nel coro della sua chiesa. Le due maternità premature, come detto, non riescono ad allontanarla da quella passione, che la giovane Aretha insegue con determinazione, tanto che a quattordici anni incide il suo primo disco, e poco dopo comincia a esibirsi nei Jazz Club di Detroit.

La svolta arriva nel 1960, con la  firma di un contratto con la Columbia Records, perché la sua voce, così calda e avvolgente, non può certamente passare inosservata.

Nel 1962 sposa Ted White, che sarà anche il suo manager. Il passaggio all’Atlantic Record le permette di mettere a frutto le proprie particolari doti vocali ed è infatti in quegli anni che viene ribattezzata La Regina del Soul. Sono anche gli anni della contestazione e Aretha si guadagna fama internazionale col brano Respect, che diventa uno degli inni del movimento femmista e per i diritti civili.

Ci sono poi gli anni di declino, nel decennio successivo, quando a spopolare è soprattutto la disco music incarnata da voci come quella di Diana Ross, ma anche il ritorno, prepotente, impetuoso, come del resto Aretha è sempre stata: c’è il ruolo nei Blues Brothers, come detto, ma anche duetti con George Benson, Eurythmics e George Michael che le permettono di tornare a scalare le classifiche mondiali.

Aretha canta alla cerimonia di insediamento del Presidente Obama, nel 2009, e annuncia per il 2011 l’uscita del nuovo album, A woman falling out of love, dichiarando contemporaneamente di aver sconfitto anche il tumore al pancreas che l’aveva colpita un anno prima. Purtroppo, proprio quel cancro sarà invece la causa della sua scomparsa, avvenuta sette anni più tardi, non prima però di aver lasciato al mondo il suo testamento ideale, proprio un quell’ultimo album, il cinquantaseiesimo in studio di una carriera immensa che l’ha consacrata a mito immortale della musica di ogni tempo.

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Aretha Franklin, la regina del soul che si fece seppellire con i tacchi rossi
Fonte: web
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