«Mi piace raccontare storie e trasmettere intimità attraverso semplici gesti e spogliarle di ogni maschera». Solo le parole di Luce Lapadula, fotografa italiana residente nel Regno Unito, che si occupa appunto di quest’arte per lavoro (conduce reportage per diverse riviste) ma anche attraverso suoi progetti fotografici personali.
E certo gli scatti di lavoro sono bellissimi e perfetti, ma è nei progetti personali che Luce si esprime al meglio, attraverso “quadri” di momenti quotidiani intimi.
Volti, colori, umanità, bellezza: Luce compone un ricco puzzle in cui emergono le vulnerabilità e la spontaneità dei suoi soggetti. Riesce a farlo con un escamotage interessante, che ci ha raccontato, grazie al quale mette a nudo la persona o le persone che sono oltre l’obiettivo, le rivela e produce con il fruitore un sentimento di empatia e immedesimazione.
Mi sono concentrata – ci ha detto Luce Lapadula – sulla gentilezza, vulnerabilità e spontaneità, con i miei progetti nell’ultimo anno, perché essi mostrano la vera bellezza di ogni individuo e non solo esteticamente ma come essenza. Miro a trasmettere la coscienza nella forma. Mi piace catturare i miei soggetti mentre stanno facendo qualcosa, qualsiasi cosa e chiedo loro di respirare mentre scatto perché il respiro porta consapevolezza ed essi diventano presenti. La respirazione cosciente ferma la mente e non ci sono aspettative di sorta né i soggetti cercheranno di essere qualcun altro, ma determineranno il vero sé.
Nella gallery che segue ci siamo concentrati sui ritratti, ma Luce realizza anche foto di paesaggi, che sono altrettanto interessanti. Se volete saperne di più, potete seguire l’artista sul suo profilo Instagram, dove riversa parte del suo lavoro e dei suoi progetti personali.
E con i miei paesaggi, mi piace mostrare ciò che i miei occhi vedono e ciò che incontro dentro, i risultati sono un misto di sogno e realtà, scene calde con la percezione dell’eternità.
Sfogliamo insieme la gallery per scoprire alcuni dei ritratti scattati in momenti quotidiani intimi da Luce Lapadula.
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