Benazir Bhutto, la donna uccisa per rimettere le altre "al loro posto"
La storia di Benazir Bhutto, due volte primo ministro in Pakistan, uccisa nel 2007 mentre si preparava a salire nuovamente al potere per cambiare davvero il suo paese
La storia di Benazir Bhutto, due volte primo ministro in Pakistan, uccisa nel 2007 mentre si preparava a salire nuovamente al potere per cambiare davvero il suo paese
“Quando le donne sono rispettate e considerate alla pari con gli uomini, si moltiplicano e migliorano le premesse sociali necessarie a far entrare una nazione nella comunità globale“. Così parlava Benazir Bhutto, due volte primo ministro del Pakistan, in un’intervista a La Repubblica del 2004. Tre anni più tardi, il 27 dicembre 2007, fu uccisa in un attentato, durante un comizio elettorale. Aveva solo 54 anni e sognava di tornare alla guida del suo paese, per provare a cambiarlo veramente.
Prima e unica donna a essere eletta come capo del governo in uno stato musulmano, Benazir Bhutto si era battuta soprattutto per i più poveri e per le donne. Per molti simbolo della democrazia occidentale, lottando per i diritti civili del suo popolo aveva attirato non pochi nemici. Coraggiosa e tenace in un sistema maschilista, aveva tentato di muoversi su un terreno politico molto pericoloso e fatto di compromessi. Con un solo obiettivo: trasformare il Pakistan, come raccontato nella stessa intervista per il quotidiano italiano.
L’attuale ideologia pachistana riguardante il ruolo dei sessi considera gli uomini come coloro che guadagnano il pane per la famiglia, mentre il mondo delle donne spesso è letteralmente confinato tra le pareti domestiche, dove sono madri e mogli. Le disuguaglianze tra i sessi sono indiscutibili prendendo atto delle statistiche: oggi vi sono soltanto 65 donne alfabetizzate ogni cento uomini. La tradizione ostacola l’accesso alla scuola media, secondaria e universitaria delle bambine, particolarmente nelle aree rurali. Il tessuto sociale pachistano sta sperimentando un cambiamento sostanziale: vi è una battaglia in corso per il futuro del Pakistan, paese che attualmente si trova davanti a un bivio e deve scegliere tra la strada delle riforme o la strada che riconduce al passato.”
Benazir Bhutto non ebbe il tempo di vedere la sua nazione cambiare. Fu eliminata da chi non sopportava l’idea di vedere una figura femminile al comando e con lei morì anche la speranza delle donne pakistane, che ancora oggi stanno cercando il loro posto in una società che sembra non vederle e non voler riconoscere i loro diritti. Forse una nuova speranza potrebbe arrivare dal Premio Nobel Malala Yousafzai, che nonostante la giovane età si batte da anni per l’istruzione delle bambine e sogna di diventare Premier in Pakistan, ispirandosi proprio a Benazir Bhutto.
Sfogliate la gallery per leggere tutta la storia di Benazir Bhutto…
Figlia primogenita del deposto Primo Ministro Zulfiqar Ali Bhutto e di Begum Nusrat Bhutto, Benazir Bhutto nacque a Karachi nel 1953. Suo nonno, sir Shah Nawaz Bhutto era stato una delle figure chiave del movimento indipendentista pakistano. Dopo gli studi in Pakistan, nel 1973 Benazir ottenne la laurea in scienze politiche presso l’università statunitense di Harvard, poi si trasferì a Oxford per continuare a studiare presso il St. Catherine’s College. Tornata in Pakistan dopo gli studi universitari, visse in prima persona gli eventi legati alla deposizione e all’esecuzione di suo padre per volere del generale Muhammad Zia-ul-Haq e fu costretta agli arresti domiciliari.
Nel 1984 Benazir Bhutto ottenne il permesso di tornare nel Regno Unito e divenne leader in esilio del Partito Popolare Pakistano (PPP), già presieduto dal padre. Suo fratello minore Shahanawaz Bhutto morì avvelenato a Cannes nel 1996 e l’altro fratello Murtaza Bhutto fu ucciso dalla polizia a Karachi in circostanze poco chiare. Il 16 novembre il PPP ottenne la maggioranza relativa all’Assemblea Nazionale e Benazir entrò in carica come Primo Ministro il 2 dicembre, diventando così all’età di trentacinque anni la persona più giovane e anche la prima donna a ricoprire l’incarico in un paese musulmano contemporaneo. Fu destituita nel 1990 dall’allora presidente della Repubblica dietro accuse di corruzione, da lei sempre respinte.
Nel 1993 la Bhutto tornò a capo del governo, ma venne nuovamente accusata di corruzione. A finire nel mirino fu soprattutto il marito, Asif Ali Zardari, che venne però scagionato dall’accusa di riciclaggio da parte del Tribunale Svizzero. Le accuse di corruzione condussero a una seconda destituzione della Bhutto nel 1996, che per legge non poté più ricandidarsi fino alla modifica della costituzione, nel 2002.
Dopo otto anni in esilio volontario tra Dubai e Londra, il 18 ottobre 2007 la Bhutto tornò in patria per prepararsi alle elezioni nazionali del 2008, ma il suo arrivo coincise con un attentato a Karachi che causò 138 vittime e centinaia di feriti.
Benazir Bhutto dichiarò di essere certa che l’attentato fosse avvenuto per mano di un gruppo di matrice talebana e sicuramente anche di un gruppo di seguaci dell’ex dittatore Muhammad Zia-ul-Haq, autore del golpe contro il governo di suo padre.
Subito dopo l’attentato, Benazir Bhutto fu costretta agli arresti domiciliari, che furono revocati solo grazie alle pressioni statunitensi. L’occidente vedeva il lei la speranza di un cambiamento, in opposizione alle pressioni e alle violenze dei talebani e degli integralisti.
“Se il popolo pachistano mi rifarà l’onore di concedermi l’opportunità di governare, intendo mettere in pratica tutto ciò che predico, intendo far sì che le mie azioni corrispondano alle mie parole, trasformare il Pakistan in un modello positivo per il miliardo di musulmani sparsi nel mondo, per il nostro futuro nel nuovo millennio”, raccontò Benazir Bhutto nel 2007 in un’intervista a La Repubblica.
Nel mio Paese da sessant’anni si alternano dittatura militare e democrazia e il futuro è strangolato dall’oppressione politica e dalla stagnazione economica. Da circa dieci anni siamo governati da una dittatura militare, da almeno cinque siamo minacciati da un movimento terroristico internazionale che malauguratamente pare aver scelto come proprio epicentro le aree tribali del Pakistan. Questi non sono tempi ordinari, ma tempi che esigono di ricorrere a soluzioni fuori dall’ordinario.
Benazir Bhutto è morta il 27 dicembre 2007 in un attacco suicida al termine di un comizio elettorale a Rawalpindi, non molto lontano dalla capitale Islamabad. Mentre salutava la folla dal tettuccio della sua auto blindata, un poliziotto le sparò con la pistola e qualche istante dopo un attentatore si fece esplodere accanto. L’esplosione uccise almeno 20 persone e provocò decine di feriti. Trasportata in ospedale, la leader pakistana morì poco dopo a causa della gravità delle ferite riportate.
Cosa ne pensi?